I Digital Farm: una nuova energia dance con spirito rock

Al netto degli eventi, considerando il periodo storico in cui ci troviamo e gli attuali fenomeni che ha creato il 2020, potremmo tranquillamente dire: questo è un punto di non ritorno. Gli indizi ci son tutti.

Tuttavia, questo punto di non ritorno è stato coltivato negli anni con chiare intenzioni che non hanno tenuto conto delle conseguenze, poiché ritenute ostili ai fini economici, politici ed “evolutivi” che muovono i passi dell’uomo. Intenzioni anti-sociali sempre più intense e indifferenti al circondario. Un circondario che sta perdendo la sua natura; la retta via, direbbe Dante. Sentiero che, oltre a dover far fronte alla più che naturale evoluzione umana e tecnologica, si è ritrovato a fronteggiare i danni paradossali dell’uomo. Paradosso che si va a creare perché tutto questo altro non è che una tendenza autolesionistica.

In sintesi: “gli uomini sono diventati gli strumenti dei loro stessi strumenti” (Henry David Thoreau). Celebre per i suoi due libri – Walden e Disobbedienza civile – Thoureau ci fa riflettere sui danni dell’uomo all’ambiente, sui problemi dell’evoluzione tecnologica e sulla necessità di far un passo indietro andando avanti. Al fine di evitare quello che ci piace definire: progresso del regresso.

Temi sociali, ambientalisti e sentimentali, vengono riproposti continuamente. Anno dopo anno. Poiché stanno alla base della natura umana. By the way: in quello che sembra un lontano 2018, due ragazzi – Damiano e Francesco – hanno fondato a Roma il duo Digital Farm. Un’unione che, stanziatasi adesso ad Amsterdam, trova l’energia nella sua fusione: tra il rock e la techno undeground. Con un’amplificazione dei concetti ottenuta attraverso la tendenza British Rock di Damiano e il minimalismo elettronico di Francesco.

Human Talk è il loro EP di debutto.

Composto da quattro brani, scritti nel 2019, vede la sua principale fonte d’ispirazione in due fattori della città eterna: “la bellezza della città antica ed elegante di giorno e la scena techno underground romana che il duo frequentava”. Giorno e notte che diventano un tutt’uno, in cui si uniscono apparenti contrapposizioni che danno vita a un progetto intenso e pieno di significati. Le relazioni umane che si digitalizzano, l’uomo che non sa stare al proprio posto e che crea danni all’ambiente, e le storie d’amore nate per merito di un algoritmo. Molteplici scenari narrati attraverso un’ampia strumentazione che crea un mood riscontrabile in band del calibro Underworld, Radiohead e Notwist – e mettiamoci pure il sound del John Frusciante solista.

A lanciare il lavoro nelle principali piattaforme ci pensa Blue Sky. Singolo che, fin dalla prima frase – it’s alway there, above our heads – ci fa riflettere sull’importanza di quello che, da un paio di anni a questa parte, sembra non avere più importanza, poiché siamo troppo impegnati ad essere egoisti. Il brano in questione è stato accompagnato da un videoclip realizzato dalla Cellardoor production, in particolare dal registra Tiziano Tracà, di cui abbiamo parlato precedentemente nella nostra piattaforma.

Digital Farm - Blue Sky

Il video, pubblicato il 24 marzo 2020, vede fin dal primo frame delle immagini relative ai danni causati dall’uomo all’ambiente. Blue Sky è in sintesi l’unico brano tra i quattro utilizzabile come singolo – scelta azzeccata quindi – poiché racchiude al suo interno l’essenza del pensiero e della creatività dei Digital Farm. Dall’inizio alla fine: Tomorrow we can choose to be better.

È triste che un pianeta così bello
sia pieno di esseri umani che
toccano più
telefoni
che
volti.

Aftertouch, altro brano racchiuso in questo EP, contiene al suo interno l’ulteriore punto di riflessione del lavoro di Francesco e Damiano: il problema delle relazioni interpersonali che si digitalizzano. Il pensiero non è da identificare come un male, ma come un’aggiunta che ha bisogno di equilibrio con la realtà. Il digitale è soltanto un’estensione della stessa, un senso aggiuntivo che dovrebbe permetterci di apprezzare ancor di più la vita e non un buco nero in cui perderci. Non ci sarà mai niente di più appagante di un cielo visto dal vivo, di un abbraccio reale, di un ti voglio bene detto faccia a faccia piuttosto che attraverso una registrazione vocale. Si, è triste che un pianeta così bello sia pieno di esseri umani che toccano più telefoni che volti, e tutto questo i Digital Farm ce lo stanno narrando nel migliore dei modi, fondendo le opportunità dei due mondi senza tralasciare il principio, l’essenza dell’esistenza.

Non perdiamoci.

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Testo: Manuel Vieni

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