Il mutante

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Cover image: Jacopo Scassellati, L’istante eterno, olio su tela, 30×60, 2022

Automi instabili, privi di equilibrio, gli uomini, quando s’incamminano, devono compiere il secondo passo per assestare il primo che li ha fatti sbandare, attenti a correggere il tiro del passo precedente per non rischiare ogni volta di cadere; inoltre, posseggono un’altra specificità, non riescono a mantenere, oltre all’equilibrio, la propria forma, che muta in uno stagionale trapassare – bambino, giovinezza, maturità, vecchio sono parole che vengono usate per descrivere tale imperfezione e tacere la verità, l’incapacità di conservare la propria forma e di tenersela stretta per tutta la vita.

È loro specifica prerogativa non riuscire a mantenere quel che li coinvolge nella quotidianità, le cui vicende sono ben presto cancellate: finiscono nel passato, modo di chiamare la direzione verso cui si prodigano per recuperare, tramite la memoria, quei pezzi di reale smarriti che li hanno suggestionati, ma non sono riusciti a tenere presso di loro. Che cosa fugge via da loro? Tutto: il sembiante, il pensiero, il gesto.

Apparentemente, si potrebbe paragonare gli uomini a porte spalancate che cercano di accogliere ogni elemento circostante; è invece vero il contrario: l’acqua che bevono, l’aria che respirano, il cibo che mangiano, dopo un po’, come fossero trasportati da difettosi conduttori, si trasformano, rielaborati ed arricchiti di elementi – pensieri, immagini, indistinte memorie – sicché l’acqua diventa memoria, l’aria pensante, il defecato contiene batteri in funzione di nuove vite.

Jacopo Scassellati, L’ultimo pensatore, olio su tela, 30×60, 2022

Creature dell’aria, gli umani intuiscono e generano idee, fantasie, immaginazioni, fenomeni senza forma né sostanza, materializzati in invenzioni, oggetti, macchine, congegni.

Gli individui non trattengono nulla presso di loro, è una causa comune perdere, smarrire, tradire quel che gli appartiene, che gli è proprio, privati di una loro essenza, effetti di un comportamento collettivo.

Come definirne il gruppo: sciame, mandria, stormo? No, gli uomini si organizzano in società, culture, civiltà: parole che indicano non tanto una configurazione formale, quanto un passaggio, un momento storico, il trascorrere di un insieme polimorfo in un tempo ben definito, storico; i mutamenti omologhi, isotropi, fondano corsi e ricorsi, fenomeni diversi ma complementari che si sostanziano in passaggi epocali, in trasformazioni collettive, spesso inspiegabili. Gli uomini, nel tentativo sempre disatteso di tornare ad essere così com’erano, stanno insieme per commemorare loro stessi, per rammemorare la loro storia.

Sergio Padovani, La cupa gioia o Pala dei Peccatori, olio bitume e resina su tavola a pala d’altare, 100×120, 2021

Si strappano il cuore, si vendono l’anima, si voltano indietro per recuperare quel che hanno perduto, si mascherano, si sfigurano, si abbandonano: tutte locuzioni che rivelano una disperata impotenza nascosta dietro l’esaltazione di conquiste, scoperte, invenzioni.

D’altronde, la creazione di un essere, il robot, che reca le sembianze dell’uomo e le conserva, non riproduce forse le metalliche forme di un essere sfigurato, d’un uomo senza più la memoria di quel che era?

La strana creatura che nei film horror viene definita “mutante” adombra l’uomo stesso, il vero mutante per eccellenza del mondo animale, metamorfotica incarnazione del camaleonte dell’aria, dell’acqua, del sé, che solo rammemora i propri mutamenti. 

Sergio Padovani, Stelle aperte, olio bitume resina su tela, 1165×750, 2021