“Mi rilasceranno e ucciderò ancora”: la storia di Pedro Lopez, il mostro delle Ande

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Questa è la storia di uno degli assassini più brutali e spietati che siano mai apparsi sul pianeta. Un omicida dal sangue freddo che ha sterminato un numero infinito di giovani esistenze. Una vicenda dai risvolti inquietanti, visto che nonostante il responsabile dei delitti sia stato identificato e condannato, ad oggi nessuno sa dove sia. Ma procediamo per gradi.

Il rapitore

Ambato, Ecuador. Aprile 1980. Carvina Poveda è una madre che sta facendo compere presso un mercato della zona insieme alla figlia dodicenne Marie. Sembra tutto normale fino a quando un uomo dall’aspetto trasandato si avvicina e afferra la bambina, dandosi alla fuga. Carvina si mette a gridare e in pochi istanti il soggetto viene bloccato dai mercanti, che nel frattempo avvertono la Polizia. Quando gli agenti giungono sul posto, prendono l’uomo in custodia e lo trasportano in caserma.

Pedro Lopez. Questo è il nome del malintenzionato appena arrestato.

Pedro non vuole parlare con gli inquirenti, così questi ultimi studiano una strategia per tentare di farlo esporre. Inviano un prete della zona, Padre Cordoba Gudino, sotto la falsa veste di carcerato e lo mettono in cella insieme a Lopez. Dopo poco tempo l’uomo confesserà al Padre delle cose terribili, tanto che dopo un giorno il prete chiederà di essere portato via dalla stanza di segregazione. Riferisce tutto alla Polizia che successivamente decide di interrogare nuovamente il soggetto.

Stavolta Pedro parlerà, lasciando tutti a bocca aperta.

Confessa di essere un assassino seriale e di aver ucciso 110 ragazze in Ecuador, 100 in Colombia e più di 100 in Perù.

Agiva aggirandosi in cerca di vittime principalmente in mezzo ai mercati. Spesso seguiva le giovani per qualche giorno, in attesa del momento opportuno per rapirle. Appena riusciva a portarle via le trascinava in una zona isolata, dove abusava sessualmente di loro e in seguito le strangolava a mani nude, guardandole dritto negli occhi.

Una dichiarazione a dir poco agghiacciante.

Gli agenti decisero di verificare se quanto aveva raccontato corrispondesse alla verità, e così gli chiesero di farsi condurre nei luoghi dove aveva seppellito i corpi senza vita. Lopez li portò in un posto appartato nelle vicinanze di Ambato, dove erano presenti i resti di 53 bambine tra gli 8 e i 12 anni.

Ormai non c’era più nessun dubbio, i poliziotti avevano appena fermato un mostro.

Pedro Lopez

Nato a Tolima, in Colombia, l’8 Ottobre 1948, è il settimo dei tredici figli della famiglia.

L’infanzia di Pedro somiglia a un incubo da cui sembra impossibile svegliarsi. Il suo paese è nel pieno periodo delle rivolte urbane e le condizioni di vita sono estremamente povere. Come se ciò non fosse abbastanza, la madre adotta un atteggiamento fortemente severo e punitivo verso i suoi bambini.

All’età di 8 anni si manifestano i primi segnali di qualcosa che sta nascendo nella psicologia del figlio. La donna lo sorprende mentre cerca di costringere la sorella minore a un rapporto sessuale, motivo per cui viene buttato fuori di casa con la minaccia di non fare più ritorno.

Pedro si trova costretto ad adattarsi alla vita di strada, fino a quando viene approcciato da un uomo che gli promette di donargli una casa e del cibo. Il bambino accetta, compiendo una scelta che avrebbe rimpianto per il resto della sua vita. Il soggetto non lo porta nella sua abitazione ma lo conduce in un edificio disabitato, dove abusa sessualmente di lui prima di abbandonarlo nuovamente nelle strade.

Dopo questo terribile evento sviluppa una forte diffidenza verso gli estranei, alienandosi sempre di più nei confronti del mondo esterno. Inizia a muoversi soltanto di notte, andando a cercare il cibo tra i rifiuti e le discariche.

Dopo alcuni mesi decide di trasferirsi a Bogotà. È qui che viene avvicinato da una coppia che si offre di ospitarlo nella propria dimora. I coniugi si fanno carico di Pedro, garantendogli una casa e iscrivendolo a una scuola per orfani.

