Tutti gli stereotipi nel video di Felicità Puttana dei Thegiornalisti

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Nella musica di massa contemporanea, ormai, la qualità del videoclip è diventata un aspetto basilare e decisivo nel successo del singolo di turno: se Spotify ha oggi davvero raggiunto un predominio quasi assoluto nella riproduzione di musica in streaming, Youtube resta un canale non trascurabile nelle strategie di comunicazione produttive. È importante ovviamente cercare di imporre una propria estetica nel videoclip, in modo che il messaggio possa arrivare semplice e diretto e così incuriosire lo spettatore.

Un’estetica molto ben definita è sicuramente facilmente riscontrabile nel panorama indie italiano degli ultimi anni. Con indie italiano in questa sede non ci riferiamo all’alternative nato nei primi anni 2000 in Inghilterra e USA e salito alla ribalta in Italia con Verdena e Negrita, tra gli altri. Con indie italiano qui intendiamo la scena tutta nuova e nostrana di musica pop cantautoriale degli ultimi anni, che trova i propri riferimenti in Baglioni, Venditti, il Battisti più commerciale e Vasco Rossi (passando per molto pop anni ’90) e tra i quali protagonisti principali ci sono sicuramente i Thegiornalisti. Il gruppo di Roma, dopo essersi fatto le ossa nella scena alternative rock della capitale, ha trovato il successo con una decisa virata verso il pop, attestata dal loro ultimissimo album Love, uscito quest’anno (e che ora è al centro di un tour completamente sold out nei palazzetti).

L’estetica del video indie presenta un netto richiamo nostalgico agli anni ’80 e un’ancora più netta divisione dei generi sessuali: tutte caratteristiche che possiamo trovare nel video di Felicità Puttana dei suddetti Thegiornalisti, presente in Love. L’analisi che vogliamo portare avanti non si basa sui tratti artistici puramente qualitativi della canzone e del suo video, ma vuole cercare di ricostruire il modo in cui l’immaginario indie plasma un’idea di figura della donna totalmente stereotipata.

Nel video vediamo, in sintesi, per tutta la durata del pezzo Tommaso Paradiso (il frontman del gruppo) che aspetta che la sua ragazza (interpretata da Matilde de Angelis) si prepari per uscire, sotto casa di lei. Tommaso, giacca di cuoio e occhiali da sole neri, passa praticamente la sua giornata a consumare un intero pacchetto di sigarette sperando che la ragazza prima o poi si decida a scendere. 5 minuti e sono pronta” e invece Matilde è ancora spaparanzata nel letto; che ore sono? Sembra mattina, ma di certo non molto presto: Matilde si è alzata tardi e sembra in ritardo per il suo appuntamento con Tommaso, ma non sembra darsi molti pensieri: si cambia almeno ventisette volte davanti allo specchio cantando la stessa Felicità Puttana.

Il video crea da questo momento una dialettica di genere attraverso un montaggio alternato che mette in relazione l’attesa di Tommaso e i preparativi di Matilde, analizziamo questa dialettica:

  • Matilde si alza svogliata e sbadigliante e inizia a lavarsi prendendosela con comodo  e ballando per la casa;
  • Tommaso aspetta in una macchina dal sapore vintage fumando una sigaretta;
  • Matilde si asciuga finalmente i capelli col fon dopo averli arricciati e lisciati per circa mezz’ora: per quasi tutto il tempo si guarda allo specchio mentre canta;
  • Tommaso entra in casa di Matilde, che è una villa di due piani inspiegabilmente lasciata aperta;
  • Matilde si mette lo smalto alle unghie, mentre Tommaso si beve una birra presa dal frigo di lei;
  • Matilde passa il tempo a far niente sul letto con solo un asciugamano addosso, mentre Tommaso inizia a fare pesi e ad andare in ciclette;
  • Matilde si cambia di abito più e più volte e inizia a truccarsi allo specchio, mentre Tommaso inizia a giocare a calcio (siamo intanto arrivati al tramonto).

Ora, in questa breve sequenza l’opposizione di genere appare ben evidente e poggia su degli stereotipi ben radicati: la ragazza si guarda allo specchio (può stare ore solo e unicamente a guardarsi allo specchio) ed è spensierata e divertita (di fatto ha così poco da fare nelle proprie giornate da passarle a prepararsi per uscire). Il ragazzo è annoiato e macho: non ha tempo da perdere e il video accentua bene questa differenza con la ragazza: Tommaso guarda sempre l’orologio e accumula sigarette dopo sigarette, Matilde vive in un tempo tutto suo. Il ragazzo fa e ha da fare, la ragazza non fa niente, è solo aspetto. Questa contrapposizione fatto contro immagine viene esacerbata nel momento in cui Tommaso per la noia inizia a giocare a pallone, un gioco maschile se lo vediamo dal punto di vista stereotipato, ma soprattutto un’attività fisica (così come i pesi e la ciclette), mentre Matilde sta sul letto a oziare e a cantare impigrita.

