Can You Feel It? Dieci classici house che hanno già trent’anni

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La house music è amore. Nasce, oltre trent’anni fa, come celebrazione di una comunità che sentiva forte la connessione interna e con la musica. Come intrattenimento, glorificazione dell’oggi. La filosofia fondante era leggermente diversa dalla sorella che nasceva in parallelo, la techno, che puntava più su un futurismo agguerrito che accelerava e mordeva la polvere, e anche i luoghi erano leggermente diversi, con la house che secondo convenzione si fa nascere a Chicago mentre le invenzioni techno procedevano a Detroit. Ma son dettagli. Erano le nuove idee dei dj visionari statunitensi, che dai ghetti delle grandi città americane avevano trovato il modo di offrire nuovi stimoli alla generazione notturna.

Trent’anni fa era il periodo in cui la house music stava facendo il salto di qualità. Lo stile era già definito, i primi inni stavano già facendo storia e la novità iniziava ad arrivare anche in Europa, dove presto prenderà piede e pian piano cambierà ritmo e dimensione dell’intero fenomeno. Era il momento di evoluzione più eccitante, da prima intuizione a trend solido, fino a porre le basi per diventare una delle maggiori dominanti della musica dance, ancora oggi. Trent’anni fa esistevano già brani che resteranno nell’albo dei classici e hanno ancora oggi una potenza ineguagliabile. Brani che vogliamo celebrare a dovere. Con amore.


Larry Heard a.k.a. Mr. Fingers – Can You Feel It?

Anno 1986, parte l’urlo “Can You Feel It?” che rappresenterà l’era della gioia per la house, subito seguito dal giro di sintetizzatori e dal mood elegante, e in un sol colpo Larry Heard creò una delle tracce seminali allo stesso tempo per acid house e deep house. Ambientazione soft sullo sfondo ed energia fisica sul riff sintetico. Per molti sarà una delle canzoni dance più importanti di tutti i tempi. Giusto per chiudere il cerchio, a diffondersi fu la versione con le famose del manifesto di Chuck Roberts. “In the beginning there was Jack, and Jack had a groove…


Marshall Jefferson – Move Your Body

Il manifesto del movimento house music a livello internazionale. Prodotto da Marshall Jefferson nel 1986, fu la prima canzone house a contenere al suo interno un giro di pianoforte come riff portante dell’intera struttura. Nei decenni seguenti proprio questo giro di piano sarà utilizzato in moltissime altre produzioni da club. Marshall Jefferson è considerato, ancora oggi, il pioniere della house music di Chicago.


Frankie Knuckles – Your Love

La traccia originale è di Jamie Principle e risale al 1984, ma è il tocco di Frankie Knuckles aggiunto nel 1987 che resterà negli annali. Knuckles toglierà molte delle caratteristiche che donavano raffinatezza d’ascolto al pezzo originale, trasformandolo fondamentalmente in una pura hit da club.


Steve ‘Silk’ Hurley – Jack Your Body

Jack Your Body fu la prima traccia house ad aggiudicarsi la prima posizione della UK Single Chart per due settimane nel gennaio 1987. Possiamo dire che questo pezzo ha fatto da apripista ai suoni acidi durante la fine degli anni ’80.

Una curiosità riguardo il brano: Steve non ha mai promosso in maniera adeguata questo singolo in quanto era sotto pressione per la realizzazione del suo primo album e non sapeva che la traccia intanto avevo raggiunto la prima posizione nella UK Single Chart. Noto a metà degli anni ’80 per il suo show radiofonico su WBMX radio, Steve Silk Hurley è considerato uno dei primi e più influenti dj producer della storia della house music.


Phuture – Acid Tracks

La lunga, urticante cavalcata di dodici minuti firmata Spanky & DJ Pierre, sempre da Chicago. L’anno è il 1987 è l’arroganza è quella di definirsi la prima vera traccia acid house della storia. Sicuramente il passo avanti rispetto a quanto esisteva era evidente: la logica della traccia è completamente diversa, atta a mettere a disagio, come circondati in pista da un’orchestra casuale di robot andati in tilt.


George Kranz – Din Daa Daa

Canzone scritta e cantata dal musicista e batterista berlinese George Kranz nel 1983, il cui titolo originale è Trommeltanz, che in tedesco vuol dire Drum Dance. Presente nell’album di debutto My Rhythm, diventò una club hit dal successo internazionale quando il brano raggiunse il primo posto della US Dance Chart mantenendo il podio per circa due settimane.

Forse non tutti sanno che il produttore di questa traccia storica è Christopher Franke dei Tangerine Dream. Inoltre, nel 2004 i The Roots hanno creato una cover del brano aggiungendola come hidden track nel loro sesto album The Tipping Point.


Rhythm Is Rhythm – Strings Of Life

Il pezzo più famoso mai realizzato da Derrick May, quello diventato allo stesso tempo un inno sia house che techno. Giusto per ricordare che la distinzione tra i due generi ai tempi era un dettaglio a cui non badava nessuno: erano i suoni degli USA, la cassa dritta, il clubbing che aveva preso la svolta. E uno dei giri di piano più famosi della dance tutta.


Ralphi Rosario – You Used To Hold Me

Realizzata nel 1987 dall’americano Ralphi Rosario e cantata dall’afro-americana Xaviera Gold, che proprio in quegli anni lavorava alla WBMX radio di Chicago, la stessa in cui Steve Hurley proponeva i suoi set. You Used To Told Me probabilmente rimane uno dei brani più famosi di Ralphi Rosario. Nel 1994 una serie di remix sono stati realizzati su etichetta Strictly Hype Recordings tra i quali spicca quello firmato dai Masters At Work.


M|A|R|R|S – Pump Up the Volume

Una delle tracce partorite con più fatica nella storia della house, con il gruppo elettronico Colourbox e quello rock A R Kane insieme in studio, più a litigare che a comporre una traccia comune. Alla fine ne vennero fuori due tracce diverse, una per una, e dell’acronimo M|A|R|R|S non se ne fece più niente. Pump Up The Volume però fu una delle tappe fondamentali per lo sviluppo della house in Inghilterra, con tanto di scratch che faranno l’occhiolino alla hip house che verrà. Niente male, per una traccia che in fin dei conti fu un aborto di studio.


Adonis – No Way Back

Un altro classico acid immancabile in una dj bag degna di questo nome. Direttamente dal West Side di Chicago uno dei pezzi icona dei primi anni Ottanta (1986). Adonis aveva appena 19 anni quando realizzò questa perla, e non lo sapeva mica che avrebbe contribuito in modo così imponente alla nascita del manifesto della Chicago House e che avrebbe scritto una pagina importante della musica elettronica.

Piccola postilla, secondo gli ultimi dati, il brano in questione ha venduto oltre 100.000 copie, roba da far impallidire il CEO di Beatport.

Carlo Affatigato, Enzo Rutigliano

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