Fare pace coi genitori: ecco perché ci aiuta a vivere meglio

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Quella di venire a patti con l’eredità che i genitori ci hanno lasciato, nel nostro carattere, nella nostra personalità e nella nostra vita, è una delle tappe fondamentali della nostra crescita. È probabilmente il più importante scatto di consapevolezza che possiamo fare nella vita adulta e gli effetti benefici che ne scaturiscono sono molteplici: una maggiore conoscenza di noi stessi, sia nei pregi che nei difetti, un più robusto senso di accettazione di sé e un importante distacco da sensazioni di risentimento e rabbia che alcuni di noi possono provare nei confronti di chi ci ha cresciuto.

Già, perché a parte pochissimi estremamente fortunati, molti di noi hanno chiari in mente gli errori che i nostri genitori hanno fatto con noi o con i nostri fratelli. Ci balzano subito davanti agli occhi ogni volta che ci rapportiamo con l’autorità, o con la dimensione della genitorialità, soprattutto se siamo a nostra volta genitori. E si tratta di disallineamenti che emergono in maniera diretta quando interagiamo coi nostri padri e le nostre madri, anche in età matura. Non è raro scoprire che i nostri genitori restano le persone più facilmente in grado di farci arrabbiare, spesso per piccolezze, e spesso in una maniera che non possiamo controllare.

Il rapporto con l’infanzia e coi genitori è una delle dimensioni preferite della pratica psicoterapeutica. Forse fin troppo presente all’interno dell’analisi psicologica, spesso orientata alla ricerca insistente di problemi e retaggi disfunzionali provenienti dal nostro passato. Volendo comunque riportare tale dimensione a una pura e semplice pratica personale atta ad aumentare la coscienza di sé, affrontare in maniera adulta e razionale l’immagine dei nostri genitori serve fondamentalmente a due cose: a riconoscere meglio i tratti distintivi della nostra persona, attraverso un processo di correlazione col modo in cui siamo cresciuti, e a “fare pace” con quello che non riusciamo ad accettare nella sfera di fallibilità dei nostri genitori. Due passi in egual misura fondamentali per vivere bene.

Andiamo per gradi. Il primo passo è riconoscere di essere figli dei nostri genitori, ed essere in grado con tutta onestà di identificare gli aspetti del nostro carattere che si sono formati attraverso il confronto con l’educazione ricevuta. Il che può accadere sia attraverso un naturale processo di assorbimento degli insegnamenti che i nostri genitori ci hanno dato durante la nostra crescita, sia al contrario, tramite una presa di coscienza e una reazione di distacco da quello che abbiamo visto nei nostri genitori, reazione che ci porta a sviluppare tratti caratteriali nuovi e autonomi. Entrambe le cose sono possibili, e riconoscere come questo è successo è importante per accettarci e amarci così come siamo: una condizione fondamentale per poterci poi riconciliare con l’influenza esercitata dai nostri genitori.

I modi in cui i nostri genitori hanno influenzato in maniera decisiva il nostro carattere sono molteplici, e servirebbe un libro intero a trattarli tutti. Vediamo insieme alcuni esempi di come accade, in modo da cogliere le modalità in cui questa influenza avviene e acquisire un metodo per analizzare noi stessi:

  • La severità con cui siamo stati giudicati alimenta il giudice che è in noi: i nostri genitori sono la sorgente primaria del reticolo di principi etici e morali che fanno parte di noi. Sono stati loro i primi ad insegnarci ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. E sono stati i primi a dirci quando noi eravamo nel giusto o in errore. Questo tipo di interazione ha determinato in maniera diretta la nostra tendenza giudicante, verso noi stessi e verso il mondo. Quanto più i nostri genitori ci hanno fornito un esempio giudicante stabile e deciso, tanto più ci ritroveremo quella tendenza dentro di noi, soprattutto se abbiamo visto nei nostri genitori un esempio di giudice giusto. Al contrario, l’aver avuto dei genitori meno giusti, che magari hanno mostrato in maniera evidente la loro fallibilità, può avere un impatto forte nel modo in cui vediamo l’autorità e potrebbe portarci ad essere molto meno giudicanti e molto più aperti al valore della soggettività, con tutti. Questo tipo di consapevolezza è fondamentale quando ci accorgiamo del modo in cui giudichiamo soprattutto noi stessi.
  • L’amore che ci hanno dato determina la nostra fiducia nell’amore stesso: Se sentiamo di avere ricevuto tutto l’amore di cui avevamo bisogno da piccoli, saremo probabilmente cresciuti fiduciosi verso il fatto di essere persone che meritano amore. Se al contrario sentiamo di non aver ricevuto abbastanza amore, almeno nel modo in cui lo avremmo voluto, probabilmente da adulti saremo molto più scettici verso l’amore che riceviamo all’interno della nostra relazione. Saperlo ci aiuta a controllare il modo in cui interagiamo con la nostra vita sentimentale.
  • Il modo in cui ci hanno accettato ha un effetto diretto su autostima e amor proprio: sapere che i nostri genitori ci hanno sempre stimato per le nostre scelte e le nostre qualità ci farà crescere con coscienza dei nostri mezzi, fiducia di sé e autostima. Se invece abbiamo avuto genitori spesso critici nei nostri confronti, ci ritroveremo con la costante tendenza a voler conquistare la stima e il riconoscimento altrui, come a voler colmare un vuoto che fa parte di noi. Esserne consapevoli ci aiuta a riconoscere i nostri punti di forza e le nostre debolezze nel campo dell’autostima.
  • Le regole che ci hanno dato nell’infanzia hanno influenzato il modo in cui affrontiamo gli ostacoli: questo è un aspetto che può servire a creare un interessante corto circuito tra quello che abbiamo percepito come negativo nel modo in cui siamo stati educati e i successi che abbiamo avuto come persone. L’essere cresciuti sottostando a una serie di regole rigide, magari a volte considerate ingiuste, ci ha in realtà allenato ad affrontare ostacoli e impedimenti verso quello che vogliamo ottenere. È molto probabile che i figli di genitori con la tendenza a imporre regole rigide siano maggiormente capaci di avere successo nella vita e di essere perseveranti nel raggiungimento dei propri obiettivi, mentre al contrario, chi ha ricevuto un’educazione più accomodante potrebbe ritrovarsi ad essere molto più arrendevole e passivo nei confronti delle difficoltà della vita.

