Hallelujah Money, il nuovo video dei Gorillaz è più di un semplice “messaggio anti-Trump”

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Prendetelo come un consiglio spassionato da chi vi vuole bene: lasciate stare tutti quelli che ieri hanno strombazzato il nuovo video dei Gorillaz, Hallelujah Money, il primo singolo da sei anni a questa parte, come “un messaggio ad alto contenuto politico in chiave anti-Trump“. Perché se da un lato gli elementi dai contorni politici ci sono e son tanti (a partire dalla scelta di pubblicare il video giusto il giorno prima della cerimonia di insediamento di Donald Trump, per non parlare del fatto che a ospitare il video ufficiale sia stato Uproxx.com, testata di informazione anche politica), quel che davvero conta nel video è lo stile, il modo in cui l’artista trasmette il messaggio. Guardatelo. Anche se l’avete già visto, riguardatelo.

Non c’è nessun facile riferimento esplicito. Nessun trucco estetico diretto che faccia scandalo (che sarebbe il modo più facile di far notizia). Non c’è nessuna Trump-tower, come invece molti hanno detto già nel titolo. C’è solo il vincitore del Mercury Prize Benjamin Clementine a cantare un testo dai significati impliciti (“e ho pensato che il miglior modo di perfezionare il nostro albero / è costruire mura / mura come unicorni“), immagini discordanti (e per loro innovative, per una volta differenti dal protagonismo della loro immagine animata che ha caratterizzato i loro video più popolari) e un’aria maledetta che si esplicita coi colori forti. Persino il sound è mellifluo, indefinito, passabile di molteplici interpretazioni.

È questo il ruolo sociale dell’artista nel mondo moderno. Quello di dare spunti, far riflettere, ma senza imporre una visione, senza ricorrere alla rappresentazione esplicita del messaggio. L’artista deve suggerire una direzione, astrarre, offrire segnali, rendere la sua consapevolezza in una maniera estetizzata. Poi sta all’interlocutore cogliere il messaggio. E il processo in cui il fruitore d’arte arriva al contenuto tramite l’interpretazione è la vera crescita. Della società, dell’intelletto collettivo, della profondità di pensiero individuale. Nel 2017 i Gorillaz sono un po’ meno Gorillaz e un po’ più Massive Attack, hanno in mente un tema toccato da tutti ma ne escono fuori in maniera diametralmente opposta a un Will.I.Am. E il nuovo album è in arrivo, probabilmente nella seconda metà dell’anno. È un buon segno.

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