Il significato di Summer on a Solitary Beach di Franco Battiato

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Quando sono davanti al mare, circondato dal garrito dei gabbiani e cullato dallo sciabordio delle onde, mi viene voglia di ascoltare La voce del padrone di Franco Battiato.

Dura poco più di mezz’ora, ma dentro c’è tutto quello che amo di Battiato: la profondità, la “leggerezza” e il sintomatico mistero delle sue liriche, i cori, le invettive senza sconti, l’esistenzialismo, i sentimenti e tante altre cose;

Battiato sapeva sempre spingersi oltre le colonne d’Ercole: non aveva paura delle traversate verso l’ignoto; nessun motivo al mondo l’avrebbe trattenuto dall’intraprendere un nuovo viaggio musicale seguendo il suo istinto e il ritmo della sua anima.

Il ritmo. Per Battiato il groove era fondamentale: la batteria elettronica onnipresente ne La voce del padrone, quel synth così tempestoso ma anche portatore di quiete, gli archi arrangiati da Giusto Pio. Per Franco il ritmo era la nave che lo faceva attraccare in mondi lontanissimi, persino a Saggitarius A, lì nella Via Lattea.

Sapeva sempre dove voleva andare, sapeva seguire il vento che l’ avrebbe portato nella direzione giusta. Fu così soprattutto per La Voce del padrone, dove la voglia mai sopita di realizzare delle pop songs è ritornata da lui, come un’onda.

Franco Battiato - Summer on a Solitary Beach

Summer on a solitary beach inizia proprio come una vera e propria dichiarazione d’intenti: sciabordii elettronici che sono il preludio ad una pop song dal ritmo sostenuto, il cui apice è nel ritornello, magnifico come il cielo terso in una giornata estiva.

Oggi nel cielo c’è qualche nuvola di “troppo”, ma nell’aria c’è odore di cinema all’aperto e d’estate che è arrivata “inaspettatamente” prima del previsto. La sua morte invece era una cronaca annunciata, anche se fortunatamente Battiato e la sua famiglia sono riusciti a mantenere il massimo del riserbo sulla malattia che lo affliggeva da tempo.

Battiato, come i grandi artisti, non amava dire troppo, e non mi riferisco al suo privato, ma alle parole dei suoi testi,  spesso così criptici o semplicemente sono io troppo “ignorante’ per comprenderli appieno; ma a volte è così bello che non ci sia niente da capire.

Franco ha sempre saputo dove voleva arrivare con i suoi “flussi di coscienza” e tornerà sempre a trovarci; a me è capitato oggi in questa giornata dal sapore estivo, così senza timore dell’impatto iniziale, sono entrato in acqua per annegare nel dolce mare di Battiato.