L’apocalisse possibile: quali conseguenze avrebbe una guerra nucleare?

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È una domanda che in modo ricorrente il mondo ripete a farsi più o meno dalla fine della seconda guerra mondiale: le bombe atomiche sganciate a Hiroshima e Nagasaki nel 1945 hanno dato chiara evidenza delle gravi conseguenze dell’uso di ordigni nucleari all’interno di un qualsiasi conflitto armato, e questa consapevolezza generale ha dato vita alla guerra fredda tra Stati Uniti e Russia. Una guerra basata proprio sul concetto di deterrenza nucleare, ossia sulla coscienza che se una delle due parti desse il via all’uso di bombe atomiche, la potenza dei due arsenali è tale che la risposta automatica metterebbe seriamente a rischio l’esistenza dell’umanità sul pianeta Terra.

Da allora in realtà la minaccia atomica non è mai smessa di esistere. Sebbene siano passati anni di tentativi di disarmo nucleare (che hanno sì ridotto la dotazione nucleare delle nazioni al mondo, ma non l’hanno eliminata), e sebbene le tensioni tra Stati Uniti e Russia si sono andate gradualmente placando (almeno fino a qualche tempo fa), i momenti in cui il rischio di uso di armi nucleari era concreto non sono mancati. Solo in tempi recenti abbiamo le dimostrazioni di potenza della Corea del Nord degli anni passati, e la guerra tra India e Pakistan che da tempo fa aleggiare tale minaccia. E visto che di guerre nel mondo ne abbiamo sempre parecchie attive in ogni momento, tocca chiederci in che modo l’uso di bombe nucleari in larga scala potrebbe cambiare il mondo in cui viviamo.

Quindi la domanda è: cosa davvero rischia l’umanità in caso di guerra nucleare?

Ci sono stati diversi studi sull’argomento negli ultimi tempi. La maggior parte sono ben sintetizzati da questo articolo Wikipedia, accanto al quale fa bella figura questo articolo di Vox di qualche anno fa. Il lancio di missili nucleari avrebbe effetti locali e effetti globali, e sono tanto più gravi quanto alto è il numero di bombe sganciate.

Effetti locali

La tecnologia nucleare è notevolmente progredita dai tempi di Hiroshima e Nagasaki, quindi è ovvio immaginare che gli effetti di una bomba nucleare oggi sarebbero ben peggiori di quelli di allora. L’uso di una bomba atomica di dimensioni medio-grandi creerebbe un’esplosione con effetti immediati in un’area del diametro di 15-30 chilometri. Nell’area più prossima al fungo atomico che si genererebbe, la mortalità immediata sarebbe del 90%. L’impatto sarebbe tale che gli edifici crollerebbero anche se posti a una decina di chilometri dalla collisione, mentre per altri dieci chilometri almeno ci sarebbero feriti dovuti a vetri infranti e altri effetti secondari.

Questo solo per quanto riguarda gli effetti dell’esplosione. A questi si aggiungono gli effetti della radioattività, che possono portare alla morte sia nel giro di poche ore (per radioattività alta) che in alcune settimane (con radioattività più bassa). E ovviamente l’intera area sarebbe contaminata, impedendo la crescita di vegetazione commestibile e causando danni economici enormi.

Si stima che se una bomba atomica di medie dimensioni fosse sganciata in un’area densamente popolata, come ad esempio Washington oggi, causerebbe la morte immediata di oltre 200mila persone. Più di quando abbiamo fatto insieme le bombe di Hiroshima e Nagasaki.

Effetti globali

La preoccupazione legata all’uso di ordigni nucleari è che causerebbe una risposta, e potrebbe dar vita all’esplosione di molteplici ordigni a distanza di poco tempo. Gli effetti di ciò sarebbero enormi non solo per l’area geografica coinvolta, ma per il mondo intero. In particolare, il rischio più grande è quello legato al cosiddetto “inverno nucleare” (o “autunno nucleare” se se ne considera la versione intermedia). Si stima che l’uso anche di solo 50 bombe nucleari tra India e Pakistan darebbe vita a un autunno nucleare che ucciderebbe il 30% della popolazione mondiale negli anni a venire, mentre se Russia e Stati Uniti iniziassero una guerra nucleare e sganciassero 2000 bombe, l’inverno nucleare che ne deriverebbe distruggerebbe la quasi totalità dell’umanità. In entrambi i casi, il mondo come lo conosceremmo cesserebbe di esistere.

Cos’è l’inverno nucleare? È un insieme di conseguenze climatiche dirette dovute al fumo radioattivo generato dall’esplosione delle bombe atomiche. Questo fumo, in quantitativi ingenti, raggiungerebbe la stratosfera, bloccherebbe i raggi solari per anni e allo stesso tempo distruggerebbe lo strato di ozono che protegge la terra. Il blocco dei raggi solari causerebbe un abbassamento delle temperature di 10-13 gradi Celsius e una riduzione delle precipitazioni di un buon 50%. I due eventi combinati ucciderebbero quasi l’intera umanità, per via del clima avverso e delle carestie dovute alla mancanza di viveri e acqua. Inoltre, anche dopo che la nube di fumo si dissolverà, l’assenza di ozono impedirebbe alla maggior parte degli abitanti del mondo occidentale di stare all’aria aperta, senza il rischio di ustioni immediate. Insomma, se anche sopravvivessimo, avremmo di fronte un mondo lontano dal poter essere vissuto con gioia.

Quanta probabilità c’è che arrivi un’apocalisse nucleare?

Sebbene molti indicatori ci dicono che non siamo mai stati così vicini a una guerra nucleare come negli ultimi anni, è saggio ridimensionare i rischi oggettivi. Tutte le nazioni in possesso di armi nucleari sono perfettamente consapevoli dei rischi che si corrono, e anche le conseguenze economiche sarebbero insostenibili per chiunque. E a ciò va aggiunto che lo scenario dell’inverno nucleare descritto sopra è il più pessimistico in assoluto, e non tutta la comunità scientifica è d’accordo su quel tipo di previsioni.

Alcuni scienziati hanno provato a dare dei numeri, e ritengono che la probabilità che l’umanità si estingua per una guerra nucleare entro fine del secolo è inferiore all’1%. Mentre stimano intorno al 30% che un milione di persone potrebbe morire in questo secolo a causa dell’uso di bombe atomiche.

I media spesso insistono con particolare veemenza sui messaggi e le notizie che incutono paura, perché generano un’attenzione mediamente più alta delle notizie rassicuranti. Tocca dunque a noi filtrare le informazioni che ci arrivano, consapevoli che quelle che diffondono incertezza sono più ingombranti e preoccupanti di quelle neutre. Sì, il rischio di guerra nucleare non è zero finché le armi nucleari esisteranno. Ma quando valutiamo gli scenari pessimistici, dobbiamo essere in grado di controbilanciare la naturale propensione della mente umana a preoccuparsi in anticipo di eventi che hanno una probabilità di verificarsi relativamente bassa.