Le anime nascoste di Londra: storia, esoterismo e simboli

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Viaggio nei luoghi più affascinanti d’Europa

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Londra, con i suoi circa quattordici milioni di residenti nell’area metropolitana, di cui molti provenienti dall’estero o di origine straniera, è considerata la città più multietnica e cosmopolita d’Europa, nonché, insieme a New York, la metropoli più trendy del mondo. Si tratta di uno dei centri economici, finanziari e culturali più importanti nell’intero globo, considerata anche uno dei tre vertici del triangolo della magia nera, insieme a Torino e a San Francisco.

Sull’origine del toponimo “Londra”, gli esperti sono abbastanza incerti. È assodato che un termine più antico, in epoca romana, fosse stato latinizzato in Londinium, anche se ancora non è certa la radice di esso. Nei primi secoli dopo Cristo era stata tramandata la storia/leggenda che il nome della città derivasse dal mitico re Lud, mitico conquistatore celtico, mentre di recente è stata avanzata l’ipotesi che possa fondarsi sull’espressione preceltica plowonida, traducibile in “fiume troppo largo per guado”, con riferimento alla parte del Tamigi che attraversa la città. Pertanto, l’originaria forma celtica del nome di Londra, potrebbe essere stata Lowonidonjon.

L’archeologia ufficiale ha accertato insediamenti sparsi dei Britanni in un’epoca antecedente alla fondazione romana, datata nel 43 d.C. Ma alcune scoperte recenti fanno supporre che Londra fosse molto più antica di quanto fino ad ora emerso. Alla fine del secolo scorso sono stati ritrovati i resti di un ponte dell’età del bronzo sul lungo fiume a nord di Vauxhall Bridge che, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe servito per attraversare il Tamigi o per raggiungere una piccola isola perduta. Questa scoperta ha di nuovo alimentato la leggenda della terra di Avalon, tanto cara alla mitologia celtica. Dopo esser stata distrutta nel 61 d.C. dalla tribù degli Iceni, i Romani ricostruirono Londinium che diventò una città prospera e fiorente, con ricchi edifici, terme ed anfiteatri, al punto che nel II d.C. contava circa 60.000 abitanti, una cifra di tutto rispetto per il contesto storico. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, Londinium fu abbandonata, anche se nella zona dell’attuale Covent Garden iniziò a svilupparsi un insediamento anglosassone, nei secoli successivi più volte attaccato dai Vichinghi. Gli abitanti, allora, ripopolarono l’antica area della città romana per poterne utilizzare le mura come protezione contro gli invasori.

Tra il X e l’IX secolo Londra diventò il centro politico ed economico della neonata monarchia inglese, anche se doveva affrontare la concorrenza della vicina Winchester, centro del tradizionale regno del Wessex. Fu il re Edoardo il Confessore, con la ricostruzione dell’Abbazia di Westminster, a porre le basi di un vero e proprio governo nazionale stabile. Questa politica fu continuata da Guglielmo, Duca di Normandia, dopo la battaglia di Hastings, con l’incoronazione a sovrano d’Inghilterra nella cattedrale di Westminister. All’inizio del quattordicesimo secolo, iniziò a prendere forma quella che sarebbe diventata la più grande e frenetica città d’Europa (in età vittoriana più di 500 anni dopo), superando i 100.000 abitanti, anche se gran parte della popolazione fu decimata dalla terribile epidemia di peste nera che imperversò in tutto il vecchio continente.

Come abbiamo detto in apertura, a Londra si attribuisce la fama di essere uno dei vertici del triangolo della magia nera mondiale, ma chiediamoci quali possano essere i motivi di tale nomea. Pensare ad una Londra occulta ci appare abbastanza insolito, perché siamo abituati a vederla come grande metropoli moderna e multietnica, una vera e propria miscela di razze diverse che si intrecciano nel tessuto urbano cresciuto intorno al fiume Tamigi. I suoi cittadini ed i turisti, percorrendo le movimentate strade di Londra, sono distratti dal frastuono, dai colori e dalle luci, senza riflettere che tanti quartieri caratteristici come Soho, Covent Garden, Chelsea o Westminster, in realtà possano nascondere luoghi segreti o non facilmente decifrabili.

