La voce del padrone (1981) è, forse, il più grande album della musica italiana, per tanti motivi: uno di questi appartiene ad un ritornello, sopra un giro rock’n’roll, che canta: Cuccurucucù paloma, Ahia-ia-ia-iai cantava. Per anni ho cantato, ballato, inneggiato a questa melodia, domandandomi: Ma chi è questa Paloma? Perché fa Cuccurucucù? E cosa e a chi cantava?
Franco Battiato, nel suo estro senza confini e, per questo, talvolta irraggiungibile per una spiegazione della sua arte, ha creato una canzone matriosca: la stessa è, infatti, un contenitore di altre canzoni, citate e rimodellate per creare quella che è poi diventata una vera e propria senatrice delle sinfonie composte dal Maestro siciliano.
Le citazioni, legate quasi con un effetto domino, in cui una scivola sopra l’altra, partono proprio da quel ritornello: Cuccurucucù Paloma è una canzone del cantautore messicano Tomas Mendez del 1954, che richiama, con un’onomatopea, il verso delle colombe, in quella che è una metafora sull’amore che vola via: ed ecco il perché dell’Ahia-ia-ia-iai cantava. Battiato intimizza il brano ricordando gli anni della gioventù e del liceo (Le serenate all’istituto magistrale), con l’annessa spensieratezza e la già presente passione per la musica (Per carnevale suonavo sopra i carri in maschera), che si manifesta con le citazioni di canzoni della propria adolescenza: Il mare nel cassetto di Milva (1961), Le mille bolle blu di Mina (1961), Il mondo è grigio il mondo è blu, canzone di Eric Charden (1968), riproposta in italiano da Nicola di Bari.
Il cantautore rimane caro al suo modus operandi narrativo: raccontare immagini, sentimenti ed eventi, incastonandoli in contesti storici, legati tra il richiamo bellico (L’ira funesta dei profughi afghani) e le tradizioni dei nativi americani (Le gesta erotiche di squaw “pelle di luna“), per poi evocare visioni e colori (Le penne stilografiche con l’inchiostro blu) in quella che risulta come una rivolta personale al modernismo ed un ritorno all’antico (La barba col rasoio elettrico non la faccio più) proprio a quel tempo in cui tutto era blu, non grigio come nel presente.
Nella parte finale della canzone, supportata dai cori di Giuni Russo, si apre definitivamente la matriosca di citazioni musicali, quasi come in una playlist che rievoca un tempo andato: ci sono Lady Madonna (1968) e With a little help from my friends (1967) dei Beatles ; Ruby Tuesday (1967) dei Rolling Stones, Let’s twist again di Chubby Checker (1961) ; concludendo con l’omaggio a Bob Dylan attraverso Like just a Woman (1966) e Like a Rolling Stone (1965), di cui viene citato anche l’inizio (Once upon the time you dressed so fine).
Franco Battiato, con questo pezzo, ha creato una dipendenza musicale: Cuccurucucù non è solo una citazione artistica, storica e letteraria, bensì, trainata da un sound incredibilmente ritmato, grazie anche alla linea di basso pazzesca di Paolo Donnarumma, una composizione che richiama, movimenta e libera strati del proprio passato che necessitano di una cura, un modo per equilibrarsi in un tempo che vive dei ricordi di una gioventù volata via insieme a quell’elemento centrale che richiama alla nostalgia attuale: che si parli di un vecchio amore e del suo dolore; di una serenità tipicamente liceale e, per questo, volatile e temporanea; o di un omaggio alla propria evoluzione artistica, alla musica come strumento per salvarsi ed innalzarsi oltre la stessa nostalgia, è difficile e, alla fine, inutile da argomentare. Questo brano in sé basta, nel suo potere evocativo, a superare ogni grigiore, a rivedere le mille bolle blu, in un mondo che riacquisisce il suo più intimo colore.
Conosco Franco Battiato dall’estate della voce del padrone e da allora le sue canzoni mi hanno accompagnato ed aiutato nei momenti difficili. In più le parole dei brani mi hanno sempre incuriosito e mi sono sempre documentato e oggi ho una grande cultura grazie a Lui! I suoi libri dell” ottava ” le interviste, le pubblicazioni su ” nuove effemeridi ” le opere teatrali ” Ghilgamesh ” i film” Babayaga”, ” Beethoven”…. Ecc ecc. Le sue parole diventano subito patrimonio nazionale della cultura. Devo dire con rispetto che è un genio, un amico sincero che aiuta chi ha bisogno, chi percepisce la strada che indica. Grazie
Ambrogio ( amico di Gianfranco D’addia )