Il fascino del Sole per l’Uomo: scienza, storia, religione e tradizione

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Quando pensiamo al “sole”, non ci limitiamo a considerarlo come la stella madre del nostro sistema, intorno al quale orbita la Terra e gli altri pianeti, nonché i relativi satelliti ed innumerevoli corpi minori, ma come la sorgente principale di ogni forma di vita presente sul nostro pianeta. Una breve rassegna dedicata al sole non può che avere una molteplicità di chiavi di lettura che, partendo da alcuni dati scientifici a disposizione, riesca a comprendere elementi storici, mitologici, religiosi e perfino sociali.

Scienza e astronomia

Dal punto di vista astronomico, è necessario affermare che il “sole” è una stella medio-piccola, formata per la maggior parte da idrogeno ed elio, a cui si possono aggiungere altri elementi più pesanti disseminati come tracce. Il colore conferisce alla nostra stella un aspetto particolare, in grado di farla rientrare, dal punto di vista tassonomico, tra le “nane gialle”, presentandosi con un bianco molto intenso che, a causa della diffusione luminosa nell’atmosfera terrestre, assume una colorazione giallognola. Utilizzando un linguaggio più scientifico, il sole è classificato come “nana gialla” di tipo spettrale G2 V, dove il G2 indica l’altissima temperatura della sua superficie (circa 5.500 °C), mentre la V (5 in numero romano) fa riferimento alla sua sequenza principale, ovvero alla lunga fase di equilibrio, in cui la stella trasforma l’idrogeno in elio, all’interno del proprio nucleo. Ed è proprio grazie a questo processo che si genera una grande quantità di energia nello spazio, sotto forma di radiazioni elettromagnetiche, chiamate comunemente “radiazioni solari”, flusso di particelle e neutrini, in grado di consentire la vita sulla Terra, regolandone il clima stagionale ed i più importanti fenomeni meteorologici.

Nel corso di secoli di geocentrismo, gli osservatori hanno considerato il sole soltanto funzionale allo sviluppo della vita sulla Terra creduta, secondo le tradizionali scritture bibliche, al centro dell’universo. La rivoluzione copernicana, peraltro anticipata già da alcune osservazioni di civiltà antiche come gli Egizi ed i Babilonesi, ha evidenziato come il sole sia il fulcro del nostro sistema. Neanche il sole, tuttavia, è al centro dell’universo, collocato nello spazio all’interno del Braccio di Orione, una ramificazione secondaria della spirale galattica ed orbitando intorno al centro della Via Lattea, ad una distanza media di circa 26.000 anni luce. 

Parlare delle prime osservazioni del sole significa ripercorrere i primi passi della civilizzazione dell’uomo. Fin dall’epoca preistorica, l’astro è stato oggetto di venerazione, dapprima come massima espressione dei fenomeni naturali, per poi essere “personificato” in vere e proprie divinità da popoli evoluti come gli antichi Egizi (si pensi al grande “Ra). Come espressioni della cosiddetta “protoastronomia” possono essere annoverati i cosiddetti “megaliti”, la cui collocazione era orientata a seconda della posizione del sole nei vari periodi dell’anno, soprattutto con particolare riferimento al solstizio d’estate, così come testimoniano i grandi complessi di Nabta Playa in Egitto e Stonehenge in Inghilterra. Altri grandi capolavori furono edificati, seguendo lo schema dei moti apparenti del sole, come lo straordinario Tempio di Kukulkan, conosciuto come “El Castillo”, a Chichen Itza nella regione dello Yucatan, in Messico, costruito con l’ambizioso ed affascinante progetto di irradiare ombre a forma di serpente nei giorni degli equinozi di primavera e di autunno.

