Since I’ve Been Loving You: il pianto d’amore dei Led Zeppelin

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È impossibile ascoltare i Led Zeppelin senza scomodare le viscere.

Capaci di essere durissimi ma allo stesso tempo dolcissimi, sanno incarnare l’essenza del rock come del blues, pestare come fabbri o essere maledettamente sensuali.

Il tocco inconfondibile di “Bonzo” Bonham, il suono di Page, la raffinata sapienza di Jones e la voce lacerante di Plant, non si possono ascoltare passivamente. Lasciano il segno. Sempre.

C’è un album e una canzone, in particolare, dove tutto questo si avverte in maniera molto intensa. Sto parlando di Since I’ve been loving you, brano presente su Led Zeppelin III. È in questo LP che Plant prese piena consapevolezza della sua timbrica riuscendo a gestire al meglio la potenza della sua voce.

Led Zeppelin - Since Ive Been Loving You

Il testo è dolorosamente straziante, com’è giusto che sia per un “blues”, parola utilizzata per la prima volta con la frase “having a fit of the blue devils” (“avere un attacco di diavoli blu”) col significato di essere triste e depresso, come si trova nella farsa di George Colman Blue devils, a farce in one act (1798). Nella lingua inglese, peraltro, il colore blu è proprio associato alla tristezza e alla sofferenza.

I quattro del “dirigibile” ci parlano di un povero ragazzo che soffre per amore, tradito dalla sua donna. Una storia personale che potrebbe essere la storia di tutti gli innamorati che hanno versato almeno una volta una lacrima per una delusione amorosa o una ferita del cuore.

Workin’ from seven to eleven every night
It really makes life a drag
I don’t think that’s right
I’ve really been the best of fools
I did what I could, yeah
‘Cause I love you, baby
How I love you, darling
[…]
But baby, since I’ve been loving you, yeah
I’m about to lose my worried mind, oh yeah

Lavorare dalle sette alle undici ogni notte
Rende la vita uno strazio
Non credo sia giusto
Sono stato il più giudizioso dei ragazzi
Ho fatto ciò che ho potuto, sì
Perché ti amo, tesoro
Quanto ti amo, tesoro
Ma da quando ti amo
Sto per perdere la testa, oh sì

Il preludio è ricco di sensuale svogliatezza, tipica del blues, ma questa si interrompe allo stop della batteria in controtempo: un suono secco, nitidissimo. E la prima punta di dolore arriva netta come un grumo di sangue che esplode in testa. Entra la voce, strascicata, pacata, quasi un parlato, quello di un uomo che cerca di spiegare le sue ragioni: “I’ve been working from seven to eleven every night..”.

Ma mentre lo dice, a poco a poco si fa strada la rabbia: “I’ve really been the best, the best of fools…” si sente la fatica di chi cerca di mantenere il controllo, e tuttavia non riesce a trattenere la disperazione che traspare nella reiterazione ritmica di quel “because I love you baby, how I love you darlin’, how I love you baby, my beloved, little girl…”

La musica segue il ritmo del respiro, delle sue pause, di quella calma che a poco a poco sembra sopraffatta dal dolore di fronte a tanta indifferenza.

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Everybody trying to tell me
That you didn’t mean me no good
I’ve been trying, Lord, let me tell you
Let me tell you I really did the best I could
I’ve been working from seven to eleven every night
I said it kinda makes my life a drag
Lord, that ain’t right, no no
Since I’ve been loving you
I’m about to lose my worried mind
Watch out

Tutti cercano di dirmi
Che non  eri buona per me
Io ho provato, Signore,  lascia che te lo dica
Ho lavorato dalle sette alle undici ogni notte
Lo ripeto, rende la vita uno strazio
Signore, questo non è giusto, no no
Da quando ti amo
Sto per perdere la mia testa preoccupata
Sta attento

Il parlato diventa un grido, e poi ancora un sussurro, un tentativo di trovare qualche ragionevolezza per evitare di diventare folli a causa del dolore e del torto subito, ma l’incalzare di organo e batteria, come un’onda di ricordi di sapori, odori, mani sulla pelle, lo rende impossibile. “Rende la vita uno strazio, Signore, questo non è giusto. Sto per perdere la testa…”

Ancora uno stop in controtempo ed ecco la magia sublime di una chitarra così bella da far male, un pianto rabbioso e dolce allo stesso tempo. Una chitarra che si arrende alla potenza illogica dell’amore.

Un singhiozzo di un minuto e quindici secondi, straziante.

Ancora uno stop, poi un grido e infine il silenzio…

Ma c’è ancora spazio per un ultimo straziante urlo contro il cielo.

Said I’ve been crying, yeah
Oh, my tears they fell like rain
Don’t you hear, don’t you hear them falling
Don’t you hear, don’t you hear them falling

Ti dico che sto piangendo, sì
Le mie lacrime cadono come pioggia
Non le senti, non le senti cadere?
Non le senti, non le senti cadere?

Questo uomo piange davanti alla donna che ama, le può perdonare tutto, ma è la sua l’indifferenza a farlo impazzire.

Niente sarà più come prima perché non si può uscire indenni da un amore vissuto così intensamente. Un amore così passionale da far perdere lucidamente la testa, il ritmo del respiro si rompe e preme, il controtempo si lega a frequenti rullate rabbiose, l’organo diventa sacro, le parole biascicate in modo convulso, la chitarra pare aver perso l’accordatura così come il protagonista ha perso ogni punto di riferimento. Sente la terra mancargli sotto i piedi…

Quanto male fa, amare così?

Si è spezzato tutto, non rimane che polvere e sangue. La testa pulsa, pulsa… tum, tum, tum…
Poi è pace.

Quando ho ascoltato per la prima volta questo brano, avevo appena scoperto il tradimento di una mia ex ragazza. Se avessi avuto la voce di Plant, anch’io avrei voluto sfogarmi urlando il mio dolore. Il mio sarebbe stato il grido di chi ha immaginato e creduto sempre che l’amore dovesse avere un andamento avvolgente e travolgente, totalizzante e sensuale da far perdere la testa, senza temere che questa intensità potesse diventare drammatica.

Quel giorno ho perso la mia innocenza d’innamorato, per sempre. Poi la vita è cambiata così come il mio modo di approcciarmi ai sentimenti. Sarà per questo, che amo profondamente questo brano. Ha segnato una tappa indelebile nella mia vita.

La versione live di Since I’ve Been Loving You che trovate qui sotto è considerata una delle performance dal vivo più emozionanti della carriera dei Led Zeppelin.

 

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