Pink Guy, lo strambo personaggio dietro uno dei dischi più popolari del momento

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È probabile che non ne abbiate (ancora) sentito parlare in maniera diffusa, ma il suo nuovo album Pink Season, uscito il 4 gennaio, è finito in cima agli album suggeriti da iTunes e nella top-100 di Billboard di inizio 2016. Il suo vero nome è George “Joji” Miller, metà australiano metà giapponese, compone musica da anni ma i nomi con cui è più famoso in realtà sono Filthy Frank e Pink Guy. E le ragioni non c’entrano con la musica. Guardate il video qui sotto.

È fondamentalmente uno dei tanti vlogger della nuova generazione, quelli che vengono seguiti da milioni di persone su Youtube e sui social per quei video virali in cui fanno cose stupide o senza senso, sempre ai limiti del ridicolo. Il suo canale Youtube ha 4 milioni di iscritti, la sua immagine vestita in rosa confetto è riconoscibilissima e l’elenco di situazione ridicole in cui ama riprendersi è una lunga lista di video che trovare sul suo canale e che vi consigliamo di visionare solo se avete qualche oretta da per… da passare senza ambizioni specifiche, diciamo così. Lui è quello da cui ha avuto inizio la serie infinita di strani video con l’Harlem Shake, partita col suo esempio pubblicato a Febbraio 2013. Può un personaggio così diventare un nuovo fenomeno musicale per il pubblico di ascoltatori seri? No, direte voi, quel senso di demenziale non si scrolla di dosso facilmente. Ma lui questo non lo sa e nuovo fenomeno musicale serio lo è diventato lo stesso.

E badate, non è uno stupido. Ha idee chiare e visioni fondate, ed è riuscito ad esprimerle bene in quest’intervista rilasciata a Pigeons & Planes qualche giorno fa. La sua teoria è semplice: internet è la realtà più rilevante dei giorni nostri, quella con cui qualsiasi fenomeno (musicale o no) deve fare i conti. E internet ragiona con delle regole tutte sue, dispensa e sottrae popolarità secondo logiche peculiari. Per cui, se un musicista vuole trovare la chiave della viralità su internet, non è detto che un’etichetta major e un marketing organizzato siano la strada migliore. Magari è più facile aprire un account Youtube e spargere il verbo col proprio stile personale, seguendo ciò che cerca il pubblico. Cose già viste con Justin Bieber, Psy o l’ultimo Piko Taro, insomma.

Io ho sempre fatto musica, già prima di del successo dei miei video, ho sempre voluto essere un musicista serio“, spiega lui nell’intervista. “Avevo aperto l’account Youtube con l’intenzione di far girare la mia musica, ma alla fine le avventure di Filthy Frank e Pink Guy hanno ricevuto molto più successo e ho dovuto dargli seguito“. E avrà pensato, perché no? Intanto facciamo in modo che il personaggio Pink Guy diventi popolare, e poi magari, chissà, potrebbe diventare il canale per diffondere la mia musica.

E in qualche modo così è andata. Nel senso che il nuovo album, e il rispetto che si sta guadagnando, non è strettamente legato al personaggio vestito in rosa, ma nello stesso tempo è stato il canale che si era creato con quel personaggio a dargli un pubblico tale da fargli avere quasi 5 milioni di visualizzazioni nel video dello streaming integrale di Pink Season (quello sopra). 5 milioni. Più dei video pubblicati nello stesso periodo da Bonobo, Kings Of Leon e Sia. Ecco, il suo album è stato ascoltato da più del doppio delle persone che hanno visto l’ultimo video di Sia. Per capirci.

pinkguy

Musicalmente, parliamo fondamentalmente di un album trap. Fatto con tutti i crismi, secondo gli stilemi che hanno reso la trap un interessante genere emergente ai tempi in cui era ancora un’intuizione ingegnosa. 35 tracce, un’ora e venti di ascolto e diversi riff, beats e loop sintetici che intrigano e coinvolgono. Lo trovate per intero nel video Youtube più sopra in quest’articolo, ma anche su Spotify e iTunes. Ed è uno dei dischi di cui si va parlando sempre di più nel pubblico di appassionati. Quelli come noi e voi, non quelli che passano le serate a guardare video stupidi su Youtube. E poi, diciamoci la verità, quanti di noi fanno anche quello?

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