Album: Tiga – No Fantasy Required

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Cosa volete dirgli a uno come Tiga, che torna su album con tutta la sua spavalderia electro, l’eyeliner intorno agli occhi e un album intitolato No Fantasy Required, come a dire che in fondo conta più l’apparenza che la sostanza? Un album le cui canzoni più rappresentative sono Bugatti (qui sotto, pieno stile electroclash spaccone con lui a vantarsi di guidare l’auto francese, testo fatto di sue frasi ripetute in batteria e video-collage di spezzoni di pochi fotogrammi), 3 Rules (dove ti spiega quali sono le tre regole più importante per piacere alle ragazze in discoteca, la regola numero due è “mai toccarsi il pacco“) e Planet E (inno all’ecstasy e stile acid con l’occhio ai ’90)? Come lo prendi un album così, sfacciato e fondato su principi di rapporto col pubblico semplici e provocatori?

Lo prendi per quel che è: il ritorno di una persona poco seria, in un mondo elettronico contemporaneo in cui l’ansia di sembrare seri, autorevoli e consistenti ha partorito decine di dischi dall’aria pesante e dalle ambizioni ansiogene che hanno tolto tutto il divertimento della dance fisica. Lo prendi alla fine come una ventata d’aria fresca, che ti fa riprendere il fiato a suon di hit electro sfrontate al punto giusto, che la fanno semplice, che  ti propongono un sound elettronico in fondo poco sofisticato, nemmeno particolarmente futuristico, ma semplicemente orientato al divertimento d’ascolto e adatto a tutti i tipi di pubblico. Quello che Tiga ha sempre fatto, insomma, disco dopo disco, sfumatura pop più, sfumatura pop meno. Quello per cui Tiga è apprezzato dal pubblico in un modo che agli altri non riesce. Perché gli altri certi problemi se li fanno. Lui no. Mica è uno serio, lui.

7,5 / 10

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