Il Mostro del Quadraro: la storia di Elvino e Mario Gargiulo

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Quello del Mostro del Quadraro è senza dubbio uno dei fatti più singolari e scioccanti della cronaca nera italiana. Tutto nasce da una inspiegabile scomparsa a cui farà seguito un’indagine che porterà alla rivelazione di uno scenario che va al di fuori di ogni immaginazione.

La scomparsa del “Pelè del Quadraro”

13 Novembre 1994. Al Quadraro, quartiere di Roma, scatta l’allarme quando un ragazzo svanisce nel nulla. Luca Amorese, 14 anni, era uscito il pomeriggio dicendo al padre che sarebbe andato a fare un giro con il motorino. A sera inoltrata il giovane non era ancora rientrato e così i genitori decidono di sporgere denuncia.

Luca, carnagione scura, madre di origine capoverdiana, è una giovane promessa del calcio. Gioca nella squadra locale e impressiona tutti per la sua abilità con il pallone tra i piedi. Proprio per questo motivo è soprannominato “Il Pelè del Quadraro”.

Una scomparsa su cui l’intera comunità si interroga.

Dopo qualche giorno i genitori del ragazzo ricevono una lettera su cui è scritto: “Cara mamma, vado con un amico dove starò benone perché ha il bar e mi vuole bene.” La missiva è firmata Luca Amorese, tuttavia la madre si accorge subito che c’è qualcosa di strano in quel messaggio. Successive analisi dimostrano che la calligrafia presente sulla busta che conteneva la lettera e su cui era riportato l’indirizzo di casa Amorese non corrisponde a quella di Luca. Un fatto che getta un’ombra sull’intera vicenda rendendola ancora più enigmatica. Cosa è successo al giovane?

Gli inquirenti cercano di ricostruire gli ultimi spostamenti conosciuti del ragazzo e le sue frequentazioni. Proprio indagando in questa direzione emerge una circostanza piuttosto particolare.

Risulta che Luca nell’ultimo periodo frequentasse in maniera assidua una casa situata in Via Demetriade 10, dove abita un anziano signore che il ragazzo soprannominava “Il nonno”. Elvino Gargiulo, 68 anni, rigattiere. Un personaggio tanto bizzarro quanto inquietante. Abita insieme al figlio Mario, 26 anni, all’interno di un edificio fatiscente dove il degrado regna sovrano. Si vocifera che sia solito invitare giovani nell’abitazione e che li paghi in cambio di favori sessuali.

Gli agenti entrano nella dimora e trovano il motorino di Luca. A questo punto Elvino diventa il sospettato numero uno, anche se l’anziano nega ogni coinvolgimento nella scomparsa del giovane. Le indagini si concentrano sulla sua figura e su quello che accade in quella casa ed è così che emerge un’altra storia dalle tinte oscure.

Valentina e Luigina

Nel tentativo di estrapolare dichiarazioni importanti dal figlio, i Carabinieri inviano uno dei suoi uomini sotto copertura, il quale si finge omosessuale e cerca di relazionarsi con Mario. Durante i loro appuntamenti il ventiseienne si lascia andare, facendo riemergere una vicenda risalente a tre anni prima e che lascia tutti senza parole.

Inizia a parlare di Valentina e Luigina, una donna e la sua nipote che frequentavano la loro abitazione. Mario riferisce che lui e il padre hanno ucciso entrambe e le hanno sepolte nell’orto.

1991. Luigina Giumento è una donna di 56 anni, ex proprietaria di una bottega di impagliatura, trasferitasi al Quadraro dopo aver vissuto a Tor Bella Monaca. Vive insieme alla nipote Valentina Paladini, 10 anni. Da qualche tempo sembra che Luigina avesse intrapreso uno stile di vita intemperante ed era solita frequentare la baracca di Elvino Gargiulo. Di lì a poco si persero le tracce di entrambe.

La loro scomparsa venne presto risucchiata nell’oblio. Luigina e Valentina, due vittime invisibili finite ai margini di una società che purtroppo si era dimenticata della loro presenza e quindi anche della loro assenza.

In seguito alle rivelazioni di Mario gli inquirenti dispongono delle perquisizioni in casa Gargiulo. Dopo aver scavato nel giardino vengono ritrovati alcuni degli effetti personali di Luigina e Valentina. Dentro al pozzo viene rinvenuto parte di un omero che successive analisi dimostreranno appartenere a una donna tra i 45 e i 55 anni. Il 12 Dicembre 1995 Elvino e Mario vengono arrestati.