Si potrebbe cominciare dalla Londra sotterranea, che costituisce quasi un mondo parallelo che pulsa di vita propria rispetto alla superficie. La simbologia del sottosuolo è molto più complessa e velata, richiedendo da parte degli interpreti sforzi di comprensione più definiti. Quando si parla della Londra sotterranea, significa ovviamente prima di tutto riferirsi alla sua fittissima rete di metropolitana (underground), conosciuta come tube, la più antica e ramificata al mondo. I lavori per l’underground cominciarono verso la metà del diciannovesimo secolo, quando in città si girava ancora in carrozza e non vi era l’illuminazione elettrica ovunque. Mi viene in mente il complesso ed eruditissimo romanzo Il pendolo di Foucault di Umberto Eco, nel quale, ad un certo punto, si adombra l’ipotesi che il vero motivo della costruzione dei cunicoli sotterranei della metropolitana siano da addebitarsi all’intento di convogliare in maniera proficua le intense correnti telluriche del sottosuolo. Di certo, si tratta di un’opera letteraria, ma rende bene l’idea della particolarità del luogo.

L’ingresso alla stazione di Bank Station

Dalla prima linea a forma di anello del 1863, non a caso chiamata “circle”, la metropolitana è andata sempre via via più espandendosi ed attualmente rappresenta per il visitatore un modo per osservare gli strati più antichi e nascosti della metropoli. Come su tutti i luoghi oscuri, anche nell’underground di Londra circolano tantissime storie di fantasmi, di misteri irrisolti e di fenomeni mai spiegati in maniera adeguata. Tra questi si distingue la vicenda della “suora nera” di Bank Station, che di notte vagherebbe nell’omonima stazione in cerca del fratello, un cassiere di banca ingiustamente giustiziato all’inizio del diciannovesimo secolo. Lo spettro più conosciuto della metropolitana è forse quello della stazione abbandonata del British Museum, chiusa nel 1933: si tratterebbe addirittura dello spirito di una mummia egizia legata ad una maledizione segnata sulla tomba di un faraone. Fa quasi sorridere, ma la supposizione dell’esistenza di un tunnel segreto che porti dalla stazione della metro fino al Museo non è così peregrina, in considerazione dei fitti collegamenti tra cunicoli esistente nel sottosuolo di Londra.

Secondo alcuni esoteristi, il simbolo stesso dell’underground, ossia il cerchio rosso attraversato da una barra blu, con la scritta di colore bianco, ideata dal calligrafo Edward Johnstone, rievocherebbe l’emblema alchemico dello “spirito”, di “ciò che si trova all’interno”. Potrebbe, pertanto, rappresentare un emblema dell’acronimo V.I.T.R.I.O.L., che racchiude il principio dell’opera alchemica (Visita Interiora Terrae rectificandoque invenies occultam lapidem- Visita l’interno della terra e rettificando troverai la pietra occulta). La trafficata stazione di King’s Cross, in particolare, è collegata alla narrazione popolare riguardante una regina celtica, Boadicea, che avrebbe capeggiato una rivolta contro i Romani. La leggenda popolare, nata dall’equivoco di un toponimo di un antico villaggio, è stata sfatata ma ha, comunque, ispirato la scrittrice Rowling a scegliere proprio la stazione di King’s Cross per collocare l’inizio del viaggio degli aspiranti maghi nella fortunatissima saga su Harry Potter.

Nel quartiere dello Strand, nella zona di Charing Cross, ci si imbatte in un imponente edificio di pietra, sede di esposizioni artistiche, di concerti e di attività ricreative, la Somerset House. Al di sotto dell’elegante palazzo, si estende un’oscura trama di stradine e di cunicoli, fino ad arrivare alla stranissima “Deadhouse” una tomba sotterranea appartenente ad un nobile del Seicento. Nel sottosuolo della medesima zona, verso la metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, furono ritrovati i resti di un vecchio tempio di culto in onore al dio Mitra, dove si svolgeva il rituale dell’uccisione del toro in onore della divinità. Se si transita per Cannon street, al numero 111, all’interno di un edificio quasi in abbandono, dietro una griglia metallica, si può ammirare una pietra grigia, denominata la London Stone. In apparenza senza valore, si tratta in realtà di un reperto antichissimo, le cui prime citazioni risalirebbero al 1098, ma considerata molto più datata. Vi è una storia suggestiva, ma completamente infondata, che collegherebbe questa pietra ad un altare eretto da un personaggio leggendario, Bruto di Troia, discendente di Enea, arrivato nella grande isola britannica. Sta di fatto che la pietra, a detta degli amanti della geomanzia, si troverebbe al centro di una zona di fortissime energie telluriche, considerata la vicinanza della Temple Church e dello stesso antico tempio mitraico citato prima.

