Il Grande Lebowski: uno stile di vita

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Nel mondo del Cinema non sono mai mancati personaggi che hanno attirato attenzioni e simpatie oltre le più rosee aspettative e il Drugo, protagonista de Il Grande Lebowski, rientra ampiamente in questo gruppo. Nello specifico il Drugo, anzi, The Dude (non c’era veramente niente di meglio per l’adattamento italiano?), si è meritato un culto personale, nato nel 2005: il Dudeismo.

Dopo l’ennesima visione del film dei Fratelli Coen, Oliver Benjamin decide di fondare una nuova religione laica basata sui principi di Jeffrey Lebowski (prendere la vita come viene, dedicarsi ai piccoli piaceri, coltivare la pigrizia come stile di vita), gli unici che, secondo il giornalista americano, sono in grado di fronteggiare con successo la frenetica rincorsa occidentale all’infelicità e all’insoddisfazione.

Il Dudeismo non sarebbe altro che l’incontro tra Epicuro, Buddha, Eraclito e appunto il Drugo e la sua soffice anarchia, ma se pensate che l’idea di Benjamin sia fallimentare vi sbagliate, perché la sua Chiesa vanta migliaia di preti dudeisti e un gregge di centomila anime sparse per il pianeta.

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Ma davvero Jeffrey “The Dude” Lebowski merita un simile seguito?

Il Grande Lebowski nacque ai tempi di Barton Fink, ma poi rimase in stand by per girare Fargo: inizialmente l’idea dei Fratelli Coen era di far sviluppare il film sulla contrapposizione tra due figure nettamente contrastanti come quelle del Drugo e di Walter, ma quando ripresero in mano il progetto decisero di spostarsi verso le atmosfere noir di Raymond Chandler e del suo Il grande sonno, a cui Il grande Lebowski deve molto.

Uno dei maggiori punti di riferimento dei Coen fu Il Lungo Addio di Robert Altman, che li influenzò per il particolare e a tratti disincantato approccio allo stile di Chandler, in cui il Drugo e la sua singolare compagnia riescono a rendere surreale e grottesca qualsiasi situazione.

Il Drugo viene coinvolto per caso nel vorticoso marasma fatto di avidità, rancori, bassezze e inganni, che lo sdradicano dalla sua vita tranquilla e sonnolenta, fatta di partite a bowling con gli amici. Proprio il bowling è uno dei temi centrali della pellicola: Walter, Donny e il Drugo sembrano riuscire a comunicare tra loro solo quando giocano e persino nel finale, dopo che le ceneri del povero Donny vengono sparse (per lo più addosso al Drugo), un commosso e confuso Walter invita l’amico ad andare a giocare.

The Big Lebowski - Donny's ashes

Per il personaggio del Drugo Ethan e Joel Coen si ispirarono a due loro conoscenze, Jeff “The Dude” Dowd e Peter Exile: al primo, attivista politico della controcultura americana e produttore cinematografico indipendente (produsse Blood Simple – Sangue Facile, il film debutto dei Coen), rubarono l’impostazione hippie e la precisa volontà di non omologarsi al sistema, oltre al soprannome e alla passione per il White Russian; mentre si rifecero a Exile per il suo disordinato modo di vivere e il particolare attaccamento al suo tappeto che “dava un tono all’ambiente”.

Per Walter Sobchak i Coen presero a modello qualcuno che non poteva essere più diverso da Dowd e Exile per impostazione: John Milius, sceneggiatore (Apocalypse Now, i primi due Ispettore Callaghan, Caccia a Ottobre Rosso) e regista (Un mercoledì da leoni) celebre, oltre che per il suo lavoro, soprattutto per la sua passione per le armi e per essere considerato tra i più reazionari a Hollywood.

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Milius e Goodman a confronto

Per il personaggio di Maude Lebowski si prese come riferimento l’artista Carole Schneemann, una delle figure centrali nel secolo scorso nello sviluppo della perfomance art, come rivelò in seguito Julianne Moore, chiamata ad interpretarla. Ed è il cast particolarmente azzeccato a permettere a tutta la storia di reggersi in un continuo (e precario) equilibrio tra commedia e crime story: se John Goodman, Steve Buscemi e John Turturro avevano già i ruoli assegnati prima delle riprese (vista anche la loro assidua frequentazione dei film dei Coen), per il Drugo le idee erano meno chiare, fino a che non arrivò l’illuminazione.

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Jeff Bridges aspettava da tempo di lavorare con Ethan e Joel, che avevano continuamente rimandato la collaborazione non trovando un personaggio adatto all’attore: quando gli presentarono la sceneggiatura e gli parlarono del film, Bridges rimase affascinato dal ruolo propostogli, così diverso da quanto aveva fatto precedentemente.

Citazione a parte va fatta per il Jesus Quintana di John Turturro, che appare nel film per pochi minuti e riesce comunque ad entrare nel cuore del pubblico: tra tutti, Jesus è forse quello che può essere considerato la vera nemesi del Drugo, che dichiara a un certo punto di odiare gli Eagles (non tutti sono perfetti), mentre è proprio Hotel California a risuonare all’arrivo del signor Quintana.

The Big Lebowski - Jesus Quintana

La grande fantasia dei Coen, sia in fase di realizzazione che di montaggio, dona alla pellicola quel contorno allucinato e onirico: Il Grande Lebowski è un incredibile partita di bowling, in cui i suoi personaggi vengono lanciati come palle sulla pista e rotolano e si schiantano contro una trama visionaria e contorta come la vita, riuscendo comunque a cavarsela con una scrollata di spalle.

Forse Oliver Benjamin non ha sbagliato nella sua interpretazione del messaggio dietro a Il grande Lebowski e a The Dude: il modo di vivere alternativo del Drugo, quel suo volersi defilare con un White Russian, un pò di musica e un paio di amici è uno dei migliori antidoti alle costrizioni caotiche della nostra commedia quotidiana. Ed è questo il suo più grande fascino.

I am not Mr. Lebowski. You're Mr. Lebowski

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Luca Divelti scrive storie di musica, cinema e tv su Rock’n’Blog e Auralcrave. Seguilo su Facebook e Twitter.

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