A questo punto Mario confessa l’omicidio di Luigina. I particolari della sua ammissione sono terrificanti. Secondo le sue dichiarazioni Mario sarebbe stato spinto dal padre a cercare di consumare un rapporto sessuale con Luigina ma non era riuscito a mettere in pratica l’atto. La donna lo avrebbe deriso minacciandolo che, se non fosse stata pagata, avrebbe raccontato a Elvino che il figlio era omosessuale. Mario si scaglia su di lei e le stringe le mani attorno al collo, strangolandola a morte. Preso dal panico per quello che è appena successo chiede l’aiuto del padre , il quale decide di sbarazzarsi del corpo, prima però si vuole occupare della nipote. Elvino uccide Valentina a colpi di spranga sulla testa. Dopo aver tolto la vita a entrambe si liberano dei cadaveri, prima facendoli a pezzi per poi gettarli nel pozzo e bruciarli.

Il processo

Nel Febbraio 1997 inizia il processo. Durante il procedimento Mario cambia più volte versione dei fatti, si accusa e si discolpa in continuazione.

Emergono anche alcuni agghiaccianti particolari risalenti alla sua infanzia.

Da piccolo abitava insieme al padre e alla sorella. Elvino era solito abusare sessualmente di loro e mise anche incinta la figlia, che all’epoca aveva soltanto 12 anni. Mario era stato utilizzato in passato dal padre anche come merce da baratto, affidato ad alcuni suoi amici in cambio di soldi o oggetti di valore. Costringeva entrambi i figli a mangiare dei topi che lui stesso cucinava appositamente. Un passato che aveva lasciato dei segni indelebili.

La perizia psichiatrica nei confronti di Mario riscontra dei disturbi psicologici importanti.

Emergono anche alcuni testimoni, uno di essi dichiara di essere stato stuprato da Elvino Gargiulo all’età di 9 anni.

Alla fine del dibattimento entrambi gli imputati vengono condannati per gli omicidi di Luigina Giumento e Valentina Paladini. 24 anni di reclusione a Elvino e 16 anni a Mario.

Viene avviato anche il procedimento relativo alla sparizione di Luca Amorese.

Elvino è l’imputato. Per prima cosa emerge un memoriale scritto dal figlio Mario in cui riporta una frase che il padre gli ha riferito “dove sta Luca Amorese nessuno lo troverà”.

Un’amica che conosceva Elvino testimonia di essere stata invitata dall’uomo a scrivere l’indirizzo di casa Amorese sulla busta di una lettera. Successivamente viene alla luce un intercettazione ambientale di Elvino dove l’anziano, riferendosi a Luca, afferma: “mi ha rubato a casa, mi ha rubato a casa e io l’ho mandato in pace.”

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L’ultima meta conosciuta di Luca è stata la casa di Gargiulo e il suo motorino era stato trovato proprio all’interno della dimora. Una serie di elementi che formano un quadro piuttosto grave nei confronti dell’indiziato.

Nel Dicembre del 2000 Elvino Gargiulo viene condannato a 22 anni per l’omicidio di Luca Amorese. Rimase rinchiuso a Poggioreale fino al 2005, quando all’età di 78 anni muore in carcere. Si vocifera che sia stato ucciso ma è una circostanza che non è mai stata confermata. Con una buona dose di certezza si è portato dietro di sé la verità su dove ha fatto sparire il corpo di Luca Amorese.

Il Mostro del Quadraro, così venne soprannominato Elvino Gargiulo, resta uno dei personaggi più sadici e perversi della storia della cronaca nera italiana. Per certi versi ricorda Albert Fish, il cosiddetto Uomo Grigio, nelle sue inclinazioni malvagie e deviate. Per altri aspetti è una vicenda che si accomuna a quella di Joseph Kallinger, dove un uomo fuori controllo trascinò il figlio in una spirale di violenza e morte.

In definitiva una storia che provoca amarezza e tristezza per la fine di tre vite che sono state intrappolate da un soggetto perfido e spietato.

Fonti:

Crime+Investigation Italia – Il mostro del Quadraro
theitaliantimes.it – Elvino Gargiulo e le ossa dell’orto degli orrori nella Roma anni ’90