La London Stone

La città di Londra, quasi del tutto distrutta da un devastante incendio nel 1666, fu quasi interamente ricostruita da insigni architetti, come Sir Christopher Wren, affiliati ad organizzazioni massoniche. La metropoli, a cominciare dal suo centro finanziario, la City, è piena di immagini simboliche e significative. In questa area, vi è la zona denominata Blackfriars (frati neri), così chiamata dalla tunica nera rivestita dai domenicani, che qui istituirono il proprio priorato. In questa area il Tamigi è attraversato da un ponte in ferro decorato, con una tradizionale fama di sfortuna, dove nel 1982 fu trovato impiccato il banchiere Roberto Calvi, coinvolto nell’intrigo finanziario del Banco Ambrosiano/Vaticano/Cardinale Marcinkus (una storia ancora non del tutto chiarita). Sembra una coincidenza che il cadavere del banchiere sia stato ritrovato proprio in una delle zone del potere finanziario mondiale, per molti versi oscuro ed inafferrabile.

Nella City, prima del 1666 sorgeva il vecchio quartiere del “Tempio”, dove nel periodo medioevale aveva soggiornato anche Jacques de Molay, come “grande Maestro del tempio di Londra”, prima di diventare “gran Maestro generale dell’Ordine dei Templari”. Il termine “temple” riecheggia ancora, non solo in molti luoghi specifici della zona, ma nella stessa simbologia delle raffigurazioni. In Fleet Street si innalza il “dragone alato”, che porta uno scudo bianco, non a caso rosso-crociato, con lo stemma di San Giorgio. Notando questa scultura, mi venne subito in mente come la classica rappresentazione cristiana fosse stata capovolta. Nell’iconografia cristiana, infatti, San Giorgio ammazza il drago, simbolo del male; nella scultura londinese il drago o serpente, sinonimi in alcune lingue antiche, sembra esaltato, avendo anche assimilato lo stemma del santo. Nelle adiacenze si incontra l’edificio della “Temple Church”, che rivela una chiara ispirazione alla Chiesa del Santo sepolcro di Gerusalemme con la sua forma circolare. Nella parte frontale più antica, si nota la presenza di due cavalieri, collocati su un unico cavallo: si tratta di una trasfigurazione a tre dimensioni del sigillo dei cavalieri. Dall’intero quartiere prende il nome la “Temple bar”, una delle porte principali attraverso cui si poteva accedere nella città, collegando la City con Westminster.

Come in altre numerose città europee, anche a Londra sono state trovate alcune rappresentazioni di “Madonne Nere”, nei cui confronti avevano grande devozione sia i Cavalieri Templari che quelli di Malta. Già in merito ad altre città, ho sottolineato come la “Madonna Nera” probabilmente non sia altro che una trasposizione cristiana della dea egizia Iside, venerata in tutto il bacino del Mediterraneo. Un esemplare della Vergine nera si può trovare nella chiesa di St. Dunstan-in-the-west, in prossimità del Quartiere del Tempio. Un’altra raffigurazione significativa è presente in un’area abbastanza distante, Camden Town, nella moderna chiesa di “Our Lady of Hal”, legata al culto per la Madonna Nera della città di Halle, in Belgio.

Ed a Londra non potevano mancare gli obelischi, che nell’antico Egitto simboleggiavano Ra ed il culto del sole. Nella City londinese si trova l’obelisco più importante del Regno Unito, soprannominato “Cleopatra’s Needle” (ago di Cleopatra), situato lungo il Tamigi nei pressi del Victoria Embakment. Nella precedente collocazione in Egitto vi era un obelisco speculare a questo, oggi collocato nel Central Park di New York.

