A come Andromeda: una serie dai molteplici spunti di riflessione

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A come Andromeda è il titolo di una miniserie televisiva di fantascienza andata in onda su RAIUNO nel 1972, diretta da Vittorio Cottafavi, remake italiano dello sceneggiato A for Andromeda, prodotta dalla BBC inglese circa dieci anni prima.

Lo spettacolo, in cinque puntate, si basò sulla sceneggiatura dei noti autori Fred Hoyle e John Elliot e sul riadattamento dello scrittore italiano Inisero Cremaschi.

La possibilità di rivedere  spettacoli datati su Raiplay rappresenta una significativa evoluzione del costume sociale, infrangendo le barriere effimere dello spazio e del tempo e consentendoci di elaborare riflessioni e valutazioni, con la conseguenza di speculare paragoni tra la conoscenza scientifica dell’epoca e quella del mondo di oggi.   

La vicenda si svolge in un futuro imprecisato (il titolo di testa di ogni puntata precisa a tale proposito “questa storia si svolge in Inghilterra l’anno prossimo”), rendendo acronico il messaggio generale della serie. La trama, che non svelerò nei dettagli, per non togliere il gusto di un’eventuale visione, intreccia elementi fantascientifici ad altri di carattere politico e militare, abbondando di riferimenti che, figli del proprio tempo, evidenziano la suddivisione del globo terrestre in due blocchi durante la Guerra Fredda. Il fulcro della mini-serie verte intorno ad un possibile primo contatto con un’intelligenza aliena, uno dei temi che da sempre ha suscitato più intenso interesse nell’immaginario collettivo.

In una località di fantasia dello Yorkshire, denominata Bouldershaw Fell (da non confondere con l’omonima località realmente esistente nella Cumbria), viene inaugurato il telescopio più grande e potente del mondo, capace di captare un segnale proveniente dalla galassia di Andromeda. Il messaggio sembra essere strutturato sul sistema binario. Gli scienziati addetti alla decifrazione del segnale arrivano alla conclusione che si possa trattare di un tentativo di contatto inviato da un’evolutissima civiltà extraterrestre.

Procedendo nell’analisi dei segnali provenienti dalla lontanissima galassia, tra contrasti spionistici e stati d’animo concitati, i protagonisti si accorgono che il messaggio trasmesso dalla presunta civiltà aliena contiene alcuni scopi ben precisi, indicando elementi biologici e fisiologici per la riproduzione della vita. In un crescendo di emozioni legate a vari esperimenti, seguendo le istruzioni del calcolatore, gli scienziati arrivano a riprodurre una creatura dall’aspetto umano, la cui essenza è, però, indissolubilmente legata a quella della stessa macchina, da cui riceve ordini e disposizioni.

Lo sceneggiato, trasmesso per la prima volta in cinque puntate nei mesi di gennaio e di febbraio del 1972, ottenne un grande successo di pubblico, sfiorando i 17 milioni di telespettatori, per una tematica che in quell’epoca appariva innovativa ed all’avanguardia. Anche nel Regno Unito A for Andromeda nel 1961 era stato un grande successo, al punto che l’anno seguente fu prodotto il sequel, The Andromeda Breaktrough che, tuttavia, non ottenne lo stesso seguito di pubblico della prima serie.

Nel cast figurarono alcuni nomi famosi del teatro e del cinema italiano di quel periodo, come Paola Pitagora, Luigi Vannucchi, Tino Carraro  e Franco Volpi. Nel ruolo della “creatura aliena” era stata inizialmente scelta l’intramontabile cantante italiana Patty Pravo (Nicoletta Strombelli), per il suo aspetto algido ed elegante.

La famosa interprete, tuttavia, abbandonò il set in Sardegna durante le riprese, motivando in seguito la rinuncia con apposita certificazione medica. Al suo posto fu scelta Nicoletta Rizzi e fu necessario girare di nuovo alcune scene.