Le cose sembrano migliorare, fino a quando all’età di 12 anni Lopez viene molestato dal suo insegnante. Un’esperienza che fa riemergere vecchi traumi. Dopo questo episodio decide di lasciare tutto e tornare a vivere sulla strada.

Inizia a rubare auto per permettersi di vivere, diventando un ladro esperto. Proseguì la sua losca attività fino a quando nel 1969 venne arrestato durante un tentativo di furto e condannato a 7 anni di prigione.

Dopo soli due giorni di permanenza in galera, venne aggredito sessualmente da quattro detenuti. Da questo momento in poi decise che non avrebbe tollerato più nessun sopruso. Armandosi di un coltello, uccise uno per uno i quattro compagni che lo avevano stuprato. Per questo gli vennero aggiunti altri due anni di permanenza in galera, con l’attenuante della legittima difesa.

Finisce di scontare la sua pena nel 1978. Il ritorno alla libertà segna l’inizio di una nuova era per Lopez, ma nell’accezione più negativa possibile. Il seme della follia si era ormai definitivamente insidiato nella sua persona e iniziò a dare origine a una serie di atrocità.

Si stabilisce in Perù, dove comincia a prendere di mira le giovani delle tribù Indios. Secondo le sue dichiarazioni ne uccise più di 100.

Durante uno dei suoi tentativi di assalto verso una bambina venne catturato da una tribù di Ayachucos, che lo torturò per diverse ore prima di decidere di seppellirlo vivo. La fortuna stavolta era dalla parte di Lopez, in quanto un missionario riuscì a convincere la comunità a risparmiare la sua vita e affidarlo alle autorità. Venne quindi consegnato alla Polizia, la quale lo allontanò dalla nazione, trasferendolo in Ecuador.

Negli anni successivi si muoverà per tutto il paese, facendo anche delle visite in Colombia, proseguendo la sua folle carriera di serial killer. Riuscì a passare inosservato poiché le sparizioni di giovani ragazze venivano attribuite a motivi di schiavitù sessuale.

La condanna

Alla fine del 1980 Lopez viene condannato a 16 anni di reclusione, la pena massima in Ecuador. Verrà rilasciato nel 1994, ottenendo uno sconto di due anni per buona condotta.

Un’ora dopo la scarcerazione venne nuovamente arrestato come immigrato clandestino, in quanto risultava che avesse oltrepassato illegalmente i confini per entrare in Ecuador dalla Colombia.

In territorio colombiano venne processato a causa dei suoi omicidi ma alla fine sarà dichiarato insano di mente e per questo rinchiuso in una struttura per l’igiene mentale. Nel 1998, dopo tre anni di permanenza, venne dichiarato guarito e per questo fu rimesso in libertà.

Dopo il rilascio nessuno ha mai più avuto notizie su di lui.

Nel 2002 il governo Colombiano lanciò un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti, in quanto venne scoperto un omicidio fortemente compatibile con la vittimologia e il modus operandi di Pedro Lopez. Nonostante ciò l’uomo non è mai stato catturato e ancora oggi risulta latitante.

Pedro Lopez è considerato il secondo peggiore serial killer di tutti i tempi (dopo Luis Garavito). Non sappiamo se sia ancora in vita, né se sia riuscito a tenere a freno i suoi impulsi. Il terribile sospetto è che in questi anni abbia agito indisturbato, continuando a seminare morte. È possibile che ai giorni nostri si trovi da qualche parte nel mondo, fiero e consapevole di aver proseguito la sua folle missione senza essere stato più fermato. Ma è uno scenario che nessuno di noi si augura.

Sono l’uomo del secolo, nessuno mi dimenticherà mai. C’è un momento divino in cui ho le mani intorno alla gola di una giovane ragazza. La guardo negli occhi e vedo una certa luce, una scintilla, all’improvviso andare via. Il momento della morte è avvincente ed eccitante. Solo chi uccide davvero sa cosa intendo. Quando sarò rilasciato sentirò di nuovo quel momento.

Stralcio di un’intervista di Ron Laytner a Pedro Lopez

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Fonti:

serialkillercalendar.com – The Monster of the Andes
alittlebithuman.com – The Horrifying Story of Pedro Lopez : South America’s Missing Serial Killer