Questa dialettica si va poi a inserire in un’estetica dell’immagine spudoratamente anni ’80: telefoni fissi enormi e fosforescenti, poster di Vasco Rossi, colori sgargianti tendenti al salmone (soprattutto nelle inquadrature in cui c’è Matilde, che si oppongono per colori sul rosa alla inquadrature in cui c’è Tommaso, che sono decisamente sul blu e bianco), un’atmosfera, più in generale, di benessere economico. Per l’appunto è pienamente anni ’80 la villa in cui vive Matilde, è anni ’80 perché si rifà all’immagine di benessere economico di quegli anni tramandato nei film dei fratelli Vanzina (da Sapore di Mare a Vacanze di Natale). Gli anni ’80 non sono sicuramente un riferimento casuale: la musica indie italiana e in particolare i Thegiornalisti hanno un’immagine e un target da giovane upper middle class (romano, se vogliamo andare nello specifico) che sta bene economicamente e che è dunque spensierato nei confronti del suo futuro. È un’estetica in cui l’ascoltatore o si immedesima oppure fagocita con avidità come sogno di un qualcosa che vorrebbe essere ma non è; ed è proprio in quest’ottica che nasce anche lo strano divismo di Tommaso Paradiso, introverso ma avvenente, sensibile ma macho. Gli anni ’80 sono gli anni del benessere economico, e sono sicuramente anche gli anni della conservazione dopo gli eccessi libertini degli anni ’60 e ’70: per questo anche nell’ottica della divisione di genere netta il richiamo a quegli anni sembra un mezzo per portare avanti una serie di valori sessuali stereotipati che si oppongono alla sessualità fluida di anni ’70 e ’60.

In quest’estetica la donna è un oggetto del desiderio idealizzato ma quasi asessuato: è magra, non ha troppe forme e porta spesso i capelli a caschetto, preferibilmente scuri, non veste sexy ed è abbastanza problematica (ma va capita). È asessuata perché in tutti i video di musica indie (basta guardare Oroscopo di Calcutta e La musica non c’è di Coez), non abbiamo mai un rapporto fisico tra il ragazzo e la ragazza, ma sempre un rapporto da lontano col ragazzo che idealmente filma il video (oppure aspetta) e che non può toccarla. La ragazza però provoca e balla per tutta la durata dei videoclip, è distante ma gioca con l’uomo, facendogli fare cose irrazionali che non possono essere capite. La ragazza è il lato irrazionale e spensierato, il ragazzo è il lato che sta a struggersi l’anima coi suoi pensieri e la sua noia. La ragazza così diventa una pura idea, che non ha una propria vita e che passa il tempo a ballare in camera e a guardarsi allo specchio; lo sguardo indie è asessuato, sì, ma demarca in maniera netta la divisione di genere e crea uno stereotipo di femminilità vuota ma problematica, introversa ma divertente nella propria camera.

E alla fine del video, quando finalmente Matilde esce di casa ed è ormai calato il Sole, i due prima di partire si concedono solo un bacio sulla guancia e un saluto frettoloso e vuoto: due mondi che non si possono incontrare e che non conoscono un rapporto al di fuori del desiderio sessuale strozzato in gola, due sistemi di valori ben definiti e distinti che inquadrano la femminilità come statica, irrazionale e vanesia, e la mascolinità come fattiva, razionale e distante.

One comment

  1. Non per demolire la già parecchio sviluppata analisi.. ma è proprio l’idea di fondo che è sbagliata. Gli anni ’80 erano anni di cavalcante edonismo (Reaganiano diceva qualcuno) e di un certo tipo di cultura che in Italia ha portato anche al cinema dei Vanzina, ai vari Sapore di mare, e via dicendo. E quindi a una certa estetica, che è quella che si vede nel video.
    E alla diffusione massiccia di eroina e cocaina che in quegli anni ha falcidiato parecchia gente (la “felicità che dura un minuto ma che botta ci dà” nella canzone) e che costituiva il lato oscuro di quell’edonismo tanto ricercato.

    In un certo senso gli anni ’80 erano sì una reazione al periodo precedente (gli anni della contestazione), ma alla sua parte più inflessibile, quella dell’ideologia, e dell’impegno politico a tutti i costi. Ridurre il tutto ad una denigrazione dei ruoli (maschili e femminili) mi pare strampalato, oltre che sbagliato da un punto di vista della contestualizzazione.

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