La serie “A come Andromeda” offre molteplici spunti di riflessione, a cominciare dalla denominazione di chiara origine mitologica. Nel mito ellenico, Andromeda era una principessa, figlia dei sovrani d’Etiopia, Cefeo e Cassiopea. Ed è proprio alla madre che è legata la triste vicenda della sfortunata principessa. Cassiopea, infatti, si vantò di essere la più bella tra le ninfe Nereidi e, per questo motivo, Poseidone, il dio del mare, decise di darle una lezione, mandando un tremendo mostro a fare razzie sulle coste etiopiche. Il re Cefeo, non sapendo come domare l’ira del dio, si rivolse al saggio Oracolo di Ammone che gli consigliò di sacrificare la sua figlia vergine, appunto Andromeda. La povera principessa fu incatenata ad una costa rocciosa a causa delle colpe della madre che, guardando dalla riva la ragazza terrificata, fu presa da un grande rimorso. Il solito grande Ovidio nelle Metamorfosi ci racconta dell’arrivo dell’eroe Perseo che da poco aveva decapitato la Gorgone Medusa.

Il giovane dapprima scambiò Andromeda per una statua di marmo, accorgendosi della sue fattezze umane, solo quando il vento le scompigliò i capelli. Perseo cominciò a parlarle, ma la ragazza, profondamente timida, a differenza della superba madre, non gli rispondeva. Alla fine, interrogata dall’eroe sui motivi della sua orrenda condizione, Andromeda gli raccontò la sua storia, ma arrestò la narrazione, alla vista del tremendo mostro che le si stava avvicinando. L’eroe non fu intimorito da quella visione: chiese ai genitori di prendere in sposa la fanciulla ed uccise l’orribile mostro con la sua micidiale spada. L’unione fu molto prolifica, generando ben sei figli.

Secondo una leggenda, l’episodio della liberazione di Andromeda si sarebbe verificato a Ioppe, l’odierna Giaffe e lo storico ebraico Flavio Giuseppe, nel libro terzo della “Guerra Giudaica” riferisce che nella sua epoca erano ancora visibili le catene dove la fanciulla era stata legata. Può darsi che il mito sia nato in un periodo in cui ancora si praticavano turpi sacrifici umani in onore delle divinità, magari interrotto all’ultimo momento o per ripensamento dei governanti o per un provvidenziale intervento esterno. E’ giusto sottolineare che, in una delle scene della serie (non rivelo quale, né in quale fase interviene), viene evidenziato un contesto simile a quello del racconto ellenico: una rupe ed il mare tumultuoso.

Il racconto di Andromeda ha avuto un’influenza culturale così vasta da raggiungere perfino lo spazio siderale. Nella suddivisione astronomica si individuano, infatti, le costellazioni di Andromeda, di Perseo, di Cassiopea e di Cefo, nonché quella della “Balena”, con chiaro riferimento al mostro marino, che si stava per avventare contro la principessa. Più in particolare, la costellazione di Andromeda è collocata nell’emisfero nord galattico, non lontano da Pegaso. Tale costellazione presenta la forma di una A allungata, per la verità alquanto deformata, entro la quale si estende la galassia di “Andromeda”, la regione dello spazio da cui sarebbe partito il segnale captato dall’avveniristico telescopio, inserito nella serie televisiva. Il sistema di Andromeda è ben visibile dall’emisfero boreale, soprattutto nel periodo dell’anno tra settembre e gennaio.

La galassia di Andromeda, in particolare, chiamata anche con la nomenclatura precedente di “Grande nebulosa di Andromeda”, coma accade nella miniserie televisiva, è una galassia a spirale gigante che dista più di 2,5 milioni di anni luce dalla Terra. Ciò comporta che un eventuale segnale inviato da una civiltà aliena, insediata in quella regione dello spazio, potrebbe essere captato sul nostro pianeta dopo un lasso di tempo interminabile rispetto al momento dell’invio, con la probabile scomparsa di quella determinata civiltà. Secondo alcuni studi condotti a partire daglli anni Duemila e, pertanto, non disponibili negli anni in cui furono girate le scene di A come Andromeda, la galassia comprenderebbe circa un bilione di stelle, ossia mille miliardi di sistemi più o meno simili a quello solare. Come risulta di immediata evidenza, si tratta di una galassia ben più complessa della Via Lattea, nella quale si contano all’incirca tra i 200 ed i 400 miliardi di stelle, un numero, comunque, indefinibile e del tutto approssimativo. Al di là del numero di stelle presenti, alcuni astronomi ritengono che la galassia di Andromeda e la Via Lattea abbiano una massa più o meno simile, ma che la Via Lattea contenga un volume più considerevole di energia oscura. Si pensa che in un futuro molto lontano, fra circa 5 miliardi anni, la galassia di Andromeda possa entrare in collissione con la Via Lattea e che da questa inedita unione possa avere origine una nuova gigantesca galassia, da alcuni già fantasiosamente denominata “Lattomeda”. Abbiamo poco da preoccuparci: fra 5 miliardi di anni è improbabile che la specie umana non si sia ancora estinta, anche perchè in quel futuro così lontano il nostro sole si starà già consumando, rendendo inospitale ed inadatto alla vita il nostro pianeta.

