The Father: un film fatto di poesia e disperazione

“Quando sei qui con me questa stanza non ha un più pareti”. Bastano poche parole, per riportare alla mente la celebre canzone di Gino Paoli, e abbandonarsi ad una delle melodie più eteree ed eterne della musica italiana.

Cosa accade invece quando sono i ricordi ad abbandonare, a volte per sempre, la nostra memoria?

Il regista e drammaturgo francese Florian Zeller, ci offre uno sguardo lucido e complesso circa una realtà completamente trasfigurata, come quella percepita da un padre (Anthony Hopkins) malato di Alzheimer e da una figlia (Olivia Colman) in bilico tra gli spazi stravolti di una lacerante compassione.

The Father è un film che decontestualizza ogni senso dal suo orizzonte e ogni cielo dalla propria stanza. Se vita e morte sono in netta contrapposizione fra loro, vivere e morire sconfinano, talvolta dolorosamente, l’uno nell’altro. Morire è ancora un vivere segnato, indelebilmente, dalla disperazione di una richiesta d’aiuto non accolta.

THE FATHER | Official Trailer (2020)

Una sequenza particolarmente straordinaria, è quella in cui padre e figlia attendono l’arrivo della nuova infermiera mentre fanno colazione. Quando quest’ultima arriva, il padre non volendo farsi trovare in pigiama, chiede alla figlia di aiutarlo a vestirsi. Anne, nella fretta di ricevere l’assistente, banalizza il pudore e l’imbarazzo del padre, ferendone la dignità.

Indescrivibile è il senso di mortificazione che appare sul volto di Anthony Hopkins, che con un’espressività magistrale, vince il suo secondo Oscar come miglior attore, grazie proprio a questa pellicola.

C’è qualcosa che induce a pensare che in fondo le emozioni e la sensibilità, non si cancellino mai del tutto, nemmeno quando muoia progressivamente la memoria dei numeri e dei nomi. Rimane, tuttavia, una strana poesia nell’osservare un albero che perde silenziosamente le sue foglie; nell’eccezionalità di un momento, fortunato e misterioso, in cui un genitore riconosce il volto del proprio figlio, o ancora, nell’umanità di un’infermiera che consola, col suo abbraccio forte e sconosciuto, i degenti d’un ospizio “Abbandonati, come se non ci fosse più, niente più niente al mondo.”

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