Questi erano solo alcuni esempi del modo in cui quel che siamo discende spesso in maniera diretta dai genitori che abbiamo avuto. E deve servirci esclusivamente nell’ottica di raggiungere una maggiore consapevolezza. Perché niente di quel che siamo è giusto o sbagliato di per sé: lo è solo se siamo noi a deciderlo. Amarci per quel che siamo implica dunque fare pace anche con quei lati di noi che derivano dal modo in cui altri ci hanno formato. Senza odiare, né quelle parti di noi, né chi ce le ha instillate all’interno dell’educazione ricevuta.

Fare pace con l’influenza che i nostri genitori hanno avuto su di noi significa dunque prima di tutto tornare ad amare noi stessi. Ed è in quest’ottica che questo diventa un importante obiettivo della nostra vita adulta.

Ma come si fa pace con l’immagine dei nostri genitori? Ecco alcune linee guida generali da usare a nostro vantaggio:

  • Ricordiamoci che sono stati mossi dall’amore che hanno per noi: a parte rarissimi casi che vanno trattati in maniera specifica, non possono esserci dubbi che tutto quello che hanno fatto i nostri genitori per noi è stato alimentato dal loro amore. Che può essere stato espresso in modi diversi da come lo volevamo, ovvio, ma che non deve distrarci da una consapevolezza importante, ossia che hanno sempre tentato di fare del loro meglio perché noi avessimo una vita felice.
  • Accettiamo il fatto che anche i nostri genitori sono umani: essere genitori non è un ruolo facile, soprattutto con le condizioni a contorno che spesso sono più difficili di quel che vorremmo. Gli errori che possono aver fatto sono dunque gli stessi che avrebbero potuto fare molti altri nella loro situazione. Non si è mai abbastanza preparati per essere bravi genitori, e non esistono genitori perfetti. Fare pace con loro significa non dimenticarci che gli errori fanno parte della vita (almeno di chi si mette in gioco dentro di essa), e che non possiamo pretendere da loro l’infallibilità.
  • Ribadiamo la nostra condizione di esseri autonomi: riconciliarci con l’immagine dei nostri genitori significa anche confermare a noi stessi di essere persone diverse, autonome e capaci di sviluppare la nostra personalità in maniera indipendente. Essere figli non significa dover dipendere per tutta la vita dal loro giudizio o dalla loro influenza, ma esattamente l’opposto, significa essergli riconoscenti per quel che ci hanno dato e farne buon uso nel crearci una vita tutta nostra. Questo naturale distacco che realizziamo nella vita adulta serve a mitigare gli effetti negativi che l’influenza dei nostri genitori ha sulla nostra quotidianità.
  • Perdoniamo con l’obiettivo individuale di liberarci dal risentimento: alla fine, se non abbiamo trovato modo di convincerci che i nostri genitori meritino di essere perdonati per i loro errori, se nonostante tutto crediamo che siano stati dei cattivi genitori e di non meritare il nostro perdono… allora può essere utile girare la questione verso di noi e decidere di perdonare per il nostro stesso interesse. Perché la verità è che finché non perdoniamo, vivremo nella rabbia e nell’odio ogni volta che la vita ci presenta situazioni vicine alla relazione coi nostri genitori. Mentre decidere di perdonare, anche con sforzo, anche attraverso un percorso che può richiedere mesi di impegno cognitivo, serve a liberarci dai nostri nodi e a metterci i nostri rancori alle spalle, per poi meglio concentrarci sulla nostra vita.

Se fatto nel modo giusto, mettendo a confronto e lasciando dialogare tutte le parti di noi, la riconciliazione coi genitori che vivono dentro la nostra personalità può essere l’atto liberatorio più importante che faremo nella nostra vita. Vale la pena metterci l’impegno che ogni situazione specifica richiede in tal senso. E quando il percorso è troppo difficile da realizzare da soli, parlare con un buon life coach può fare la differenza.

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