Chiediamoci ora come sia possibile rcevere segnali da luoghi remoti dell’universo ed in che modo gli scienziati si siano ingegnati a riceverli. Ci sono numerose teorie sul perchè ancora non siamo riusciti a stabilire contatti con civiltà aliene, a cominciare dal fattore legato all’enorme distanza siderale, ai limiti dello sviluppo della tecnologia umana, per non parlare delle più svariate teorie cospirazioniste, molto spesso frutto di assurde fantasie. Nello stesso tempo, si scoprono continuamente nuovi pianeti con caratteristiche che consentano le condizioni per la proliferazione delle forme di vita, almeno nell’accezione da noi ritenuta tale. Negli ultimi decenni, un certo numero di astronomi si è concentrato sulla ricezione, trasmissione e catalogazione di segnali radio, televisivi ed emessi dai radar. Gli scienziati dell’Institute for Extraterrestrial Intelligence Search (SETI) hanno utilizzato sofisticati radiotelescopi per cercare di captare segnali provenienti da civiltà aliene, realizzando in qualche modo quanto illustrato nello sceneggiato di cui ci stiamo occupando. Le ultime applicazioni scientifiche hanno consentito lo sviluppo di tecnologie fotoniche, con potenti lunghezze d’onda ottiche ed infrarosse capaci di ampliare il raggio di rilevamento degli eventuali segnali. Il problema fondamentale è quello di evitare un sistema di comunicazione che gli esperti del settore definiscono “cieco”, cioè non in grado di rconoscere messaggi esterni, né in grado di essere riconoscibile da sistemi diversi dalla nostra concezione umana. Pertanto, le attuali sperimentazioni tendono ad individuare un linguaggio che possa essere compreso da una civiltà aliena, basato soprattutto sulla matematica, come sottolineato con saggezza nella stesse serie A come Andromeda. Non tutti, ovviamente, sono concordi nel realizzare questa spasmodica ricerca di “segni dalle stelle”, per i pericoli che ne potrebbero derivare, a seguito della scoperta della Terra da parte di un’intelligenza aliena ostile ed in cerca di espansione galattica. E’ facile pensare, però, che il desiderio umano di conoscere prevalga sul timore nei confronti dell’ignoto: la storia ci insegna che è stato sempre così ed è una caratteristica costante dell’homo sapiens. Ricordiamo che qualsiasi segnale captato da un luogo remoto dello spazio deve essere messo in rapporto all’enorme distanza che ci separa da esso. Come abbiamo accennato in precedenza e, come ripetono gli stessi protagonisti in alcune scene della serie televisiva, dovremmo tener bene in mente che un eventuale segnale inviato dalla galassia di Andromeda si riferirebbe a quanto avvenuto circa due milioni e mezzo di anni fa.

E non bisogna dimenticare che anche questa considerazione deve fare i conti con quanto sappiamo attualmente sulla struttura dell’universo e sulla relazione tra lo spazio ed il tempo. Lo stesso concetto tradizionale dello scorrere del tempo è stato messo in discussione dalla teoria della relatività e dalla meccanica quantistica, con la conseguenza che i pregiudizi classificatori a cui siamo abituati (suddivisione dei riferimenti temporali in presente, passato e futuro) potrebbero essere assolutamente sconfessati da nuove scoperte scientifiche.

L’inquinamento atmosferico terrestre costituirebbe un’altra importante causa ostativa alla ricezione di segnali da parte di civiltà aliene: ecco perchè nel programma a lungo termine del già citato SETI vi sarebbe il ritorno sulla Luna, allo scopo di installare sulla sua faccia nascosta un potentissimo telescopio, in grado di captare i tanto sospirati “segni dalle stelle”. Il progetto, ancora in fase di pianificazione da parte della NASA, intenderebbe sfruttare il silenzio radio del lato nscosto del nostro satellite che potrebbe risultare provvidenziale per intercettare i messaggi provenienti da lontanissime civiltà extraterrestri. E’ stato, infatti, già rilevato come la superficie rocciosa della Luna riesca a riflettere le onde radio emesse dalla nostra galassia, con l’ambizioso obiettivo di riuscire a raggiungere i segnali emessi dall’idrogeno nei primi istanti dell’universo. Secondo l’astronomo Benjamin McKinley, prima che si formassero le galassie e le stelle, l’universo era formato soltanto da idrogeno fluttuante, tanto che lo stesso scienziato definisce questa fase iniziale come “era oscura del cosmo”.

