Dunkirk e l’abisso: una flebile speranza agli avamposti della disumanità

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Silenzio. Cinque soldati visti di spalle, le uniformi logore, avanzare barcollando allontanandosi dall’osservatore in una strada deserta. Un unico rumore: quello di fogli colorati che fluttuano cadendo dall’alto, in un turbine al rallentatore, mentre tutt’intorno lo scenario somiglia sempre più all’apocalisse. Un soldato raccoglie uno dei fogli caduti sul selciato e lo apre. È un volantino, con tinte nere e rosso sangue e caratteri aggressivi, inviato da un mandante senza volto. “Dunkirk. Vi abbiamo circondati.”

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È così che ha inizio Dunkirk, la discesa nell’abisso firmata Christopher Nolan. Comincia nel silenzio, ed è nel silenzio che mostra i suoi artigli più affilati. Perché la guerra è da sempre il luogo più lontano dove l’essere umano può arrivare, e nella guerra l’uomo scopre gli estremi più pericolosi delle emozioni possibili. Passeggiando lungo un confine pericoloso, dalla quale spesso non si torna più indietro. E in quel silenzio da avamposto dell’umanità e della disumanità, il male piomba dal cielo ed esplode così vicino al punto di vista della cinepresa. Il silenzio amplifica. Ed è l’alleato migliore di Hans Zimmer, che nel silenzio fa emergere la sua colonna sonora più asciutta, acida e corrosiva come un liquido che sgorga dai motori dei bombardieri.

È uno dei meriti principali dell’incursione di Christopher Nolan nel cinema di guerra: quella di farti cadere nel vivo della battaglia. Di farti entrare dritto negli aerei, nelle navi attaccate, nelle spiagge ormai diventate un bersaglio costante. Di farti sentire fratello di sangue coi protagonisti, anche tu in quella trappola per topi che la punta all’estremo Nord della Francia era diventata nel 1940. Sotto il mirino del nemico. E il nemico – altra scelta stilistica forte di Nolan – un volto non ce l’ha. Nessuna identità. Il nemico è solo una valanga senza fine di granate e piombo che cade dal cielo. La disumanità all’ultimo stadio.

Con questa tensione, con l’amore per i silenzi, la claustrofobia delle stive delle navi che affondano e lo stremo dei soldati costretti a contendersi il posto della sopravvivenza, Dunkirk trascina lo spettatore nell’orrore della guerra come solo i migliori film di genere sanno fare. Potranno anche esserci i detrattori (si facciano avanti e ci dicano le loro ragioni), ma questa resterà in ogni caso una delle prove più riuscite di Nolan regista e di Zimmer compositore. Un attraversamento pericolante nell’avamposto dell’umanità, per andare a osservare la speranza e il modo come anche lì può ancora esistere. Le vicende raccontate nel film sono quelle accadute realmente circa il miracolo di Dunkirk (ve le abbiamo raccontate qui) e la resa estetica è forte. Guardatela con fiducia e non abbiate paura di restarne atterriti.

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