Storie di cavalli e di uomini: Erlingsson alle prese con il simbolismo arcaico islandese

Questo articolo racconta il film Storie di cavalli e di uomini di Benedikt Erlingsson in un formato che intende essere piรน di una semplice recensione: lo scopo รจ andare oltre il significato del film e fornire una analisi e una spiegazione delle idee e delle dinamiche che gli hanno dato vita.

Lโ€™esordio su pellicola del regista islandese Benedikt Erlingsson rappresenta, piรน che una svolta, un attento richiamo alle origini dellโ€™uomo. I popoli nordeuropei, ed a maggior ragione per via dellโ€™isolamento e dei climi rigidi gli islandesi, si sa sono molto piรน riflessivi e legati alla Terra nel suo ruolo piรน puro: quello di madre. Di esempi ce ne sono molti nella cultura di questi popoli, spiccano sicuramente in campo musicale i Sigur Rรณs, che dalla capitale Reykjavik sono partiti alla conquista del mondo. Il minimalismo, punto forte di un modo di approcciarsi allโ€™esistenza cosรฌ affascinante non puรฒ che intingere la pellicola Storie di cavalli e di uomini. La forte evocazione dei piccoli drammi ed aspirazioni umane vengono condivise e scandite insieme al nobile animale, che per gli abitanti della piccola valle nel cuore dellโ€™isola sono piรน che necessari, rappresentando veri e propri compagni di vita. Questi ultimi riescono a scandire le stagioni umane riempiendone lโ€™esistenza.

Le vicende umane che si dipanano attraverso la macchina da presa del regista, oltre che a dipingere alcune tragedie, possiedono quel sano umorismo che a volte la vita ci offre quasi beffandosi di noi, la stessa locandina del film ne รจ un esempio lampante. La pellicola, passata in Italia alla ventiseiesima edizione del Trieste Film Festival, chiaramente ha sorpreso molto gli addetti ai lavori ed anche la parte del pubblico piรน attenta alle Settima arte. Purtroppo il tipo di tematica e la โ€œcrudezzaโ€ che poi sarebbe meglio definire spontaneitร  dellโ€™opera, non ne ha fatto apprezzare appieno le potenzialitร  alle nostre latitudini, anche per differenze culturali. Lโ€™eccentricitร  del regista e del suo modo di vedere le cose si rispecchierร  ancora nella sua seconda opera โ€œLa donna elettricaโ€, con tinte piรน congeniali alla commedia classica.

Storie di cavalli e di uomini trailer ita

Il puzzle abilmente composto da questa commedia amara in salsa nordica, รจ ben scandito nonostante i pochi dialoghi, e parte molto in sordina, sembrando una classica commedia noir. Via via andando avanti con il minutaggio perรฒ, si riscopre molto radicata in una ancestralitร  delle azioni umane, che si conferma un essere brutale. Il verbo che lโ€™uomo usa da milioni di anni per rapportarsi con i propri simili, in un paesaggio cosรฌ introspettivo e brullo si trasforma in sottofondo, diluito nei vasti spazi che il territorio offre: questo accentua maggiormente il rapporto con i propri istinti primordiali, e critica persino un popolo che visto dal Sud-Europa ci appare cosรฌ tanto composto. La vacuitร  delle azioni umane che si scontra quotidianamente con un ambiente semplicemente nรฉ buono nรฉ cattivo, ed a cui fondamentalmente non importa nulla dei nostri obiettivi e delle piccole/grandi invidie che ci contraddistinguono, ci riporta a considerare il nostro ruolo, che per il Pianeta รจ esattamente identico al resto delle altre specie animali che lo popolano.

La brutalitร  di alcuni eventi, fa da contraltare ad un paesaggio sconfinato ed affascinante, delineandosi tra il rapporto subordinato tra uomo ed animale. Ne รจ un esempio convincente il rapporto tra Kolbeinn e Solveig, che vorrebbero essere amanti, ma tra le loro intenzioni si intromettono i cavalli di entrambi, facendo da innesco ad una serie di eventi alquanto imprevedibili. Il regista, con un passato da attore in molte produzioni nazionali e con allโ€™attivo la partecipazione nella pellicola di Lars von Trier Il grande capo, riesce ad attingere anche alla fonte creativa di questโ€™ultimo, esprimendo nelle storie degli abitanti di questa piccola comunitร  la stessa doglianza del maestro danese. In un simbolismo dai tratti morali, vagliato dagli occhi dei cavalli che sostengono le follie e le velleitร  di questi uomini, si arriva persino a scremare i comportamenti impostici dalla societร , abbracciando la carnalitร  degli intenti e sottolineando la periodicitร  degli eventi. I piani principali della camera prediletti da Erlingsson, che inseguono questo continuo viavai di cavalli ed uomini, incutono nello spettatore la sensazione che la complemetarietร  delle sue specie sfiori i tratti antropomorfici, enfatizzando anche lโ€™onirico grazie alla fotografia di Bergsteinn Bjรถrgรบlfsson. In sostanza lโ€™approccio donato alla pellicola certamente non รจ qualcosa di comune, ci rapporta con un mondo privo di compromessi, completamente differente dalla visione mediterranea dellโ€™esistenza, e proprio per questo da tenere in considerazione. ย 

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