Dopo le mitizzazioni ancestrali, i pensatori greci, al contempo scienziati e filosofi, cominciarono ad elaborare le prime conoscenze scientifiche rudimentali sul sole. Famosa è la ricostruzione di Anassagora che considerava l’astro come una grande sfera di metallo, più grande del Peloponneso, ritenendo impossibile che fosse trascinato dal carro del dio Elio. Per questa sua audace dottrina, additata come eretica dai contemporanei, Anassagora fu imprigionato e condannato a morte, anche se in seguito rilasciato per l’intervento dell’illuminato Pericle. Ciò dimostra come in ogni epoca i personaggi all’avanguardia siano stati ritenuti “pericolosi”, in quanto portatori di novità capaci di mettere in discussione i valori predominanti delle comunità di appartenenza. Secondo la testimonianza dello storico Eusebio di Cesarea, lo studioso Eratostene di Cirene, nel III secolo a.C., fu il primo a calcolare in maniera pressochè precisa la distanza tra il sole e la terra, arrivando a determinarla in 804 milioni di stadi, unità di misura antica che corrisponde a 149 milioni di chilometri. Il suo calcolo si discostò soltanto circa dell’1% da quello attualmente condiviso dalla comunità scientifica. Una parte degli esegeti moderni, tuttavia, ritiene che Eratostene si sia basato su calcoli antichissimi, secondo alcuni risalenti alle civiltà egizia e babilonese, ponendo interessanti quesiti su come in epoche così lontane sia stato possibile ottenere una conoscenza astronomica così raffinata, in assenza di strumenti scientifici (per quel che sappiamo) adeguati. Una conoscenza scientifica moderna del sole si sviluppò a partire dal XVI secolo con il già menzionato Niccolò Copernico, al quale seguirono Galileo Galilei, Cartesio e Newton che, grazie all’autorevolezza delle loro teorie, riuscirono a far prevalere il sistema eliocentrico su quello geocentrico, nonostante le strenue opposizioni dei poteri tradizionali, in particolare della Chiesa Cattolica (famoso, a tale proposito, fu il processo a Galileo, uomo peraltro profondamente religioso).

Il sole viene definito come “stella di terza generazione”, in quanto si sarebbe formato dopo l’esplosione, più o meno avvenuta 5 miliardi di anni fa, di alcune “supernove” in prossimità di un’estesa nube molecolare situata nel Braccio di Orione. Come si è detto in precedenza, la nostra stella si troverebbe in una lunga fase di “stabilità”, durante la quale non si contrarrebbe e nemmeno si espanderebbe, dovendo impiegare circa 10 miliardi di anni per esaurire totalmente l’idrogeno all’interno del proprio nucleo. In considerazione del fatto che si attribuisce al sole un’età di circa 5 miliardi di anni, potremmo dedurre che esso si trovi a metà della propria sequenza principale. Che cosa dovrebbe accadere, dunque, al termine del periodo di stabilità? Gli scienziati ritengono che l’astro entrerà in una fase profondamente caotica, chiamata “gigante rossa”, quando l’idrogeno del nucleo si trasformerà del tutto in elio e l’incremento termico provocherà il raggiungimento di temperature tali da innescare la fusione dell’idrogeno negli strati superiori. La prima espansione della stella arriverà fino all’orbita di Mercurio, mentre le successive reazioni termonucleari produrranno una quantità di energia così elevata da provocare un’ulteriore espansione dell’astro, in grado di inglobare perfino l’orbita di Venere. Gli studiosi si interrogano chiaramente anche sul destino della nostra amata Terra: sarà inglobata dalla stella morente oppure si salverà? Alcuni studiosi ritengono che anche la Terra sarà direttamente coinvolta nel collasso del sole, mentre altri ipotizzano che il nostro pianeta si salverà, diventando però inevitabilmente inabitabile: gli oceani evaporerebbero a causa dell’intenso calore, mentre la maggior parte dell’atmosfera sarebbe dispersa nello spazio. C’è da dire che alcuni dei fenomeni descritti potrebbero avvenire entro i prossimi 3,5 miliardi di anni, molto prima che il sole entri nella fase di “gigante rossa”.  Alla luce dello studio delle evoluzioni delle specie viventi è, tuttavia, difficile ipotizzare che il genere umano, per come lo intendiamo noi, sia ancora presente sulla Terra in questa epoca futura così lontana, in quanto molteplici e diversificate si succederanno altre cause di estinzione, dovute sia a fattori naturali che antropologici.