La St Paul’s cathedral

Uno dei luoghi più visitati di Londra è la St Paul’s cathedral, la cui edificazione cominciò nel 1675 per terminare nel 1708. Si tratta della seconda chiesa più grande al mondo dopo San Pietro a Roma e, a similitudine di essa, presenta una grande cupola all’incrocio dei due transetti. L’intera costruzione, da considerarsi il capolavoro di Sir Christopher Wren, fondata sulle rovine di una chiesa normanna, a sua volta situata sui resti di un antico tempio dedicato a Diana, racchiude un simbolismo che oltrepassa gli apparenti significati cristiani. Uno degli esempi più evidenti è costituito dalla presenza, dietro all’abside, della decorazione di due inquietanti pentacoli neri, raffigurati per commemorare le vittime anglo-americane della Grande Guerra.

L’altro edificio londinese maggiormente rappresentativo ed altrettanto imponente è Westminster Abbey, cattedrale gotica dedicata a San Pietro, fatta edificare nella forma attuale da re Enrico III nel 1245, in sostituzione della più antica cattedrale in stile romanico-normanno. La cattedrale è stato il luogo di incoronazione di tutti i sovrani d’Inghilterra e, per questo, fino al 1996 ha conservato la leggendaria “pietra del destino”, oggi conservata nel castello di Edimburgo (cfr. capitolo relativo alla città scozzese). All’interno di Westminster Abbey, vi è una notevolissima presenza di simboli, come la tomba di uno dei più grandi scienziati, alchimisti e pensatori dell’epoca pre-illuministica, Isaac Newton. In diversi punti del “Grande chiostro” sono raffigurati alcuni schemi del gioco denominato delle “Nove Fossette”, il cui nome originale nella letteratura anglosassone è “Nine Men’s Morris”. Si tratta di tavolieri tracciati sulla pietra, molto spesso su una superficie curva come una colonna, il cui utilizzo richiede un grande sforzo da parte dei giocatori per avviare e concludere un’immaginaria partita. Le interpretazioni sono molteplici, tra cui una delle più ricorrenti sostiene che la disposizione del gioco vorrebbe indicare che la strada per raggiungere la maturazione e la consapevolezza interiore è molto ardua e difficile.

La White Tower

Non vi è racconto su Londra, dove non sia citata la sua famosa “Torre”. Essa fu ideata alla fine dell’XI secolo, come torre fortificata in difesa della City, con l’originario colore bianco (White Tower). Di seguito è stata circondata da alte mura ed altri edifici, assumendo l’aspetto attuale. All’interno della Torre alloggia una particolare specie di volatili, i corvi, di cui alcune guardie si prendono sistematicamente cura. Un’antica leggenda vuole che quando i corvi spariranno dalla Torre, la monarchia inglese cadrà. Nella Torre si conservano i gioielli della corona, omnicomprensivi di tutti i paramenti reali che i sovrani indossano durante l’incoronazione o in altre poche solenni cerimonie ufficiali. Tanti personaggi illustri sono stati imprigionati in questo luogo, come Anna Bolena, Sir Thomas More, Enrico VI d’Inghilterra, Davide II di Scozia, Maria Stuarda, Lady Jane Grey e molti altri. Il graffito più suggestivo della Torre è la cosiddetta “ruota magica”, disegnata da un certo Hew Draper, accusato di stregoneria. La ruota porta la data del 30 maggio 1561 ed in essa sono iscritti i segni dello Zodiaco, mentre sulla sinistra sono cesellate le influenze planetarie sui giorni della settimana e sugli orari.

Dal Seicento in poi nella City londinese, si diffuse enormemente la criminalità. Mentre si passeggia per Fleet street, si può incontrare una strana targa, quella che ricorda il luogo dove un tempo vi era la “Devil’s Tavern”, demolita nel 1787, famosa per essere il quartier generale dei più tremendi banditi ed assassini della città.

Tra le storie più spaventose e misteriose della capitale inglese, vi è senza dubbio quella relativa a Jack lo Squartatore, ovvero Jack the Ripper (il nome attribuitogli inizialmente dalla stampa). L’assassino che allora si aggirava per Whitechapel, ora tranquilla zona residenziale, ha lasciato la sua identità ancora avvolta nel mistero, anche se alcune teorie l’hanno identificato con un nobile, desideroso di coprire uno scandalo di corte. Una recente ed affascinante ricostruzione ha avanzato l’ipotesi che il terribile assassino sia stato una donna.

