L’onda d’urto dei Negazione: Lo Spirito Continua e la sua attualità

Malcom McLaren non avrebbe mai immaginato che uno dei frutti della sua scientifica operazione sarebbe poi uscito dalla più industriale città italiana di sempre, e per giunta in pieno yuppismo anni ’80. No.

Era il 1976 quando fece ritorno nella sua Londra dopo aver gestito la comunicazione dei New York Dolls e quella fertile e seminale nicchia underground (Stooges, MC5…), lo aveva proiettato nel futuro: quella strana boutique al centro di Londra che gestiva assieme alla compagna, certa Vivienne Westwood, gli stava ormai stretta. Aveva capito dove stava girando la rivoluzione e decise di far scoppiare la bomba a casa sua, nella perfida Albione. E così fu e quello strano ragazzo che frequentava la sua boutique, nome John Lyndon (aka Johnny Rotten), fu messo al centro di quel nuovo progetto. Nacquero i Sex Pistols, esplodendo commercialmente nel 1977: da lì in poi nulla fu più come prima.

Per arrivare alla Torino Motor-Rock City dobbiamo aspettare quasi un decennio ancora però, da percorrere rigorosamente lungo l’asse atlantico. Dobbiamo aspettare l’influenza del metal inglese dei primi anni 80 e la sua evoluzione americana nel thrash che contaminò il movimento punk di Washington grazie al genio di Ian MacKaye, dei suoi Minor Threat e della sua Dischord Records che diedero vita all’Hard Core (HC), capitolo fondamentale del dizionario musicale e culturale del ‘900. Per intuire il peso dell’etica HC e della sua “skate culture” sul costume americano, rimando alla causa che nel 2005 i Minor Threat intentarono alla Nike per aver copiato la grafica del loro primo disco per il lancio delle Nike modello SB. Causa legale dal ridondante effetto mediatico.

L’impatto immaginifico dell’Hard Core fu potentissimo, dai condomini urbani di sovietica concezione e dall’anestetica provincia cronica, le giovani leve della working class italiana reagirono al rampantismo anni ’80 dando vita ad una eccezionale ondata di genere, dalla quale emersero due punte di diamante dalla caratura internazionale: i Negazione da Torino e i Raw Power dalla provincia di Reggio Emilia.

Lo spazio di un articolo è troppo breve per parlare di entrambe. Inizierò dai ricordi personali.

I primi Ep del 1985 che circolavano in improbabili cassette casalinghe e il passaparola delle fanzines crearono un hype tale da catapultare in un pomeriggio estivo, un timido studentello di ragioneria (dall’aspetto tutt’altro che punk) su un treno diretto da Parma a Rimini, verso i grandi locali della Dimar Dischi con un solo pensiero nella testa: entrare in possesso di una copia de Lo Spirito Continua, il primo Lp dei Negazione. Uscito nel 1986 per Konkurrel, poi per Mordam e T.V.O.R. Mitologia urbana.

Negazione - Lo spirito continua

Lo Spirito Continua è un pezzo di cuore per un numero di persone che mai immagineremmo, con estrazioni socialmente e musicalmente trasversali. Nonostante l’estrazione fortemente alternativa è annoverato dalla rivista Rolling Stone tra i 100 migliori dischi italiani di sempre e sicuramente è un lavoro che va oltre il sonoro scendendo nelle profondità dell’ascoltatore, incarnandone non solo la naturale e fisiologica ribellione ad un sistema di vita percepito come ostile: Lo Spirito Continua racchiude, sorprendentemente, un messaggio costruttivo che il tempo sembra non poter intaccare.

La ruggine del tempo poco ha potuto contro la sua concezione sonora visionaria e potente, contro testi dall’approccio quasi trascendentale trasmessi da una personalità irripetibile. A conferma che la grande musica non è fatto meramente tecnico, ma “umano” e che le spinte in avanti, le “new waves” nascono da lì.

Questa analisi accorata rischia però di rendere poca giustizia al lavoro, soprattutto per i lettori che ancora non lo conoscono. Meglio percorrere una via più analitica, isolando tre componenti la cui amalgama sono convinto abbia prodotto questa autentica Pietra Miliare.

Il sound: una sintesi alta di Punk e Thrash

I Negazione sono stati definiti come la punk band più amata dai metallari. Non a caso. Il loro suono deve molto al thrash senza mai esserlo, nemmeno nel successivo Little Dreamer (1988, We Bite Records), in cui il chitarrismo in particolare è ancora più ammiccante al mondo della Bay Area, quella dei primi Metallica, loro riconosciuta influenza.

Il suono dicevamo. Pur restando perfettamente nel genere, risulta qui come mai, di difficoltosa catalogazione. La distorsione delle sei corde è un pugno in faccia, piena e dal volume altissimo, ma mai fuori controllo, diretta e grezza, ma “piacevole” persino. Un rapporto tra cavalli motore e velocità che non penalizza la guida mantenendo chiara la matrice punk e leggibile il ponte verso il metal americano di nuova generazione. La creatività della base ritmica un mondo nel mondo sonoro: se ne può approfondire l’ascolto senza perdere in interesse, ma guardandola da distanza, dal particolare al generale, catalizza la resa sonora.

Non pensiamo siano caratteristiche comuni di un genere nel quale una certa approssimazione era forse cercata e apprezzata, volendo esaltare l’istintività rispetto alla precisione. Qui è tutto leggibile, chiaro. E’ una precisione inesorabile al servizio delle atmosfere.