Come definire il sole, dal punto di vista strutturale? Esso è indicato come una sfera di plasma quasi perfetta, avente un diametro polare differente da quello equatoriale di solo 10 chilometri. È da notare come il suo stato di plasma, privo di una superficie solida, a differenza dei pianeti rocciosi, determini una rotazione differenziata a seconda della latitudine, ruotando più velocemente all’equatore che non ai poli. Un metodo moderno per studiare la struttura del sole è offerto dalla “eliosismologia”, una nuova disciplina che analizza la diversa propagazione delle onde di pressione che attraversano l’interno del sole, analogamente alla sismologia che evidenzia l’intensità delle onde sismiche per conoscere l’interno della terra. Gli astrofisici riescono, con una soddisfacente approssimazione, a determinare la struttura interna del sole, con l’ausilio di simulazioni computerizzate. Parimenti alla struttura interna delle altre stelle, il sole è formato da involucri concentrici, ciascuno dei quali comprende caratteristiche particolari differenti dalle altre (il nucleo, la zona radioattiva, la zona di transizione o “tachocline”, la zona convettiva, la fotosfera o superficie, l’atmosfera, a sua volta suddivisa in cromosfera, zona di transizione e corona).

Dalla nostra stella prende il nome il sistema planetario chiamato “solare”, comprensivo di tutti i corpi che si mantengono in orbita grazie alla sua attrazione gravitazionale. I pianeti principali del sistema solare sono otto e possiamo annoverarli, in ordine di distanza crescente dalla stella: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove e Saturno (menzionati già nei testi antichi), Urano scoperto nel 1781 e Nettuno nel 1846. Nel 1930 fu scoperto anche Plutone, ma nel 2006 l’Unione Astronomica Internazionale decise di declassare Plutone al rango di “pianeta nano” e, nel contempo, incluse in tale categoria anche l’asteroide Cerere ed Eris, collocato oltre Nettuno. Nel 2008 sono stati aggiunti alla categoria dei pianeti nani, chiamata  dei “plutoidi”, anche Haumea e Makemake, ma sembra che il numero dei pianeti nani sia destinato ad aumentare con le applicazioni dei prossimi anni. Tra i corpi minori, comunque, si annovera un numero vastissimo di oggetti, tra cui i più importanti sono gli asteroidi, disposti in particolari cinture, come la fascia principale situata tra Marte e Giove, mentre oltre Nettuno si estende la misteriosa fascia di Kuiper, la cui densità effettiva è ancora per molti versi sconosciuta. In una zona ancora più lontana e remota, si trova la nube di Ort, dove si ritiene abbiano origine le comete.

Il Sole visto dall’Uomo: storia e religione

Come abbiamo accennato nella parte iniziale di questa breve sintesi, il sole fu divinizzato già dai popoli preistorici e molto spesso il capo tribù era considerato una sorta di reincarnazione del dio sole. La religione egiziana fu quella più fortemente influenzata dal culto del sole: il dio solare assorbì svariate divinità, come Atum, Horus e lo scarabeo Khipri. Il primo culto monoteista di cui sia pervenuta testimonianza, è proprio dedicato al disco solare, Aton, concepito dai sacerdoti di Heliopolis e divenuto unica divinità al tempo del faraone Akhenaton, ben 1300 anni prima di Cristo. Nella mitologia greca, il dio dell’astro solare era Helios, figlio dei titani Teia ed Iperione, fratello di Selene, la Luna. Seconda la magnifica immaginazione ellenica, ogni mattina il dorato carro del Sole, trainato da quattro destrieri che gettano fuoco dalle narici, si erge ad Oriente sul fiume Oceano, riuscendo a circondare la Terra con la sua energia. Durante il giorno compie un percorso da Oriente ad Occidente, per poi scomparire e rinascere il mattino successivo. Si tratta di immagini che possono far sorridere noi uomini moderni, ma espresse in un linguaggio così poetico ed immediato da rendere comprensibili e significativi gli astratti fenomeni scientifici. In epoca tarda vi fu la sovrapposizione del culto di Apollo che soppiantò Helios come guida del disco solare. 