E come non menzionare il barbiere Sweeney Todd che, nella seconda metà del Settecento, avrebbe compiuto più di 160 omicidi, attirando le vittime nella sua bottega e colpendole brutalmente con il rasoio, grazie all’aiuto della panaia Margey Lovett che, con i corpi scarnificati dei malcapitati, preparava torte da vendere ai clienti. L’orrida coppia sarebbe stata smascherata dal cattivo odore che proveniva dalla chiesa di St. Duncan, nelle cui catacombe ci sarebbe stato il loro laboratorio nefando.

In questo contesto, lo scrittore Conan Doyle inventò il famoso personaggio di Sherlock Holmes, con le prime pubblicazioni su varie riviste, soprattutto lo Strand Magazine, dove le avventure del detective riscossero subito un brillante successo di pubblico. L’appartamento situato al 2218 di Baker Street è stato acquistato dalla Holmes International Society ed adibito a Museo ( Sherlock Holmes Museum). In realtà, quando Conan Doyle scrisse, la strada era più corta, per cui l’abitazione era immaginaria anche “de facto”. L’ampliamento è avvenuto negli anni Trenta, consentendo questa proficua operazione di marketing. Nei pressi della stazione della metropolitana di Charing Cross, vi è anche lo Sherlock Holmes Pub, un altro storico locale della metropoli londinese che raccoglie un’ottima collezione di oggetti provenienti dal set dei film dedicati al celebre detective.

Definire i luoghi più significativi di Londra è piuttosto difficile, in considerazione dell’elevato numero di attrazioni, nonché di piazze e strade famose, entrate nell’immaginario collettivo attraverso le rappresentazioni cinematografiche e le narrazioni letterarie. Comincerei da Trafalgar Square, la grande piazza da cui partono le grandi arterie della città, come The Mall, il viale che porta a Buckingham Palace, il già citato Strand che porta alla City e Whitehall in direzione dell’House of Parliament. Come è ben noto, la piazza rievoca la straordinaria impresa di Nelson che sconfisse le flotte francesi e spagnole nel 1805 durante le guerre napoleoniche. Nella piazza vi è uno dei Musei più famosi al mondo, la National Gallery che custodisce il nudo più antico della storia dell’arte, la Venere di Bilendorf, risalente all’epoca preistorica, nonché una preziosissima raccolta di artisti come Michelangelo, Raffaello e Botticelli.

Il British Museum

Il Museo pubblico più antico di Londra è, tuttavia, il British Museum, che accoglie i visitatori con la sua imponente struttura neoclassica, come un gigantesco tempio dell’antica Grecia. Mi ha particolarmente colpito la ricchissima collezione di oggetti che raccontano la storia dell’uomo, cominciando dalle prime incisioni su pietra in età preistorica, per arrivare alle prime monete, ai geroglifici egizi ed ai più antichi ideogrammi disegnati sulle ceramiche cinesi. Il British Musuem è una celebrazione della vastità dell’impero coloniale britannico del diciannovesimo secolo, quando costituiva la prima potenza mondiale, comprendendo una raccolta che abbraccia ogni continente. Di particolare rilievo è la galleria dedicata alle sculture del Partenone di Atene che vanta la più nutrita collezione di vasi greci, così come quella dei reperti dell’antico Egitto che custodisce la famosissima “stele di Rosetta”, la cui scoperta ha consentito di decifrare il sistema iconografico dei geroglifici.

Londra, come abbiamo detto in apertura, è considerata una delle metropoli più trendy al mondo, in campo artistico come in campo musicale. La Tate Modern Gallery comprende una delle esposizioni più all’avanguardia nel panorama internazionale, con due grandi sale dedicate alla pittura dall’inizio del ventesimo secolo fino ai giorni nostri, con opere di Picasso, Van Gogh, Matisse, Dali, Kandinsky ed altri. La stessa struttura della Tate Gallery si può definire un’opera d’arte, conservando la sua originale struttura di antica centrale elettrica, come la grande ciminiera e la sala macchine, la Turbine Hall. A due passi dalla Galleria, vi è lo Shakespeare’s Globe Theatre, una moderna ricostruzione del celebre Globe Theatre fondato dalla compagnia teatrale del più celebre drammaturgo di tutti i tempi. A tale proposito, recenti ricerche hanno rivelato la dimora occupata da Shakespeare durante il suo lungo soggiorno a Londra, dove avrebbe composto l’Amleto, Romeo e Giulietta ed altre opere: si tratterebbe di un casa al numero 5 di Great St Helen’s, in prossimità della movimentata Liverpool Street.

