Come Gus Fring ha distrutto la (falsa) morale di Walter White

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Breaking Bad è stata l’opera d’arte che ha dato il via ad una “mania” delle serie TV che ancora oggi caratterizza il mercato cinematografico, decretando la quasi completa fine della formula classica del “film”, che poi si compirà con l’avvento delle piattaforme streaming.

Come mai le serie TV hanno avuto tanto successo? Perché, innanzitutto, ogni volta che avanziamo con una nuova puntata, abbiamo a che fare con una situazione già a noi “familiare”. L’idea invece di doversi scontrare ogni volta con un nuovo scenario totalmente sconosciuto, ogni ora e mezza circa, può destabilizzare.

Inoltre la serie TV sembra poter scandire ritmi più umani, quotidiani, meno frenetici. E, di pari passo, questo permette di approfondire con più accuratezza la psiche dei personaggi.

Riguardando Breaking Bad non ho potuto che apprezzare la profonda complessità – unita ad un forte dinamismo nella caratterizzazione dei personaggi, mai piatti – dei personaggi e ho potuto cogliere alcune considerazioni morali riguardanti le loro figure.

Breaking Bad ha avuto un impatto tra il 2008 e il 2013 simile a quello dei Soprano alla fine del XX secolo, ma con un contesto sicuramente più “vicino” al nostro. Intendo dire che Breaking Bad mostri come un personaggio come Tony Soprano (e forse ancora più spietato, perché “intenzionale”, agisce in piena coscienza dei fatti) si possa annidare nelle nostre tranquille strade.

Walter White, una volta aver scoperto di essere malato di cancro, si sveglia dal “sonno” del mondo borghese: la consapevolezza dell’incombenza della morte lo mette di fronte alla mancanza di senso della vita, e questo porta con sé il crollo dei valori morali cristiano-borghesi.

Per dirla con Nietzsche, necessario come strumento concettuale nell’analisi di questa serie, su Walter incombe lo spettro del nichilismo:

Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al “perché?”. Che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi perdono ogni valore.

Nietzsche, La volontà di potenza

E se Walter inizialmente, lavorando in maniera superficiale e inaccurata con Jesse Pinkman , entra nel mondo della droga mosso da necessità – quella di garantire denaro alla famiglia – grazie a colpi di fortuna e mosse che mettono una pezza al lavoro incoscienzioso di fondo, riuscirà a divincolarsi da tale necessità: ha guadagnato abbastanza, ha ottenuto la somma che serviva per le cure, l’intervento e una parte ingente da lasciare a moglie e figli.

Già qui si intravede qualcosa di interessante sulla figura di Walt: il fine di Walt non è semplicemente ottenere quei soldi, perché se così fosse avrebbe potuto accettare l’assicurazione sanitaria che gli ex-colleghi e amici Elliott e Gretchen gli avevano offerto.

Allo stesso modo quando il figlio Walter Jr. sembra aver trovato un modo (sia pur lui inconsapevole di ciò) per riciclare il denaro della droga – aprendo cioè una donazione di beneficenza per permettere a Walter di avere le sue cure – egli sembra palesemente infastidito dall’idea che la gente creda che sia stato il figlio a salvarlo. Nel vedere la gioia che prova la famiglia quando riceve tali donazioni (in realtà appunto sono i soldi di Walter) egli prova sgomento profondo.

Ed ecco che qui viene ancora in contro Nietzsche: una volta spogliato il mondo dal “velo di Maya” bisogna costruire – da sé – un nuovo sistema valoriale, diventare l’Oltreuomo. Walter distrugge la carità, la disprezza.

A vantaggio dell’istinto della vita, si dovrebbe davvero cercare uno strumento per colpire con una punta acuminata un’accozzaglia di pietà tanto morbosa e pericolosa. […] Nella nostra malsana modernità nulla è più pericoloso della pietà cristiana.

Nietzsche, L’anticristo

Così Walter cerca di riconquistare se stesso attraverso l’orgoglio, tanto da sentire questo spasmodico bisogno di dire a tutti che in realtà lui si è salvato solo grazie alle sue forze e non grazie ad altri. Lo dimostra la furibonda lite con Hank alla festa in piscina, momento in cui egli rivendica il suo ruolo di padre, le parole contro Skyler e il suo comportamento una volta ritirato dal mondo della droga.

Walter infatti sembra non voler rientrare, dopo la rottura con la sua famiglia, nella produzione di metanfetamine, ma allo stesso tempo cerca di impedire che Jessie, a corto di soldi, prenda autonomamente il suo posto, tentando addirittura di sabotarlo parlando con Gus Fring e rifiutandosi di accettare che Jessie riesca da solo a produrre una metanfetamina simile alla sua. Non a caso Walter liquiderà, una volta tornato a produrre per il maxi laboratorio di Gus Fring, il suo preparatissimo assistente (tanto da anticipare ciò che Walter vuole che faccia), probabilmente perché al suo cospetto Walter si sente inutile.

Gus Fring allora qui, nell’elegante portamento che ci ha fatto amare questo personaggio, smaschera la falsa morale di Walter White. E lo probabilmente per il suo tornaconto nella puntata chiamata Mas (stagione 3, puntata 5). In un colloquio faccia a faccia con Walter – proprio quando quest’ultimo cerca di sabotare Pinkman – Gus insinua indirettamente l’eccesso di orgoglio di Walter, che infatti risponderà:

Lei ritiene che reclami una sorta di diritto, per certi versi anche presuntuoso, sulla mia formula? Una sorta di smodato orgoglio che lei ritiene semplicemente stia prendendo il sopravvento su di me, annebbiando il mio giudizio?

Sia pur per negazione quindi, questo dialogo coglie l’essenza del nuovo Walter. Nel nuovo laboratorio, qualche minuto più avanti, Gus sarà lucidamente esplicito:

Qual è il compito di un uomo, Walt? Provvedere al benessere della famiglia. […] E lo fa anche se non si apprezza il suo gesto, se non viene rispettato e anche se non è amato. Semplicemente resiste e va avanti, è suo dovere, perché è un uomo.

La tattica di Gas non avrà sicuramente come fine quello di moralizzare Walt, ma di convincerlo a tornare, forse proprio facendo indirettamente leva sull’orgoglio che il discorso stesso cerca di spegnere. Paradossale forse. Ma qui emerge il nucleo tutto ciò che Walt è stato sinora e che, probabilmente, continuerà ad essere. La morale del “dovere” di Gus non ha avuto il sopravvento sulla “volontà di potenza” – per dirla ancora con Nietzsche – del signor Walt. E quest’ultimo ne pagherà le conseguenze.

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