Nell’antica Roma, il culto solare si fece strada mediante le pratiche gnostiche orientali, sviluppandosi in maniera alquanto esteriore ed artificiale e favorito soprattutto dal culto degli imperatori. Il più grande fautore del culto solare nella città eterna fu l’imperatore Eliogabalo, sacerdote del dio solare siriano El-Gabal che fu importato nel pantheon romano ed assimilato alla preesistente divinità solare romana, nota come “Sol Indiges” in età repubblicana e “Sol Invictus” durante il II ed il III secolo d.C.. Un’importante variante del culto solare, con ispirazione misterica, fu il mitraismo, derivante da Mitra, sua divinità principale di origine zoroastriana, che fu importato a Roma dalle truppe legionarie di stanza in Medio Oriente.

Di seguito Aureliano si proclamò supremo sacerdote del “Sol invictus” e le celebrazioni del rito per la nascita del sole (Dies Natalis Solis Invicti) avvenivano il 25 dicembre, appena dopo il solstizio d’inverno. Il rituale prevedeva che i sacerdoti si ritirassero in appositi santuari ed a mezzanotte annunciassero che una “Vergine” avesse partorito il sole, raffigurato nelle sembianze di un neonato. Il culto del “Sol invictus” fu sostituito dal Cristianesimo, che si impose come religione di stato con l’editto di Tessalonica, emanato dall’imperatore Teodosio I, il 27 febbraio 380. Tuttavia, già a partire dal 330, quando Costantino comprese che per riuscire a governare era necessario ricevere l’appoggio delle comunità cristiane sempre più numerose, il “Dies Natalis Solis Invicti” fu fatto coincidere con la data di nascita di Gesù, ritenuto dai seguaci della nuova religione come il “sole di giustizia” annunciato dal profeta Malachia.                                       

Nella tradizione vedica indiana, Surya (il sole) manifesta una condotta ambivalente nei confronti degli uomini. Da un lato, l’astro è il vero generatore dell’uomo, conferendogli l’energia necessaria a tenerlo in vita, dall’altro, invece, si identifica con la Morte, perchè talvolta “divora” i propri figli. Questa duplice funzione del sole è stata letta anche in chiave cosmologica, quasi si trattasse di una maniera simbolica di descrivere gli effetti benefici del sole, come sorgente della vita, e quelli malefici, ipotizzati in una sua iperattività, attraverso le cosiddette “tempeste solari” (in questi ultimi anni sempre più violente) o al momento del suo collasso. Nelle religioni protostoriche dell’Europa del nord, così come nelle società segrete germaniche medioevali e moderne, incluse quelle di ispirazione nazista, il culto solare è stato molto spesso unito ad elementi di tradizione funeraria o ctonie-agrarie.    In tali ambiti gli etologi hanno individuato una spiccata attitudine della mitologia norrena nell’integrare il complesso solare con elementi mistici e magici, come ad esempio la ruota della fortuna, o la rappresentazione di “carri profani” nel corso di alcune ricorrenze annuali, tendenti a rievocare le antiche raffigurazioni del movimento dell’astro solare. Nelle antiche celebrazioni europee, attraverso il lancio di ruote infuocate nel giorno dei solstizi, si esprimeva il desiderio del popolo di restaurare le forze solari. Gli antichi erano ben consapevoli della indispensabile funzione del sole per il mantenimento della vita sulla terra. Il timore dell’oscuramento del sole evocava lo spettro dell’apocalisse, sentito tra i popoli nordeuropei, in particolar modo, con l’approssimarsi del solstizio di inverno, quando le ore di luce diminuiscono sempre di più, fino ad annullarsi a latitudini estreme.

Non tutte le divinità solari sono maschili: nella religione shintoista, la dottrina ufficiale nipponica, Amaterasu è la dea del sole, responsabile dell’equilibrio e dell’armonia, nonché mitologica antenata della famiglia imperiale giapponese, a cui avrebbe donato i tre sacri tesori imperiali (la sacra spada, lo specchio sacro e la gemma di giada). Alla dea Amaterasu è stato consacrato lo spettacolare complesso di santuari di Ise-jingu, la cui prima costruzione, secondo la tradizione giapponese, risalirebbe all’undicesimo imperatore del Giappone nel primo secolo d.C..