Si ritiene che qualche anno fa i telescopi del Canadian Hydrogen Intensity, una batteria di radiotelescopi che ricoprono una superficie di circa 200 metri quadrati,abbiano captato un segnale radio lanciato da una galassia situata nello spazio profondo, distante circa 500 milioni di anni luce dalla Terra. Se l’ipotesi fosse veritiera, il tentativo di contatto sarebbe avvenuto quando nei mari terrestri stavano ancora sviluppandosi le prime forme di vita del Cambriano e sarebbero dovuti trascorrere altri 200 milioni di anni circa, prima che i primi rettili avessero popolato la terraferma. 

Il grande scienziato Stephen Hawking rivelò che, a sua conoscenza, sarebbero stati captati dallo spazio profondo 15 segnali misteriosi, probabilmente da una galassia nana situata a circa tre miliardi di anni luce dalla Terra, una distanza davvero impressionante. In questo caso il messaggio sarebbe stato lanciato quando sul nostro pianeta vi erano solo forme di vita unicellulari e, pertanto, è facile presumere che la civiltà responsabile dell’invio, seppure molto avanzata, si sia già estinta da tempo.  Il segnale è stato percepito da un osservatorio australiano nel corso dell’attuazione del progetto Breakthrough Listen, fondato dal visionario Yuri Milner. Secondo altre teorie, comunque accreditate, il segnale sarebbe stato lanciato dalla costellazione di Proxima Centauri, molto più vicina al nostro sistema solare, in quanto distante 4.244 anni luce. L’attenzione degli astrofisici si è concentrata su uno dei due pianeti che gravitano in quella costellazione e, precisamente, su quello che presenta una configurazione rocciosa più o meno simile alla Terra, collocato in una “fascia di abitabilità” dove l’acqua può trovarsi allo stato fluido.

Al di là dell’attendibilità o meno di queste ipotesi, potendo i segnali radio essere generati anche da altre cause, l’uomo rimarrà sempre con la vista e con l’udito rivolti verso la spazio, in attesa che il tanto sognato “primo contatto” possa avvenire, nonostante numerosi gruppi di complottisti affermino che il “governo ombra” del nostro pianeta sia a conoscenza dell’esistenza di civiltà extraterrestri o che addirittura gli alieni siano già fra noi. Nulla può essere escluso, naturalmente. La realtà dei fatti potrebbe essere molto diversa da quella che conosciamo, limitando in maniera incisiva il nostro modo di vedere le cose. Pur mantenendoci cauti, è altamente improbabile che in un universo, o in un multiverso, ancora in gran parte sconosciuto, dove esistono miliardi di galassie, soltanto sulla Terra sia proliferata quella particolare combinazione di elementi che noi chiamiamo “vita”. Dal punto di vista matematico e probabilistico è più facile pensare che non siamo affatto soli e che nello spazio siderale siano disseminate diverse forme di vita. Al contrario dovremmo credere che soltanto sulla Terra, per una serie incredibile di coincidenze fortunose ed, a questo punto, miracolose, abbia avuto origine quel grande mistero che è la vita.

E la serie A come Andromeda, senza procedere a spoiler, già pone interrogativi inquietanti sugli esperimenti relativi alla clonazione e sul perfezionamento dei sistemi di “intelligenza artificiale”, tematiche che diventeranno di straordinaria attualità nei decenni successivi.

L’eroina dello sceneggiato, algida ed eterea, va incontro ad un tragico destino, così come la fanciulla del racconto mitologico a cui si ispira, simbolo di una condizione creaturale che trascende la stessa umanità e che abbraccia l’intero universo.

In definitiva, si tratta di un racconto che mette a dura prova l’entusiasmo dei transumanisti, ma che nello stesso tempo ci ricorda come il desiderio di conoscere i segreti della natura abbia provocato una spinta del progresso scientifico oramai divenuto inarrestabile.

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