In loro appare meticolosa e voluta la ricerca di identità e di soluzioni proprie. Anche i temi e gli effetti creati: dai rumorismi (Un amaro Sorriso) ai cambi compositivi, alle linee strumentali, tutto sembra orientato da una ricerca e da una intenzione quasi “melodica” che rende il blocco sonoro stimolante all’orecchio, contrappunto ideale al feroce solipsismo vocale. Punta monolitica e tagliente della piramide Negazione, gli inappellabili cantati di Zazzo ne rappresentano la coscienza, ne incarnano alla perfezione il messaggio.

Capirete come l’effetto finale di quanto sopra descritto possa essere devastante e attraente al contempo, puntellato da momenti la cui lettura a posteriori può rivelare curiose anticipazioni: è il caso dell’intro di Diritto contro un Muro nel quale possiamo scorgere Breadcrumb Trail degli Slint cinque anni prima e di conseguenza i Massimo Volume di Emidio Clementi in embrione.

Negazione, Diritto contro un muro (with lyrics)

I testi: volontà e speranza

Di sicuro le liriche dei Negazione meritano una lettura a musica spenta. Coerenti col blocco sonico e con la retorica antisistema dell’HC, rivelano ad una più approfondita lettura due elementi di distinzione caratterizzanti: il prevalere della volontà rispetto al pessimismo, e la presenza sorprendente di elementi “speranziali” uniti ad una certa vena “profetica”.

La prima non è una novità nella letteratura Hard Core: la scuola di Washington in particolare propone uno stile di vita opposto a quello distruttivo del punk della prima ora. La resistenza al sistema si attua con una etica forte e dei comportamenti in cui la volontà personale si oppone alla tendenza “di massa”: dall’ambientalismo militante, allo “straight edge”, il movimento che prendendo il nome proprio da un pezzo dei Minor Threat, rifiuta l’uso di droghe e alcolici per non annebbiare le facoltà mentali necessarie all’attuazione dei modelli migliorativi proposti. Quanta strada dall’Anarchia negli U.K!

Nei Negazione la volontà di esistere è al di sopra di ogni ostilità ambientale percepita: “davanti a qualche vostro palazzo in ginocchio, con il corpo distrutto, ma con la mente attiva…”; è “La Vittoria della Sconfitta” consapevolmente posta a inizio disco come dichiarazione di apertura, di intenti. Similmente la chiusura, il suggello testuale de Lo Spirito Continua recita “…e forse allora anche la ferita farà meno male, lo spirito continua, potremo davvero essere vecchi e forti”.

Ma la vera sorpresa sono gli elementi inaspettatamente speranziali. Si, portatori di speranza, di un’idea positiva di futuro, di continuità appunto. Dal vaglio emergono con chiarezza espressioni che aprono inattesi spiragli di luce.

Voglio rituffarmi nella notte e ritrovare la mia compagna di sempre, perché lei mi sta aspettando: io lo so che è là, in qualche angolo della mente, pronta a trascinare la sua luce e ad inondare i miei occhi” è l’incipit di Lei ha bisogno di qualcuno che la guardi. Ma Niente inizia con una dichiarazione parallela: ”Passa il mio sguardo attraverso il nero, ma non trova niente su cui soffermarsi, vaga nel vuoto, attraverso i sentimenti, sa che cosa cercare ma non lo riesce a trovare…”. “Sa che cosa cercare”. Una scintilla che rimane accesa in un “Niente” che è “l’unica certezza che ho, è tutto, è niente, l’unica certezza resta la solitudine. Ma se sono qui è stata solo una mia scelta, fatti sentire, fatti vedere dovunque tu sia, dovunque io vada saremo sempre unici”. L’unicità della scelta (una volontà) proietta ad una dimensione ulteriore, anche affettiva, che porta “dovunque”.

Negazione - Lei Ha Bisogno Di Qualcuno Che La Guardi

L’etica del lavoro

La carriera dei Negazione come esposta e documentata testimonia l’estendersi di una proposizione dinamica anche nei confronti dell’ambiente musicale.

Dal meticoloso lavoro in studio, alla costante ricerca di soluzioni innovative rispetto alla tecnologia di quegli anni, i Negazione sono portatori di un dinamismo anche geografico e di una professionalità che arrivarono ad incidersi nei solchi, prendendo la forma di registrazioni impeccabili, dal volume potente e paradossale, ma senza sbavature o eccessi.

Attivismo e professionalità che fuori dallo studio diventavano atteggiamento mai passivo nei confronti del music business, basato su un’etica lavorativa “straight” di matrice HC americana certo, ma se vogliamo tipica di quel loro laborioso Piemonte industriale, pragmatico e cinico all’occorrenza. Guai a pensare che il segreto della fama internazionale, dei tour europei e americani e delle continue ristampe, risieda solo nel fascino della loro musica. I Negazione hanno mostrato agli ambienti alternativi italiani il duro lavoro che sta dietro alla gestione diretta e dal basso di una band, per la quale nulla è stato mai calato dai piani alti delle grandi etichette.

Un mix di talento visionario, personalità e “cattiveria” che ha prodotto quel suono che ancora oggi resta scolpito in un numero indefinito di sinapsi auricolari, quale elemento imprescindibile della nostra storia musicale.

“I beati non conoscono il buio e
non capirebbero una di queste parole
se provi anche tu sono certo che
la troverai e se non vedi niente
vuol dire solo che sei cieco…”

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