Istanbul: un melting pot millenario

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Posizionata a metà tra Europa ed Asia si erge Istanbul, questa città affascinante e multiforme, il crocevia tra Oriente ed Occidente che da millenni si ritrova intersecato tra le trame economiche, religiose e culturali di due continenti.

Questa città senza tempo è stata testimone della caduta di tre imperi, prima romano, poi bizantino ed infine ottomano, cambiando faccia, nome, e religione arrivando al giorno d’oggi come roboante simbolo di cosmopolitismo.

Da sempre crogiolo di tradizioni e culture Istanbul mescola le influenze di passato e presente, di oriente ed occidente, unendo sotto un unico tetto turchi, greci, armeni, arabi ed ebrei. Ciò lo si può notare nella sua cucina ricca di spezie e nella sua musica, come anche nella sua architettura simbiotica che unisce l’epoca di dominazione genovese con la Torre di Galata, cristiana con la Basilica di Santa Sofia (ora moschea) e musulmana con la Moschea Blu.

Come in antichità tuttora gioca un ruolo d’importanza strategica nel panorama geopolitico odierno come hub finanziario, scalo portuale ed aeroportuale delle più importanti rotte commerciali mondiali. Erdogan nella sua politica via via più autoritaria ha sempre dato un occhio di riguardo allo stretto del Bosforo come ingente fonte di guadagno e dall’inizio della sua entrata in politica si è sempre assicurato un aumento esponenziale delle infrastrutture e dei servizi in tale area spesso appoggiandosi a partner come la Cina, anche se a discapito spesso della sua stessa popolazione che si trova frammentata tra bidonvilles e palazzi di lusso.

Il turco medio ad Istanbul è una persona pressocché filo-europeista e distaccata dal pensiero unico anatolico più islamista e conservatore, ciò non toglie però la dualità di filosofie presenti. Lo si è visto alle ultime elezioni qualche mese fa, si brama cambiamento, si brama democrazia, ma la tradizione è dura a morire e l’islam, ritenuto secolarizzato, è ormai tornato ad imperare. Erdogan nella sua forte ambizione si è sempre visto come un insegnante illuminato in grado di mostrare la retta via repubblicana ai paesi del vicino medioriente e fornire una guida su come la religione possa essere usata politicamente senza essere travisata come nel caso iraniano, ma sarà davvero l’esempio da seguire per le emergenti repubbliche islamiche?

Con un’economia pressocchè spezzata ed avvilita la Turchia ha tentato più volte di porre freno all’inflazione senza molto successo ed ora per le vie di Istanbul c’è chi a malapena può permettersi del simit, del pane di strada con del sesamo sopra.

Nonostante questa forte recessione la bellezza turca è innegabile, la storia, la cultura e la gastronomia unica ne fanno meta turistica tra le prime al mondo dopo l’Italia per numero di viaggiatori, Istanbul in primis con la sua vibrante atmosfera attira e sussurra il sogno mediorientale nelle orecchie di molti.

E questa stessa atmosfera gioiosa che si può assaporare nei labirinti intricati di strade coperte e fiancheggiate da negozi del Grand Bazaar tra un kebab e dello spiritoso raki la si può notare a livello internazionale. Mai di parte la Turchia tiene bene a mente come far soldi appoggiandosi un pò all’Europa, un pò alla Russia ed un pò alla Cina. Gli idrocarburi russi e gli accordi energetici con Mosca ormai da anni fruttano, e la situazione siriana ben descrive questa ambivalenza di interessi con questo attore in gioco. Il desiderio energetico è ben chiaro anche dalla violazione della sovranità cipriota con il piano Mavi Vatan (“Mare Blu”) che ormai ha negato le acque territoriali a questa isoletta europea. Anche la Cina è un ottimo investitore in questo paese che da anni si riconferma perfetto partner commerciale nel settore della fast fashion e delle tecnologie a basso costo.

Con scontri interni e problematiche migratorie la Turchia difficilmente potrà ambire al sogno europeo, ritrovandosi così in una situazione complessa e mutevole e così schiacciata nel bel mezzo delle sue stesse peculiarità la Turchia, Istanbul, e la sue variegate etnicità si domandano quale possa essere il passo meglio ragionato per un futuro prospero per un islam a tratti secolarizzato.

In conclusione questa dimora senza tempo piena di contrasti si propone come una città geograficamente in grado di giocare un ruolo chiave nell’egemonia territoriale ed il commercio a livello globale, ma con ancora molto con cui scendere a patti per non rischiare il completo declino.