The Harmony Codex: l’armonia nel nuovo album di Steven Wilson

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No, ammesso che esista, Steven Wilson non ha avuto la crisi del settimo album. The Harmony Codex -questo il titolo del disco uscito il 29 settembre per la Virgin Records- è un lavoro dove i suoni/colori dei suoi dieci brani coesistono alla perfezione, anzi all’imperfezione, dato che come asserito dallo stesso musicista londinese in un video/intervista pubblicato dal noto musicista-divulgatore musicale americano Rick Beato, l’imperfezione è personalità e Steven ne ha da vendere.

Anche in questo suo nuovo viaggio musicale -lungo sessantaquattro minuti-  Steven Wilson si è spinto più in là, forte del limite datogli dal Covid-19 che costringendolo a lavorare in “smart working”, ha portato l’artista cresciuto nell’Hertforshire a cercare nuove strade creative.

Per The Harmony Codex non si è avvalso di nessuna formazione costruita ad hoc, al contrario, per ogni sua demo ha pensato alle persone giuste che potessero donargli le nuances più adatte ai suoi brani.

Nonostante il pantone del “Codice dell’armonia” sia così ampio, tenendo fede al nome -al pantone per l’appunto- è così ben riconoscibile e codificato che se ogni brano avesse un QR code associato agli stili musicali (o colori) frequentati da Steven Wilson potremmo associarlo ad un capitolo della sua carriera: con i Porcupine Tree, con i No-Man ecc.

Il risultato è omogeneo ed il fil rouge di The Harmony Codex è così teso e ben bilanciato che il musicista britannico da buon funambolo musicale qual è -soprattutto per la sua naturalezza nel destreggiarsi tra i differenti lidi musicali- cammina lungo i brani come se fosse Philippe Petit.

L’apertura bombastica di Inclination -con l’apporto alla batteria e alle percussioni di Pat Mastellotto dei King Crimson- ben si lega con la floydiana What Life Brings e quest’utlima ancor di più con i loop che caratterizzano Economies of Scale.

Steven Wilson - What Life Brings

Quello di The Harmony Codex è un saliscendi musicale continuo che per certi versi può essere la metafora della vita stessa o dell’itinerario di Steven Wilson che ostinatamente continua il suo percorso andando avanti ed utilizzando vocaboli musicali sempre diversi dai precedenti, non fermandosi davanti a nessun ostacolo o “scala impazzita” capace di aumentare o diminuire la sua altezza all’improvviso.

No, non sono le famose scale di Harry Potter, ma le scale del racconto distopico di Steven Wilson contenuto nella sua autobiografia -purtroppo ancora inedita nell’edizione italiana- Limited Edition of One- e dal titolo che potrebbe risultarvi familiare, sì, The Harmony Codex.

Una scala da affrontare un gradino alla volta, ma come diceva il compianto Ezio Bosso, ogni imprevisto, ogni ostacolo rappresenta un’opportunità e a scanso di equivoci Steven Wilson ce l’ha voluto ricordare con il suo codice dell’armonia così variegato eppure così equilibrato.