Lovesexy: la rinascita spirituale di Prince

Posted by

Un rallentamento alla forsennata ed entusiasmante cavalcata della sua carriera era inevitabile e prima o poi qualcosa si sarebbe messo di mezzo, era solo questione di tempo. D’altra parte Prince era uno dei pochi dominatori del mercato discografico degli anni ’80, capace di associare incredibili dati di vendita a una massiccia produzione, rarità più che assoluta e riscontrabile solo nell’irripetibile storia dei Beatles: probabilmente lui per primo sapeva che questo trend sarebbe finito prima o poi.

Dopo i fasti di inizio decennio e la folgorante ascesa a livello di superstar con 1999 e (soprattutto) Purple Rain, Prince aveva continuato la sua carriera sfornando un disco all’anno: ad Around The World In A Day era seguito Parade e poi il doppio Sign”O” The Times. Ma l’instancabile musicista mordeva il freno e sul finire del 1987, a pochi mesi dalla pubblicazione del suo ultimo album, aveva già un nuovo progetto in cantiere chiamato The Black Album.

Welcome to the Funk Bible

Non doveva avere né titolo, né copertina e soprattutto nessun riferimento al suo autore: con il suo funebre sfondo nero, dove una sempre meno convinta Warner (ma per il momento ancora disponibile a concessioni stravaganti) avrebbe applicato soltanto il codice stampa color arancio, il Black Album doveva apparire il più anonimo e, allo stesso tempo, minaccioso possibile.

Tutto era iniziato verso la fine del tour di Sign”O” The Times, quando Prince lesse qualche articolo in cui ci si chiedeva se si dovesse considerare His Royal Badness ormai prossimo ad abbracciare il pop e a disconoscere le proprie radici funk: la cosa non andò giù al collerico Signor Nelson, che si legò la cosa al dito e decise di dover far ricredere i propri detrattori.

Durante il 1987 aveva composto e inciso alcuni brani da far suonare alla festa di compleanno di Sheila E. (sua collaboratrice, batterista e a lungo compagna) e forse queste canzoni potevano risultate utili al suo nuovo progetto. Così a Le Grind, Bob George e 2 Nigs United 4 West Compton si aggiunsero Dead On It, Superfunkycalifragisexy, Cindy C. (in cui Prince rassicurava la “misteriosa” Top Model di pagarla “la solita somma” nel caso si fosse concessa), Rockhard In A Funky Place e When 2 R In Love, per una tracklist breve e decisamente funk.

theblackalbum
la cover del Black Album

Quando tutto era ormai pronto, lo stesso Prince bloccò l’album (con probabile soddisfazione da parte della sua casa discografica), arrivando anche a pagare di tasca propria il disturbo pur di far distruggere le copie già stampate (e comunque molte finirono nel lucrativo settore del bootleg). Si dice che il ripensamento improvviso fosse dovuto ai molti dubbi nati nel musicista sul valore dei brani, ma anche a un trip di ecstasy da cui uscì tormentato e convinto che la strada intrapresa con il Black Album fosse sbagliata e mostrasse in maniera eccessiva il suo lato oscuro: comunque Prince voltò subito pagina, mentre il disco avrebbe dovuto aspettare il 1994 per una sua pubblicazione ufficiale.

“Hundalasiliah!”

L’infaticabile folletto non rimase con le mani in mano e si prodigò per realizzare un nuovo lavoro: Lovesexy avrebbe incluso fin dal titolo i temi portanti del canzoniere del musicista, da sempre legato a doppio filo a spiritualità e sessualità. Anche la (famigerata) copertina doveva servire a veicolare questo messaggio di rinascita spirituale ricercato dal Genio di Minneapolis e per questo il cantante non si fece problemi a farsi ritrarre nudo da Jean Baptiste Mondino, infischiandosene (o non rendendosi conto) di quanti problemi questa scelta avrebbe procurato.

jean-baptiste-mondino-prince-lovesexy-album-cover-1988
Lovesexy

Molti negozianti rifiutarono di esporre la “scandalosa” copertina, decidendo di boicottare Lovesexy: l’album non andò oltre l’undicesima posizione negli Stati Uniti e, anche se ebbe migliore fortuna in Europa, non fu il consueto e atteso best-seller per l’artista. Lovesexy è intriso di un desiderio mistico che trae spunto direttamente dal Cristianesimo e cita esplicitamente Paradiso e Inferno: per Prince l’unico modo per raggiungere Dio e l’Amore assoluto è solo attraverso l’amore fisico, in un unione tra spiritualità e sessualità che fece scalpore negli anni dell’esplosione dell’AIDS.

Un tema così complesso si sviluppa in un concept album (talmente rigido da non prevedere una separazione tra i brani, ma un’unica traccia di 45 minuti) comprendente When 2 R In Love (ripresa dal Black Album), I Wish U Heaven, Eye No, Positivity, Glam Slam, Dance On, Lovesexy, Alpahabet Street e Anna Stesia: Lovesexy si contrappone esplicitamente al precedente progetto abortito e, per essere sicuro che il pubblico capisse il suo disagio, Prince arrivò anche a inserire un messaggio nel video di Alphabet Street, in cui si scusava e pregava i suoi fan di non acquistare i bootleg del Black Album.

prince_no_buy

Musicalmente Lovesexy è uno degli album che più di altri mette in luce le eccezionali doti di arrangiatore e musicista di Prince: le intricate e complesse matasse funk (arricchite dagli splendidi fiati di Eric Leeds e Atlanta Bliss e dalle precise percussioni di Sheila E.) mostrano tutta la voglia di celebrare questa rinascita mistica e costringono l’ascoltatore a partecipare a una sorta di rito pagano in cui il Minneapolis Sound la fa da padrone.

Anna Stesia è la canzone che racchiude il senso di Lovesexy e la necessità di rinnovamento spirituale di Prince, oltre a essere anche una delle ballate più  complesse e intense della sua produzione: il nome Anastasia deriva dal greco anastasis, resurrezione, e la fanciulla che appare al musicista sembra davvero in grado di guidarlo oltre i propri limiti spirituali (“We could live 4 a little while, if U could just learn 2 smile, U and I could fly away.”) e avvicinarlo in un luogo in cui Dio e Amore sono un tutt’uno (Maybe, I could learn 2 love, the right way, the only way. Perhaps U could show me, baby. Maybe I could learn 2 love, if I was just closer to somethin’ Closer 2 my higher self, closer to heaven… closer 2 God).

Lovesexy è un caleidoscopio di musica e colori, un album di profonda bellezza e ingegnosità, in cui Prince profuse tutta la sua arte e il suo desiderio di dimostrare (soprattutto a sé stesso) di essere ancora capace di osare. Anche se i dati di vendita furono poco lusinghieri, Lovesexy fu l’ultimo capolavoro di una decade irripetibile per His Royal Badness, che negli anni 90 riuscirà a mandare al macero una carriera incredibile e a sparire quasi dai radar: ma il genio è spesso anche sregolatezza e persino uno come Prince non ha saputo sottrarsi a questo stereotipo.

One comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.