God Save the Queen: dalla regina Elisabetta al punk dei Sex Pistols

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Si chiama God Save the Queen (anche se in origine era King, per ovvie ragioni) ed è l’inno nazionale ufficiale del Regno Unito. Si tratta di uno degli inni più iconici di sempre, al pari della Marsigliese, partito come canto dei rivoluzionari francesi, poi adottata dalla Francia come inno ufficiale. Quello inglese però vanta una longevità che raramente si può vedere per altri inni. Venne composto infatti nella prima metà del Settecento e in seguito al colonialismo britannico si è diffuso in tutto il mondo.

Ancora oggi viene eseguito con orgoglio in molti Paesi che riconoscono l’influenza della Corona nella propria storia, come Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica. Per questo stesso motivo, attraverso una decodifica esemplarmente oppositiva, costituisce anche uno dei simboli più longevi dell’imperialismo occidentale, dei privilegi della monarchia rispetto alla classe operaia. Fin qui nulla di strano, se non fosse per il 1977, quando venne celebrato il Giubileo d’argento della regina Elisabetta, con l’inno che avrebbe di certo assunto un ruolo importante, all’interno della celebrazione, come vera colonna sonora di questo evento. Tuttavia in quello stesso anno, come molti appassionati di musica popolare già sapranno, esplose la cultura punk, fatta non solo di musica e vestiti straccati, con pettinature estreme e ben studiate, ma anche di una contestazione radicale, di stampo nichilista e improntata sul rifiuto dell’autorità vigente, dei valori e della politica dominante.

Proprio in questo contesto i Sex Pistols, al pari di altre formazioni punk-rock, furono gli alfieri di questa cultura, molto probabilmente la band più abile sul fronte dell’uso strumentale dei media attraverso operazioni spiazzanti, originali (per l’epoca e il contesto in cui avvenne il tutto) e sicuramente provocatorie. Il loro secondo singolo che doveva intitolarsi No Future (una delle parole d’ordine del movimento punk vigente) ed era programmato per l’uscita proprio a cavallo del Giubileo d’argento della celebre Queen Elizabeth II. L’idea, che oggi possiamo commentare come originale e dissacrante, fu quella di cambiare il titolo al singolo, facendolo quindi coincidere con l’inno nazionale. La trovata provocatoria però non si limitò a questo, ma un po’ sullo stile dei Beatles che salirono sul tetto per improvvisare un live senza permessi e autorizzazioni, affittarono un barcone sul Tamigi e tentarono di attraccare di fronte a Westminster, suonando a volume sparato il loro nuovo brano originale.

Naturalmente il tentativo naufragò per via dell’intervento della polizia che li trascinò a riva, arrestando 11 persone con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Tuttavia la cosa più importante, per contestualizzare questa storia very british è che da quel momento in poi i modelli di pubblicità e di promozione vennero sovvertiti, per andare incontro alle esigenze della fase storica che si stava attraversando. Nel 1977 infatti il cinema, la narrativa e il mondo della tecnologia erano in grande fermento, a livello produttivo e di ideazione. Proprio nello stesso anno infatti la Atari realizzò il primo VCS, meglio noto tra i suoi adepti come Atari 2600, parallelamente all’Apple II, che venne distribuito proprio durante la primavera del 1977. Appena qualche giorno prima in sole 42 sale cinematografiche aveva fatto la sua prima apparizione un film, che era destinato a lasciare il segno, non solo a Hollywood, ma per tutto l’ambiente della settima arte. Si tratta di Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza, scritto, prodotto e diretto da George Lucas, uno dei più innovativi e originali esponenti di quel movimento meglio noto come New Hollywood. Oggi gli esempi dei Sex Pistols, di Steve Jobs e Atari e del Re Mida di Hollywood, George Lucas, sono entrati di diritto non solo nel contesto della storia contemporanea, ma sono degli esempi tangibili di come un prodotto e un’idea originale di marketing e di comunicazione possano creare fermento e movimento, partendo tra virgolette dal basso, utilizzando come cassa di risonanza l’opinione pubblica e i media del loro tempo. Seguendo questo esempio anche il gambling digitale con NetBet casino online come esempio tangibile, si è fatto conoscere e si è imposto per il mercato del gioco online odierno.