Piccadilly Circus

Il simbolo della vita pulsante londinese è Piccadilly Circus, che come dimensioni è soltanto una modesta piazzetta, dove confluiscono importanti strade come Shaftesbury Avenue, Haymarket, Piccadilly street che conduce verso gli ampi parchi della capitale, Regent Street ed Oxford Street, le vie dello shopping internazionale. Oltre alle numerose insegne luminose al neon, uno dei simboli più conosciuti della piazza è la famosa statuetta, chiamata comunemente “Eros”, costruita in alluminio per celebrare la filantropica esistenza del settimo Conte di Shaftesbury. In realtà, almeno nelle intenzioni apparenti, si tratterebbe della raffigurazione dell’angelo della carità cristiana. Piccadilly Circus è anche il centro della moda musicale londinese e dei suoi esperimenti melodici sempre al passo con i tempi, di cui lo storico locale London Pavilion ne è uno dei testimoni più emblematici.

La tradizione musicale di Londra, per quanto riguarda il genere pop, è quella più seguita in ambito internazionale. La rassegna di star è infinita: dai mitici Beatles ai Rolling Stones, passando per Led Zeppelin e David Bowie, o i Genesis, fino a gruppi più recenti come i Coldplay e Arctic Monkey. Londra è diventata la capitale mondiale della musica, grazie all’armonica integrazione delle diverse culture dei suoi abitanti, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, quando nei locali di Soho, si procedeva a sperimentare nuovi percorsi di vibrazioni e di suoni, mutuando moderni ritmi come quelli della musica jazz afro-americana.

Vi è una Londra monumentale, splendida e profondamente legata alla tradizione. Gli esempi più significativi sono rappresentati dal Big Ben e dall’House of Parlamient, un’eccezionale costruzione neogotica, conosciuta anche come Palazzo di Westminster, presente in tutte le raffigurazioni della metropoli britannica. È uno degli edifici più grandi al mondo, attraversato da circa 3 km di corridoi, sotto il quale è situato un labirintico e sconfinato sistema di cunicoli. Si racconta che George Orwell abbia tratto ispirazione da questi sotterranei, per descrivere il Miniver, il fantastico “Ministero della verità” nel suo visionario romanzo, 1984. L’House of Parliament, è dotata di due torri imponenti: la Victoria Tower, dalla quale si accede direttamente al Parlamento e la Clock Tower, la mitica torre dell’orologio, simbolo di riferimento e di precisione per tutto il mondo. Il nome popolare, assunto in seguito di Big Ben, in realtà in origine indicava l’enorme campana di 13 tonnellate, chiamata così perché fatta installare da Benjamin Hall. La grande campana ha l’importante compito di battere le ore, mentre le quattro più piccole suonano ogni quarto d’ora.

Il Big Ben

Il Big Ben è programmato sull’orario del meridiano di Greenwich (altro quartiere di Londra, dove è presente lo storico osservatorio astronomico) a cui fanno riferimento tutti i parametri latitudinali del globo. Il maestoso comprensorio di Buckingham Palace, con le sue 775 stanze ed un immenso parco di circa 20 ettari, è visitabile durante il periodo estivo soltanto nella parte dell’Ala ovest, dove si trovano alcuni appartamenti di stato e le scuderie reali contenenti le favolose carrozze utilizzate dai sovrani nel corso della storia e durante le cerimonie ufficiali. In determinati orari è possibile assistere al “cambio della guardia di Sua Maestà”, un rito che si rinnova dalla metà del Seicento, quando i soldati, in uniforme rossa  e con un ingombrante copricapo, si muovono all’unisono. Dall’antica fortezza medioevale parte il ponte levatoio più famoso del mondo, il Tower Bridge che, pur non essendo antico come la torre da cui prende il nome, è stato reso famoso dai racconti macabri su prigionie e cruente esecuzioni. Ho trovato molto suggestivo il percorso attraverso la passerella di vetro che collega le due torri neogotiche, collocate a 42 metri di altezza dalle acque del fiume Tamigi. Nella torre Nord è possibile visitare le Sale Macchine Vittoriane, in cui sono esposti gli antichi ingranaggi, quando il meccanismo che faceva alzare il ponte era a vapore, sostituito circa cinquant’anni fa dal gasolio. Nella Tower Bridge Exhibition è stata predisposta una mostra a sfondo interattivo che racconta la storia del vetusto meccanismo ingegneristico.