Abbiamo accennato a come il sole sia essenziale per lo sviluppo della vita sulla Terra e come la sua attività possa fortemente influenzare il futuro del nostro pianeta. In particolare, senza compiere un viaggio in epoche future troppo lontane, quando cioè la stella avrà superato il periodo di “stabilità”, alcuni fenomeni, come  le “tempeste solari”, ci possono allarmare già adesso. Per “tempesta solare” si intende un disturbo della magnetosfera terrestre, nella maggior parte dei casi di carattere temporaneo, dovuto a forti emissioni provenienti dalla corona solare, le cui particelle entrano nel campo magnetico terrestre, più o meno tra le 24 e le 36 ore successive alla loro espulsione. Le tempeste magnetiche rilevate con gli strumenti moderni durano in genere uno o due giorni, ma non sappiamo se in un passato remoto ve ne siano state alcune molto più potenti. In epoca recente si ricorda, con particolare apprensione, la tempesta elettromagnetica, avvenuta nel 1989 nei cieli canadesi del Quebec, in grado di causare una vistosa “aurora boreale” percepibile perfino nel lontano Texas. Gli esperti ci avvertono che, considerando l’accertata intensificazione dell’attività solare, sarebbe possibile piombare in un giorno qualunque nel caos più totale. Tutto potrebbe avere inizio con un fiabesco spettacolo simile ad un’aurora boreale, ma poi tutto ciò che richiede l’energia elettrica per funzionare tenderebbe a spegnersi, fino al black-out più totale.

L’impatto del Sole su di noi

È stato osservato che la nostra stella, ogni 11 anni circa, raggiunge un picco che si manifesta con macchie solari più frequenti  e fenomeni ancora più pericolosi, come i cosiddetti “brillamenti”. Vi sono, inoltre, fenomeni riconosciuti come ancora più invasivi, denominati dagli astronomi “coronal mass ejection”, cioè manifestazioni di “brillamenti estremi”, durante i quali dal sole si separano globi di plasma che raggiungono fino a 1,5 milioni di gradi e dal peso di oltre un miliardo di tonnellate. Questi globi infuocati, formati da protoni ed elettroni, viaggerebbero verso la Terra ad una velocità di 3000 km al secondo, potendo creare danni al nostro ecosistema con conseguenze perfino apocalittiche. Se si provasse ad immaginare gli effetti che potrebbero essere provocati da queste sfere di fuoco, verrebbe fuori uno scenario da film di fantascienza. In pochi secondi l’intera rete elettrica mondiale sarebbe messa fuori uso, così come la rete idrica, per lo più azionata da pompe elettriche. I mezzi di trasporto, come treni e metropolitane, si fermerebbero all’istante, diventando inutilizzabili, mentre anche la benzina risulterebbe difficile da trovare, per la mancanza di elettricità in grado di azionare le pompe per i rifornimenti. Le centrali nucleari si spegnerebbero in maniera automatica con tutti i rischi connessi ad un tipo di arresto così improvviso. La morte non sarebbe istantanea per nessuno, anche se aerei e navi, privati dei propri sistemi satellitari e di gps, diventerebbero “ciechi”, andando incontro ad un triste destino. Progressivamente negli ospedali morirebbero intere categorie di malati, quelli cioè dei reparti di rianimazione e gli altri obbligati a dipendere dalle macchine. I piani più alti degli edifici sarebbero abbandonati e la grande rete di distribuzione delle merci essenziali, come il cibo ed i medicinali, si interromperebbe, mancando anche qualsiasi tipo di pezzo di ricambio, perchè tutti gli impianti industriali si fermerebbero. Il denaro vero non esisterebbe più, caduto nell’oblìo della distruzione per l’impossibilità di funzionamento dei bancomat. Dopo un mese dall’evento, il mondo sarebbe in uno stato tale di confusione che alcuni studi ipotizzano una catastrofe di circa 300 milioni di deceduti per diverse cause. Gli esperti ritengono che forse il mondo potrebbe tornare alla normalità soltanto in una decina d’anni e semprechè l’episodio apocalittico rimanga circoscritto, risultando maggiormente danneggiati i Paesi più evoluti tecnologicamente.

