Album: Kaytranada – 99.9%

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Per molti è già il disco dell’anno. Qualcuno l’ha già mitizzato con paragoni eccellenti e affermazioni forti tipo “se J Dilla avesse fatto house“. E la verità è che il giovanissimo Kaytranada, al debutto album direttamente sulla prestigiosa XL Recordings, ha fatto un album bello e intrigante. Un album di ritmi moderni, eppure un album ben fruibile, per nulla sperimentale. Un disco che agli orecchi comuni suona coraggioso, indubbiamente. Il che, di per sé, è già un bel traguardo: intrigare il pubblico generalista con un mix di suoni non comuni è sempre un bel risultato, ideologico prima di tutto. Una bella resistenza alla pratica comune di dare al pubblico ciò che si aspetta, perché la musica che funziona non può che funzionare ancora.

Per l’orecchio più allenato, invece, è un giochetto facile facile scomporre il sound di Kaytranada in fattori comuni. La sua fantasia beats è fondamentalmente orientata a riproporre i riff più consolidati della storia hip hop/r&b anni ’90. Che fa sempre bene, visto che significa celebrare l’apice di quei suoni, qualcosa già fatto da diversi artisti in tempi recenti (vedi Onra). Ma nello stesso tempo ridimensiona il disco per quel che è, una bella riproposizione di suoni che han già raggiunto il loro meglio in passato. Ciò non esclude che certi pezzi non ti si staccano più di dosso, sia chiaro (soprattutto quelli più “pop”, come la meraviglia swing Together con gli AlunaGeorge, o One Too Many, o la Glowed Up qui sopra, da ascoltare rigorosamente coi bassi amplificati). Disco dell’anno però no, non sarebbe onesto. Uno di quei dischi che riempono di sostanza e piacere le classifiche di fine anno, quello sì, sicuramente.

7 / 10

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