Depeche Mode, Memento Mori, l’equilibrio tra luce ed ombra

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Nel booklet di un disco uscito lo scorso ventiquattro marzo, una fotografia scattata da Anton Corbijin ci mostra due componenti di una band che guardano l’orizzonte dipanarsi davanti ai loro occhi, ma oltre alla loro presenza e le loro ombre, c’è anche la presenza/assenza di Andrew “Fletch” Fletcher, il loro bandmate scomparso troppo presto, ma in un modo o l’altro presente.

Volente o nolente lo scatto, ma soprattutto il videoclip di Ghost Again dei Depeche Mode, directed as usual da Anton Corbijn, ci hanno fornito la preview del mood di “Memento Mori”, il quindicesimo album in studio della band di Basildon; il bianco e nero bergmaniano che sottolinea il dualismo vita e morte; Dave e Martin che dopo la scomparsa del loro compagno di band Fletcher si sono ritrovati in due; la gioia e la malinconia sottolineata dagli archi by Davide Rossi e trattati elettronicamente da James Ford e Marta Salogni, i cervelli dietro la console “targata” “Memento Mori”.

Depeche Mode - Ghosts Again (Official Video)

Ok, potremmo dire come nel sound and vision di “Ghost Again” sia racchiusa l’essenza del disco, ma sarebbe ingeneroso; c’è anche “Wagging Tongue”, “My Cosmos is Mine” -che con la sua drammaticità e quel mix tra la voce baritonale di Dave Gahan e quella tenorile di Martin Gore è da brividi-, ed altri nove brani, questo per dire come “Memento Mori” sia un’opera veramente a fuoco dove tutto funziona: il songwriting, che per questo lavoro si è avvalso del supporto di Richard Butler, che assieme a Martin Gore -il compositore principale della band- ha co-firmato quattro dei dodici brani del disco; il suono pieno di echi, riverberi che abbraccia le tracce e le parole di “Memento Mori”.

Un dualismo che si percepisce in ogni solco dell’album: pieno di ombre ma non privo di luce, quella del duo inedito di Dave e Martin, che con l’assenza/ presenza di Andrew Fletcher, guardano avanti con entusiasmo, ma anche nostalgia.