Quando abbiamo parlato delle caratteristiche fisiche del sole ed, in particolare, del suo colore predominante, abbiamo detto che si presenta “bianco”, anche se, a causa della rifrazione con l’atmosfera terrestre, il nostro occhio lo percepisce “giallo” od anche “rosso/arancione” all’alba ed al tramonto. In realtà, se osserviamo le immagini ricavate dal “Solar dynamics observatory” della Nasa, notiamo che il nostro astro si manifesta in un vero e proprio tripudio di colori, grazie alle diverse lunghezze d’onda che il telescopio può registrare, a differenza dell’occhio umano. Alcune immagini ottenute dal predetto osservatorio hanno catturato una luminescenza solare verde, rossa, viola, grigia, rosa, fucsia, marrone, bianca, nonché altre numerose sfumature, ciascuna corrispondente ad un fenomeno fisico diverso in corso all’interno o sulla superficie del sole.

Vi è, poi, un altro importante momento in cui il sole sembra assumere un aspetto tenebroso, dandoci l’illusione di una grande sfera buia: si tratta del sole nero delle eclissi. In epoca antica, le eclissi di sole erano considerate tra i più importanti e celebrati eventi celesti. Esse erano percepite come la morte della vita sulla terra, ma nello stesso tempo come speranza nella resurrezione del sole, che avrebbe riacquistato il proprio dominio sulla Luna, riportando nuovamente vita, luce e calore al pianeta. Nello sciamanesimo druidico, fu sviluppata una vera e propria tensione esoterica, tanto da formare il simbolo del “sole nero”, rappresentato da un disco completamente nero sovrapposto ad un alone di luce, emergente oltre il suo contorno. In tale simbologia, gli antichi Celti intendevano esaltare l’allegoria della natura che, senza possibilità di scampo, si impone in maniera inesorabile su tutte le vicende umane. Il “sole nero” voleva richiamare soprattutto il concetto di “luce dello spirito” che può soggiacere agli inganni della mente ( la luna) ma che, tuttavia, non è destinata a spegnersi, perché capace di volteggiare in una dimensione eterna. In ambito alchemico il “sol niger” (sole nero) si riferisce solitamente al primo stadio della “grande opera”, mentre il “sole bianco” ne rievoca la parte centrale ed il “sole rosso” il compimento dell’opera. Il simbolo del “sole nero” è stato utilizzato anche  nella triste propaganda del misticismo nazista e da altre sette con scopi eversivi che avevano poco a che fare con motivazioni esoteriche od iniziatiche.

Nel contesto letterario il sole è stato adoperato principalmente per raccontare, in maniera poetica, l’alternarsi del dì e della notte, anche se non mancano capolavori dedicati al nostro astro, come sorgente della vita. Non si può evitare di menzionare il Cantico delle creature scritto da San Francesco d’Assisi, il cui titolo originario era appunto “cantico di frate sole”, una poetica e struggente lode a Dio, attraverso una visione positiva ed empatica della natura, considerata come l’immagine riflessa del creatore. E sempre in epoca medioevale, il grande Dante Alighieri, da ottimo conoscitore dell’astronomia del suo tempo, utilizza il sole, come punto di riferimento per compiere l’onirico viaggio ultraterreno descritto nella Divina Commedia ed insieme a Beatrice, ascendendo verso il Paradiso, si dilunga ad osservare la magnificenza della nostra stella.                                                                                    

Avviandomi alla conclusione di questa breve rassegna sul nostro astro, mi piace evidenziare una ricerca compiuta di recente da alcuni scienziati inglesi che sono riusciti a rilevare i suoni generati dalla corona solare, mediante archi magnetici. Con un’immagine alquanto poetica, gli studiosi hanno affermato che le onde sonore che si propagano dagli archi magnetici del sole, si diffondono in maniera analoga ai suoni prodotti da corde di chitarra o da strumenti a fiato. La frequenza, tuttavia, dei suoni emessi risulta inferiore alla soglia minima udibile dall’uomo. Con un po’ di fantasia si può dire che la celebre canzone “o’ sole mio” in lingua napoletana, divenuta uno dei simboli del nostro Paese a livello internazionale, o “la canzone del sole” interpretata dal grande Lucio Battisti, si basavano su una melodia planetaria ed antichissima.

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