Cosa si intende per spettacolarizzazione del calcio?

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Gli anni passano davvero per tutti, anche per l’amato pallone, che nell’ultimo decennio ha decisamente cambiato fisionomia. I nuovi tratti somatici di cui oggi è portatore ci raccontano di uno sport che si sta trasformando sempre più in un business a 360° e soprattutto in puro spettacolo. In un business perché, come è ormai risaputo, chi compra una società di calcio lo fa prima di tutto per guadagnarci qualcosa; i trofei da vincere sul campo contano sì ma solo fino a un certo punto e in un secondo momento. I tifosi interisti ricorderanno sicuramente come l’ex presidente Thohir vendendo la Beneamata abbia di fatto conseguito un ritorno economico importante lasciando però la gloria sportiva ad altri. Di questi esempi ce ne sarebbero tantissimi da fare, ma in questa sede più che parlare di business ci interessa parlare di spettacolo, o, meglio, della spettacolarizzazione del calcio.

Quando la domenica era sacra

Il calcio di questi ultimi anni è molto diverso rispetto a quello degli anni ’90. In quell’epoca così lontana, la domenica per i tifosi era da considerarsi sacra, perché era il giorno della settimana dedicato al culto del pallone. In Italia il campionato si giocava tra 18 squadre quasi in contemporanea proprio in quel momento, e le coppe europee non erano certo impegnative e dense di appuntamenti come lo sono ora. Insomma, un tempo questa disciplina era interessante perché la si assumeva a piccole dosi. Oggi tutto è cambiato, non solo perché viene assunta a dosi quasi quotidiane ma anche perché assomiglia a un programma di intrattenimento di lunga durata. Questo perché tra cerimonie ufficiali (si vedano Europei, Olimpiadi e Mondiali), prepartita, postpartita, e commenti tecnici vari il tempo effettivo dedicato al pallone è solamente di 90 minuti. Tutto ciò che gli sta intorno dura invece molto di più, e ha come unico scopo quello di esaltarlo; certe volte ci riesce, altre volte ne fa una caricatura. Questo accade soprattutto quando si spinge troppo sulla narrazione calcistica.  

Gaming e calendario spezzatino

La spettacolarizzazione del calcio è legata al gaming di nuova generazione, che grazie ai suoi prodotti ludici sa come esaltare quello che in Italia può definirsi a pieno titolo lo sport di squadra più apprezzato in assoluto. Grazie a video introduttivi curati nei minimi dettagli, indispensabili per narrare il match che i player andranno a disputare, e grazie a commenti tecnici a dir poco creativi, come quello di Martin Tyler che scalda i cuori dei tifosi con quel suo “’Agüerooooooo” e che non può passare inosservato, il calcio non è più solamente uno sport quanto uno “show a 5 stelle”, a cui tutti possono partecipare utilizzando un joypad. La spettacolarizzazione del calcio però non passa solamente attraverso il “virtuale” ma anche e soprattutto attraverso il reale. In particolare nel caso dell’Italia l’aver aumentato il numero delle partecipanti alla Serie A da 18 a 20 e aver realizzato il cosiddetto calendario spezzatino, oggi divenuto anche asimmetrico, ha dato maggiore imprevedibilità a un campionato in cui può succedere di tutto. Per fare un esempio, nel caso delle formazioni più blasonate, esse si trovano davanti a filotti di partite diverse tra andata e ritorno, che complicano loro i piani precedentemente fatti, soprattutto se in settimana sono chiamate a giocare le coppe europee. E questo comporta partite sempre meno scontate e allo stesso tempo pronostici delle partite di calcio aperti a qualsiasi risultato. Si pensi ad esempio al Napoli, che è riuscito a perdere per 3 a 2 contro l’Empoli dopo aver precedentemente vinto per 3 a 1 contro l’Atalanta. Il suo non è certamente un caso isolato: il Milan, devastante contro l’Inter e molto convincente contro la Juventus, è stato in grado di pareggiare con il Bologna e con il Torino, e nessuno se lo sarebbe mai aspettato! E il merito in buona parte va attribuito ai nuovi calendari che trasformano il calcio in uno sport ancora più imperdibile rispetto a come era nel recente passato.

Polemiche a non finire!

L’ex semplice calcio oltre a essere diventato uno show a 5 stelle assomiglia anche a un talk-show dove la polemica la fa da padrona. Durante tutta la settimana non si fa altro che parlare dell’uso distorto del VAR. I tifosi-spettatori davanti a questo “bombardamento mediatico comunque spettacolare” non reagiscono tutti allo stesso modo: per alcuni è fondamentale sapere il perché di quell’arbitraggio così sfavorevole, per altri, invece, è necessario qualche giorno di riposo prima di ricominciare a parlare di pallone. L’uso (strumentale) della polemica in teoria dovrebbe trovare tutti d’accordo, perché serve solamente a dare quel po’ di pepe in più a questo sport di squadra, invece così non è, perché più che un uso ormai se ne fa un abuso.  

Calciomercato: un sogno a occhi aperti

Anche di calciomercato se ne parla tutta la settimana, soprattutto quando le compravendite non sono all’ordine del giorno. Questo perché si vuole far sognare a occhi aperti e in ogni occasione il tifoso, che spera che la propria squadra possa presto rinforzarsi. Quando una giornata di campionato non è stata esaltante oppure ha avuto poco da dire, ecco ripresentarsi il calciomercato, che sarà il tema centrale ripreso da giornali e blog tematici a partire dal prossimo giugno fino ad agosto inoltrato, quando il calcio giocato si prenderà una vacanza. Non come quello narrato che da anni non si riposa, e non si riposerà mai, perché il calcio ormai è uno spettacolo che deve sempre andare in scena. Come sono lontani i tempi in cui era la radiolina l’unico mezzo a disposizione in grado di mettere in collegamento l’appassionato con i suoi eroi preferiti, che tra colpi di tacco e parabole imprendibili direttamente all’incrocio dei pali sapevano come renderlo felice. Poi è arrivata la televisione, che ha svelato tutti i segreti del pallone, e oggi ci sono i videogiochi, che puntano a regalare emozioni forti ai player che non possono fare a meno di impersonare campioni del calibro di Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. Osservarli alla distanza ormai non basta più.