Enter The Void, la psichedelia esoterica di Gaspar Noé

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Regista e sceneggiatore argentino, stabilitosi attualmente in Francia, Gaspar Noè ha uno stile racchiuso tra fotografia, immaginazione e solitudine. Tra le sue opere cinematografiche più importanti troviamo Carne, Irréversible e il più recente dramma erotico Love. Enter the Void è stato completato nel 2009, presentato al Festival di Cannes e arrivato in Italia solo nel 2011, distribuito dalla Bim.

Il film si apre con schermate velocissime, assolutamente psichedeliche e con una musica di sottofondo dura e ruvida, che rompe il ghiaccio immediatamente, guadagnando l’attenzione dello spettatore fin da subito. Le vicende sono ambientate in una Tokio futuristica, molto colorata e ripresa soprattutto in notturna. Si può dire che i personaggi principali siano due: Oscar, uno spacciatore appena arrivato in Giappone che divide un appartamento con sua sorella Linda, l’altra protagonista, con cui ha un legame molto profondo.

Caratteristica fondamentale del film è il fatto di essere girato, con una camera a mano, che si presuppone fosse attaccata alla testa dell’attore, creando un effetto in prima persona in cui ne sentiamo anche i pensieri, come in un videogioco. Infatti alcune volte si possono notare le palpebre chiudersi e riaprirsi nello schermo, proprio come se fossero i nostri occhi ad osservare tutta la scena. Come se noi fossimo Oscar.

Tradito da un amico, il ragazzo si ritrova in una difficile situazione, con la polizia giapponese che alla fine lo uccide in una scena davvero claustrofobica e spaventosa, in cui si ha l’impressione di morire con lui. Da qui parte il trip, il viaggio che lo spirito del ragazzo affronterà per tutta la durata del film, in cui è alla ricerca di qualcosa tra ricordi del passato, del presente e sprazzi di un caotico futuro. La storia si ispira al libro tibetano dei morti, il Bardo Thodol, in cui vengono descritte le esperienze che l’anima vive in seguito alla morte, o in particolare tutte le esperienze che stanno tra la morte e la rinascita di un individuo secondo la religione e cultura buddhista.

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Enter The Void, la locandina ufficiale del film

Per molto tempo questo film è stato il progetto maggiormente desiderato dal regista argentino. Da lui stesso definito come melodramma psichedelico, è un film caratterizzato da tecniche cinematografiche molto interessanti, come le luci fosforescenti, neon, colori sgargianti, inquadrature e riprese particolari (molte riprese dall’alto e al rallentatore) e con aggiunte e correzioni in computer grafica. La fotografia caleidoscopica lo colloca tra quelle pellicole considerate in un limbo tra arti visive e cinema, ovvero il cinema sperimentale psichedelico. Il film, che dura ben 160 minuti, potrebbe sembrare molto lento in alcuni punti, ma tutto ciò per dare un effetto allucinogeno e deformante della realtà, in cui Gaspar Noè intende creare un’esperienza disturbante e perversa tra sesso, droga e allucinazioni, toccando lo spettatore con una sincerità tipica del regista. In queste scene saturate e mistificate la morte e la vita vengono messe a confronto in una dimensione unica nel suo genere.

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