Andrei Chikatilo: la storia vera del mostro di Rostov che ispirò Evilenko

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La storia del Mostro di Rostov è quella di una lunga e devastante catena di delitti protrattasi per molti anni. 52 vittime e un solo colpevole, consegnato alla storia come uno dei serial killer più disturbati e brutali di sempre.

UN INCUBO INFINITO

Šachty, Russia. È il 22 Dicembre 1978 e Yelena Zakotnova, una bambina di nove anni, sta facendo rientro a casa quando viene avvicinata da un uomo. Lo strano personaggio si presenta con apparenti buone intenzioni e la persuade ad entrare in casa sua. Una vecchia abitazione con tre stanze.

24 Dicembre. Yelena è ormai scomparsa da due giorni quando avviene una terribile scoperta. Nei pressi di un fiume viene rinvenuto il cadavere della bambina. È stata colpita violentemente alla testa e accoltellata numerose volte.

Un omicidio spaventoso.

La Polizia avvia le indagini e risale a un uomo, Alexander Kravchenko, residente nella zona e con precedenti di stupro. Il sospettato viene interrogato dagli agenti e confessa il crimine, finendo così in prigione. Nel 1982 Kravchenko viene giustiziato da un plotone di esecuzione.

Il caso sembrerebbe risolto, ma quello che nessuno ancora sa è che Alexander Kravchenko non è l’assassino di Yelena. Il vero colpevole è riuscito ad eludere le indagini. Ed è quello che continuerà a fare nei successivi 12 anni.

4 Settembre 1981. Lungo un sentiero di una foresta di Rostov viene rinvenuto un corpo senza vita. Si tratta di Larisa Tkačenko, 17 anni. La vittima è stata tremendamente mutilata. Un atto atroce che sembra a tutti gli effetti opera di un maniaco. Il sospetto è che nella zona si aggiri un individuo mosso da pulsioni deviate e irrefrenabili, che potrebbe continuare a colpire se non viene fermato. Un impressione che troverà purtroppo conferma nei mesi successivi.

12 Giugno 1982. Lyubov Biryuk, una ragazza di 13 anni, esce di casa per andare a fare delle commissioni per sua madre. Sarà l’ultima volta in cui la giovane verrà vista in vita. Verrà dichiarata dispersa per le seguenti due settimane, fino a quando il suo cadavere sarà scoperto. Anche in questo caso si tratta di omicidio. Dall’autopsia risulterà che Lyubov è stata sventrata e le sono stati cavati gli occhi.

Un delitto agghiacciante. Da questo momento in poi gli omicidi si susseguiranno ad un ritmo forsennato, in un’escalation di violenza che seminerà il panico nell’intera nazione.

Da Luglio a Dicembre il serial killer mieterà altre sei vittime, quattro di sesso femminile e due di sesso maschile. Il suo modus operandi è scioccante e disumano. Alle vittime femminili recide i capezzoli o il seno, spesso rimuovendo anche l’utero. Le vittime maschili vengono castrate.

Le indagini proseguono e tra gli inquirenti comincia a circolare la teoria secondo cui gli omicidi sarebbero di natura ritualistica e di conseguenza riconducibili ad un qualche tipo di culto satanico.

Nel frattempo i delitti non si fermano e durante il 1983 verranno uccise e mutilate altre 8 persone. La faccenda diventa sempre più complicata e per questo motivo viene coinvolta una squadra di investigatori direttamente da Mosca, capitanata da Mikhail Fetisov.

Nonostante gli sforzi delle autorità l’assassino continuerà il suo folle piano, lasciando dietro di sé una lunga scia di cadaveri. Il range di età delle sue vittime varia dagli 8 ai 44 anni. Colpisce sia uomini che donne e sembra che scelga in maniera del tutto casuale. Infierisce sui corpi con ferocia inaudita, asportando genitali, seni, utero, occhi, lingua. Una scalata di violenza e brutalità che si protrae per molti anni, perpetrata da un soggetto che riesce sempre a sfuggire dalle mani degli investigatori.

Nell’investigazione viene coinvolto anche Alexandr Bukhanovsky, uno psichiatra, il quale stila un profilo dell’assassino. Secondo il dottore l’omicida è un uomo tra i 45 e i 50 anni, sessualmente impotente e con un’infanzia difficile alle spalle. È affetto da necrosadismo e trae piacere sessuale dalla sofferenza degli altri.

Alla fine del 1990 avviene la svolta.

La Polizia nota che molte vittime vengono ritrovate nei pressi delle stazioni ferroviarie, motivo per cui sospettano che il killer utilizzi i treni per spostarsi. Cominciano così a tenere sotto controllo tutte le fermate, convinti di riuscire a intercettare il soggetto che cercano da anni.

Il 6 Novembre un ispettore che stava pattugliando una stazione, vede uscire un uomo dai boschi. I suoi vestiti sono sporchi e sembra essere macchiato di sangue. L’agente lo ferma e esegue un controllo. L’individuo si chiama Andrei Romanovich Chikatilo. Nonostante i sospetti l’uomo verrà lasciato andare. Nel frattempo l’ispettore redige un rapporto su quello strano individuo.

Chikatilo viene di conseguenza messo sotto stretta sorveglianza. Il 20 Novembre è osservato dai poliziotti mentre, uscendo dalla sua abitazione, avvicina ripetutamente e con insistenza dei bambini. Gli agenti decidono a questo punto di procedere con l’arresto.

