Quelli che restano: la poesia pop di Elisa e De Gregori

Posted by

Qualche mese fa, poco prima l’uscita del nuovo album, Elisa ha spiazzato tutti pubblicando una canzone e relativo videoclip in collaborazione con Francesco De Gregori.

Una sorpresa per molti. Molti, infatti, vedevano Elisa ormai come una delle tante cantanti pop che invadono il nostro Paese che, seppur il magnifico talento vocale che possiede, si era fermata alle classiche ballate elettroniche che passano in radio da cinque anni a questa parte.

Questa collaborazione apriva una porta nuova, e non solo ad Elisa. Da parte degli ascoltatori, questa era una nuova e bella notizia. Un ritorno alle origini per la cantante friulana, più attenta alle parole, più intimista e sincera. Da parte di Elisa, un’apertura all’Olimpo della canzone d’autore italiana da parte di uno dei pochi grandi cantautori storici rimasti in Italia. Un’apertura che in pochi possono dire di aver potuto vantare, forse Ligabue su tutti, con la collaborazione pubblicata su un disco del Principe qualche anno fa.

Una canzone, Quelli che restano, che se musicalmente è molto minimale, orchestrata con poche pennellate che però rendono quasi sacro l’intero pezzo, dall’altra è molto “degregoriana”, nonostante sia stata scritta da Elisa stessa.

Una canzone tradizionale, nel senso buono del termine, che però si distingue dal resto del disco, nel quale Elisa o torna sui territori già percorsi negli ultimi anni oppure prova a “imitare” Francesca Michielin con i testi degli evergreen (è il giusto caso di dirlo) Calcutta, Dario Faini e Tommaso Paradiso, che stanno monopolizzando la musica italiana più della SIAE.

Elisa, Francesco De Gregori - Quelli Che Restano

Alla cabina di regia, la produzione di Taketo Gohara (stimato professionista che ha fatto la fortuna di album di Capossela, Brunori Sas e molti altri) rende però il brano perfetto e sicuramente una delle migliori canzoni di Elisa degli ultimi dieci anni.

Mentre nel video stesso, Elisa e De Gregori giocano su un palco, scherzano, ridono, parlano e suonano. Si divertono. E vivono. Esattamente, come tutti “quelli che restano”.

Siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi che ballano
E gli occhiali li perdono e sulle autostrade così belle le vite che sfrecciano
E vai e vai che presto i giorni si allungano e avremo sogni come fari
Avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici e selvatici selvatici
Siamo quelli che guardano una precisa stella in mezzo a milioni
Quelli che di notte luci spente e finestre chiuse non se ne vanno da sotto i portoni
Quelli che anche voi chissà quante volte ci avete preso per dei coglioni
Ma quando siete stanchi e senza neanche una voglia
Siamo noi quei pazzi che venite a cercare

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.