Vi è anche un’altra Londra, più silente e romantica, come l’atmosfera che si respira nella zona di Angel, uno dei miei quartieri preferiti. Il suo nome deriva dal fatto che nel XVII secolo era presente una locanda chiamata “The Angel”, un rifugio sicuro per i viandanti che non volevano essere derubati dai briganti. È probabile, secondo alcune fonti, che sul posto vi fosse nel XIII secolo già una primitiva versione di detta taverna, caratterizzata da un’insegna dove era raffigurato l’Angelo dell’Annunciazione con la Vergine Maria.

Oltre alla vivacità dei pub e dei negozi ed alle case in mattoni di tipica fattura britannica, il quartiere di Angel è conosciuto per i suoi canali, un’oasi di pace nella frenetica metropoli, tanto da meritare il nome di Little Venice. In epoca coloniale questi canali servivano come snodo vitale per la vita commerciale della città, mentre oggi è possibile costeggiarli a piedi, in bicicletta o navigarli con mini-crociere che consentono di visitare la capitale da una prospettiva diversa. Mi ha colpito il fatto che molte barche ormeggiate lungo la fitta rete di canali siano, in realtà, abitazioni stabili di persone coraggiose che scelgono un modo di vivere alternativo e più a contatto con la natura. Il corso d’acqua più importante è il Regent’s Canal, lungo ben 14 km circa che, dal nord della città, attraverso Regent’s Park ed il pittoresco quartiere di Camden, confluisce nel Tamigi. Camden Town è uno dei quartieri più alternativi di Londra, famoso per il suo multicolore e multietnico mercato, centro della movida giovanile e di numerosi locali frequentati dagli artisti.

La capitale inglese è anche la città con i parchi più estesi d’Europa, collocati soprattutto in centro. Il più famoso è sicuramente Hyde Park, un’estesa zona verde dove si può assistere ad originali consuetudini, come i discorsi dei predicatori improvvisati, gli speaker’s corner che, presso il cancello d’ingresso di Marble Arch, ogni domenica intrattengono i passanti con gli argomenti più disparati: dalla situazione economica agli alieni, come se si trattasse di un social teatrale. Di grande bellezza sono il St. James’s Park ed il Green Park che, insieme ad Hyde Park ed ai Kensigton Gardens, costituiscono i quattro parchi più ampi degli otto Royal Parks di Londra. Un legame particolare mi unisce ai Kensington Gardens, congiunti ad Hyde Park, al punto che al visitatore può sembrare di percorrere la medesima grande distesa verde. L’eleganza del parco, che rispecchia quella del quartiere omonimo che lo circonda, si nota ammirando le splendide fontane degli Italian Gardens e, soprattutto, il principesco Kensington Palace, dimora ufficiale dei duchi di Cambridge. Molto suggestive sono le due Serpentine Galleries (una situata nei Kensington Gardens, l’altra ad Hyde Park), collegate dal Serpentine Bridge, il ponte sul lago omonimo che unisce i due parchi. Nella stagione estiva, quando le condizioni meteorologiche lo consentono, i londinesi ed i turisti noleggiano un pedalò od una barca a remi per una breve navigazione, o più pigramente si stendono sulle rive del laghetto.

Vi è un punto dei Kensington Gardens che mi è molto caro: la statua di Peter Pan, il fiabesco personaggio creato dalla fantasia di James Matthew Barry. La mattina del 1° maggio 1912 comparve un curioso annuncio sulle pagine del Times di Londra che invitava tutti i genitori a portare i bambini nei giardini di Kensington, perché vi avrebbero trovato una sorpresa: proprio la statua del bimbo che non vuole crescere mai. Anche io, alcuni anni fa, in un radioso pomeriggio di fine settembre, preceduto dall’incedere guizzante dei vivaci scoiattoli, grazie alla complicità di una splendida compagnia che condivideva i miei stessi sentimenti, provai una strana commozione, alla vista di quella semplice figura, di certo non un capolavoro artistico, ma un inno alla magia ed alla meraviglia davanti al creato, che solo durante l’infanzia si può provare e di cui si dovrebbe conservare una scintilla in ogni stagione della vita.

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