Musica dal pianeta Terra: sette ascolti per presentarci agli amici alieni

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Immaginate se, dopo la recente scoperta della Nasa dei tre pianeti simili alla Terra che ruotano intorno a Trappist-1, si decidesse di iniziare l’esplorazione, magari una volta messo a punto il mezzo di trasporto sufficientemente veloce per lo scopo. I coraggiosi che partiranno per il viaggio della vita dovranno portare con sé una selezione significativa dei prodotti culturali della specie umana: arte, letteratura, scienza, medicina, informatica, elettronica, tutte le conoscenze necessarie per l’evoluzione di un’eventuale nuova generazione da far crescere nei nuovi pianeti. Anche musica, ovvio. Anzi, forse prima di tutto, perché potrebbe anche essere il primo mezzo di comunicazione in caso incontrassimo una specie aliena (e volesse comunicare con noi in maniera pacifica). Cosa gli faremmo ascoltare, per presentare i risultati migliori, o i più significativi/emblematici della stirpe umana?

Sono queste le domande a cui abbiamo pensato in questi giorni nella redazione di Aural Crave, dopo l’annuncio Nasa. E abbiamo provato a rispondere. Questo quel che proveremmo a raccontare (in qualche strano linguaggio che ci renda comprensibili) ai nuovi amici alieni.


Johann Strauss II – Sul Bel Danubio Blu

Per un interno millennio quanto di musicale abbiamo prodotto si chiama ‘musica classica’. Gloriosa, edificante e bellissima, è ancora l’ingombrante metro di paragone per la qualità di ciò che produciamo oggi. Questo è uno dei pezzi più famosi e amati. Si chiama valzer. Il più bello mai fatto. Lo misero pure in un famoso film sui viaggi nello spazio.


B. B. King – Three ‘o Clock

Questo si chiama blues e ha fatto piangere due o tre generazioni, soprattutto qualche anno fa. Lui è il re. Un re è come la stella: emana l’energia che dà vita e tutti gli altri gli girano intorno.


Marvin Gaye – I Heard It Through The Grapevine

Voi ce l’avete l’anima? Soul? È un concetto molto astratto, difficile da spiegare. È una cosa che si ha dentro, ma non è una parte fisica di noi. È un soffio capace di farti fare cose straordinarie. Ascoltate Marvin Gaye, è più facile di mille spiegazioni.


John Lennon – Imagine

“A qualcuno da noi può sembrare banale, ma non lo è. Da noi c’è chi alza muri e barriere, chi vede la ‘diversità’ con sospetto. Sul nostro pianeta è necessario più che mai parlarci con parole e concetti semplici. ‘Le parole sono importanti’, diceva qualcuno, e molto probabilmente sarebbe il caso di esportare su un nuovo pianeta concetti semplici prima di tutto. Come uguaglianza e amore. Concetti che a noi fa bene ricordare. Voi sapete cos’è l’amore?”


Pink Floyd – Shine On You Crazy Diamond

“Noi lo chiamiamo progressive rock. Questo è il manifesto, consegnato alla storia del pianeta Terra dai Pink Floyd, band che, nel corso di una lunga carriera, è riuscita a riscrivere le tendenze musicali della propria epoca. Il brano in questione  eleva il sentimento dell’amicizia all’ennesima potenza. Voi sapete cos’è l’amicizia? È un legame molto forte, un po’ come l’amore, a volte anche più complesso. Ecco, Shine On You Crazy Diamond è la dedica di quattro amici ad un loro amico speciale che, come recita il testo, ha raggiunto il segreto troppo presto (You reached for the secret too soon / You cried for the moon / Shine on, you crazy diamond) .”


Daft Punk  – Da Funk

“Questo invece, negli anni, è diventato un classico della nostra musica elettronica e lo ascoltiamo quando abbiamo voglia di divertirci e lasciar andare il corpo insieme alla musica, tipo il venerdì sera o magari il sabato con gli amici. È dei Daft Punk, quelli con i caschi spaziali. Che poi ‘sta trovata dei caschi, qui da noi ha avuto un successo enorme, magari dalle vostre parti ‘sta cosa non fa nemmeno notizia.”


Sérgio Mendes & Brazil 66 – Mas Que Nada

“Perché sapete, in fin dei conti non siamo così male. Siamo una specie che ama ridere, ballare e stare insieme. Brani come questo hanno il compito di ricordarci di prendere la vita con leggerezza. Il nostro sole è caldo e luminoso. Forse è lui che fa quest’effetto.”

Enzo Rutigliano, Carlo Affatigato

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