Canzone conclusiva dell’album ispirato all’antologia Spoon River di Edgar Lee Master (1915), Non al denaro non all’amore né al cielo, tradotto da Fernanda Pivano: Il Suonatore Jones (un flautista per De André, un violinista nella antologia) è l’unico brano in cui viene citato non solo il titolo del disco, ma anche del protagonista. Il personaggio è raccontato attraverso un arpeggio cupo e malinconico, ma anche sereno (nell’intermezzo col flauto) e fiero di preferire la libertà musicale (libertà l’ho vista svegliarsi / ogni volta che ho suonato) alle ambizioni (da coltivatore di terra) e al denaro, morendo così in totale povertà, ma senza rimpianti (finì con i campi alle ortiche / finì con un flauto spezzato / e un ridere rauco e ricordi tanti / e nemmeno un rimpianto).
La figura del Suonatore Jones è stata spesso considerata come l’alter ego dello stesso Faber, nel quale il cantautore si può identificare per la medesima scelta di vita musicale (se la gente sa che sai suonare / suonare ti tocca per tutta la vita / e ti piace lasciarti ascoltare), ammettendo come questa fosse la canzone più difficile da realizzare dell’intero album. Questo proprio in virtù del protagonista, così affine ai propri ideali, così diverso da tutti gli altri reietti citati nel disco, stanchi e abbattuti dalle proprie agonie e sfortune: Jones invece affronta la propria passionale scelta senza paura delle conseguenze, ma ascoltando solamente il richiamo del proprio cuore (sentivo la mia terra vibrare di suoni / era il mio cuore) e riuscendo a ribaltare l’iniziale e scomodo destino al proprio volere e necessità.
Faber a riguardo disse: “Per Jones la musica non è un mestiere, è un’alternativa: ridurla a un mestiere sarebbe come seppellire la libertà”.
La canzone si chiude con sonorità fedeli a Morricone (scritte in parte da Nicola Piovani e riproposte anche in Un chimico, con la stupenda voce di Edda Dell’Orso, il soprano che si ascolta nella famosissima “Sean Sean” in Giù la testa di Sergio Leone) che accompagnano la scelta di vita del Suonatore Jones, verso un ultimo emozionante ed orgoglioso saluto.
In un vortice di polvere
Gli altri vedevan siccità
A me ricordava
La gonna di Jenny
In un ballo di tanti anni faSentivo la mia terra
Vibrare di suoni, era il mio cuore
E allora perché coltivarla ancora
Come pensarla miglioreLibertà l’ho vista dormire
Nei campi coltivati
A cielo e denaro
A cielo ed amore
Protetta da un filo spinatoLibertà l’ho vista svegliarsi
Ogni volta che ho suonato
Per un fruscio di ragazze
A un ballo
Per un compagno ubriacoE poi se la gente sa
E la gente lo sa che sai suonare
Suonare ti tocca
Per tutta la vita
E ti piace lasciarti ascoltare
Finii con i campi alle ortiche
Finii con un flauto spezzato
E un ridere rauco
E ricordi tanti
E nemmeno un rimpianto