Sottoposto a interrogatori, l’uomo nega in maniera decisa di essere il responsabile degli omicidi. Tuttavia gli inquirenti sono convinti di aver trovato l’uomo giusto e decidono di provare a farlo parlare con Bukhanovsky, l’uomo che aveva redatto il profilo dell’assassino. Dopo il colloquio con lo psichiatra, arriva la confessione da parte di Chikatilo. È lui il Mostro di Rostov.

ANDREI CHIKATILO

Nato il 16 Ottobre 1936 a Yabluchne. Figlio di contadini, cresce in una situazione di estrema povertà, tanto da patire la fame per giorni e spesso non riuscendo a consumare pasti regolari.

All’età di 5 anni, la madre gli racconta una storia sul fratello maggiore, il quale sarebbe morto prima della sua nascita. Secondo il racconto della donna il bambino sarebbe stato cannibalizzato da altri contadini, affamati a causa della carestia. La vicenda non è mai stata confermata e non è chiaro se fosse realmente accaduta, tuttavia produrrà un notevole impatto nella mente di Andrei.

Suo padre viene catturato dai nazisti durante il servizio di guerra e rimarrà prigioniero fino al 1949.

Nel 1944 Andrei inizia ad andare a scuola, mostrando da subito un carattere introverso e riservato. Il bambino viene spesso bullizzato dai compagni di scuola, anche a riguardo della reputazione del padre, che veniva considerato un codardo a causa della sua esperienza sul campo di guerra. Per questo motivo il figlio nutrirà un forte risentimento nei confronti del genitore.

Nonostante questo Andrei si mette in mostra come uno studente particolarmente brillante, dotato di ottima memoria. Nel 1954 si diploma e decide di provare a entrare all’università di Mosca, tuttavia non riuscirà a passare il test.

Il rapporto con l’altro sesso è complicato, la sua timidezza gli impedisce di conoscere ragazze. Il primo segnale di un disturbo arriva quando si presenta a casa di un’amica della sorella, tentando una violenza sessuale e fallendola in quanto avrà un’eiaculazione precoce involontaria. Un episodio che aprirà le porte alla sua carriera criminale.

Nel 1957 parte per il servizio nazionale. Durante gli anni dell’esercito passerà la maggior parte del tempo in solitudine, spesso autoescludendosi dalle iniziative dei compagni.

Torna a casa nel 1960 e trova il suo primo lavoro come tecnico di telefoni.

Nel frattempo sua sorella gli fa conoscere una ragazza. È in questo periodo che Andrei si rende conto di avere delle disfunzioni sessuali e di soffrire di impotenza. Dopo meno di due mesi la relazione finisce. La sorella non si arrende e gli fa conoscere una sua amica di nome Feodosia. Stavolta le cose sembrano andare per il verso giusto, e il loro rapporto si trasformerà in matrimonio. La coppia darà alla luce due figli, Lyudmila e Yuri.

Andrei è deciso a fare un salto in avanti con la sua carriera, per questo si iscrive alla facoltà di lingue e letteratura Russa dell’università di Rostov. Nel 1971 si laurea e riuscirà a trovare lavoro come insegnante di scuola.

In questa posizione però inizierà a mostrare segnali di squilibrio, rendendosi spesso protagonista di tentativi di molestie nei confronti dei suoi studenti. La situazione arriva al culmine e nel 1974 gli viene chiesto di dimettersi.

Negli anni successivi trova impiego in altri istituti scolastici, dove però dimostra di non avere polso nei confronti dei suoi studenti, i quali gli mancano continuamente di rispetto. Allo stesso tempo non riesce a tenere sotto controllo le sue pulsioni sessuali, che in alcuni casi sfociano in abusi fisici. Per questo motivo viene licenziato.

Nel 1978 acquista in segreto una casa fatiscente a Šachty. Chikatilo è ormai deciso a mettere in atto le sue perversioni e usa questa abitazione come una rete per incastrare le sue vittime. Inizialmente attira persone nella dimora barattando prestazioni sessuali in cambio di soldi. Tuttavia non sarà sufficiente per appagare le sue fantasie, le quali hanno una radice più perversa. È così che il 22 Dicembre 1978 compie il suo primo omicidio, uccidendo Yelena Zakotnova.

Terminate le esperienze di insegnante trova lavoro come acquirente per un’azienda, un impiego che gli permette di viaggiare per la maggior parte del tempo. Andrei approfitterà di questo fattore per compiere i suoi delitti in varie zone della Russia, mietendo una lunga e inarrestabile sequenza di morte.

LA CONDANNA

Il processo inizia il 14 Aprile 1992. Durante le udienze Chikatilo si metterà in mostra con atteggiamenti sopra le righe, arrivando anche ad abbassarsi i pantaloni davanti alla giuria dichiarando che la natura lo aveva maledetto rendendolo sessualmente impotente.

Il 15 Ottobre Andrei Chikatilo viene riconosciuto colpevole di 52 omicidi e di conseguenza condannato a morte.

Il 14 Febbraio 1994, nella prigione di Rostov, ha luogo l’esecuzione. Chikatilo viene ucciso da un soldato con un colpo di pistola alla nuca.

Termina così la storia di uno dei serial killer più violenti mai comparsi sulla terra. Un uomo con un’infanzia e una storia particolare alle spalle, che negli anni si è trasformato in un vero e proprio mostro, commettendo atti esecrabili. I suoi omicidi, vera e propria manifestazione della sua depravazione mentale, hanno sconvolto il mondo intero, distruggendo la vita di molte persone e gettando nel terrore per anni la popolazione.

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Fonti:

scenacriminis.com – Andrei Chikatilo, The Rostov Ripper
biography.com – Andrei Chikatilo