Album: Kobosil – We Grow, You Decline

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Chi ci segue da un po’ sa quante volte siam rimasti delusi dalla visione techno che hanno in casa Ostgut Ton. Chi vi scrive se ne lamenta da molto prima che quella di lamentarsi dell’andazzo techno di questi giorni diventasse una moda in espansione (almeno dall’album di Marcel Dettmann di tre anni fa). E non è una cosa che si dice basandoci su preferenze singole nel faccia a faccia house/techno di oggi (che non è inventato, i due generi stanno davvero puntando direzioni opposte e lo fanno intenzionalmente), né c’entrano le espressioni dei singoli artisti. È una cosa basata sugli ascolti, libera da pregiudizi e riguarda un certo tipo di techno sponsorizzata dalla famosa label berlinese.

 

Una techno che continua a sprofondare nella sua autoanalisi, insistendo contro le stesse superfici come un bambino autistico contro la parete della propria stanza. E a venire fuori è sempre un sound depresso e ossessivo. Non solo dagli artisti di continuità, ma anche dai nuovi arrivati. Come Kobosil, classe 1991, con questo primo album uscito a fine gennaio. Che non sposta di una virgola quanto già detto dagli altri nomi del roster negli anni, nonostante le intenzioni di realizzare “un album che venga percepito dalle prossime generazioni come buona musica, non per forza musica techno“. E che invece realizza un album che non solo rappresenta in pieno il pantano odierno di una techno che non punta più a divertire ma che non ha alcun picco, rendendo in maniera piatta strutture percussive e bassi che mirano a suggestionare.

Non c’è più spinta. Non è questo il volto giusto per un genere che dovrebbe spingere verso il futuro. Questa è la musica della ripetizione convulsa delle proprie ansie urbane, con nemmeno l’energia per risvegliare un certo spirito aggressivo che rimanda al clubbing. Comunque la giri, questo sound non si legittima, se non come sound di bandiera di un’etichetta che ormai va avanti per inerzia. Un gran peccato. Soprattutto per i giovani che vanno arrivando.

5 / 10

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