A proposito della coscienza

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In un primo libro, “Sensibili alle forme. Che cos’è l’arte”, di filosofia estetica, e nel successivo, avente per oggetto il tema del pensiero, “Sentirsi sentire. Che cos’è il pensare”, elaboro tesi che ho sottoposto a verifica e che mi hanno spinto a ulteriori riflessioni riassunte nel presente breve saggio. Devo premettere che la mia attività è in gran parte dedicata alla scrittura poetica, perciò, per mia indole e sensibilità, sono predisposto a vivere in armonia con il cosmo, motivo per cui le mie riflessioni, libere da pregiudizi e da presupposti di qualsiasi natura – ideologica, scientifica, filosofica, religiosa – sono approdate a un punto centrale riguardante il senso della Vita, riflessioni in linea con quelle di alcuni ricercatori molto avanzati ed eccentrici, come lo scienziato Julien Barbour o il filosofo Rupert Spira.

L’intuizione che mi è balenata nel corpomente riguarda una questione fondamentale.

Che cos’è l’idea?

L’idea è un’emozione tradotta nel codice simbolico della lingua. La nostra coscienza è un sistema che riceve, regola e trasmette (e rielabora grazie alla memoria accumulata e alle esperienze memorizzate) emozioni e sentimenti mediante una forma simbolica che rende possibile comunicarle, cioè tradurle in informazioni.

Federica Poletti, Lagrimosa, pencil and hairs, on paper, 2023

La materia-energia è capace di portare su un piano ulteriore la questione della comunicazione, e si relaziona con un’altra materia-energia che le corrisponde attraverso mezzi che sono comuni ad entrambe, codici di lettura di se stesse, proprie della loro struttura di base: nel caso dell’uomo, il sistema nervoso e cerebrale, propaggini dell’organismo in grado di rilevare ciò che le circonda, come accade, ad esempio, nel mondo tecnologico, per le antenne radio.

Il senso della vita è proprio qui: nel compito che ciascuna creatura ha, quale esigenza prioritaria, di elaborare i propri stimoli sensoriali profondi, emozioni e sentimenti.

Enrica Berselli, AntiEtherea, olio su tela, 100×150, 2010

Il sistema percettivo è stato sempre sminuito dalla filosofia e dalla scienza, perché le emozioni e i sentimenti sono senza contenuto, perciò insignificanti, privi di alcun valore, e riguardano e sono finalizzati a un’esigenza imprescindibile, a sviluppare l’attitudine alla sopravvivenza, identificata, nel codice linguistico, con il vocabolo “esperienza”. In verità, percezione ed esperienza sono inscindibili, esse riferiscono di un’originaria condizione di empatia che ciascuna creatura condivide con la Natura, con il mondo circostante, sicuramente dovuto anche alla legge della sopravvivenza, che fondamentalmente evidenzia l’ipostasi di un rapporto libero, connesso a un dialogo continuo che ogni molecola intrattiene con ogni altra molecola, di apertura empatica, di sinergia, di omeostasi. Il mondo è strutturato su basi equivalenti di empatia, è costituito di vibrazioni e queste vibrazioni (pacchetti d’onda, stati probabilistici) contribuiscono a generare, in ogni istante, la realtà, o per lo meno la grande illusione che ci circonda.

Andrea Mariconti, anamnesis 37, tecnica mista con olio di motore esausto su tela, 80×80, 2011

Ogni creatura ha una sua coscienza, l’uomo ha una coscienza “linguistica”, il cane ha una coscienza legata al fiuto, gli insetti al volo.

La pietra ha una coscienza, il vento ha una coscienza, gli alberi hanno una coscienza.

Ogni elemento dell’universo vibra e trasmette informazioni (anche di sé), partecipando alla danza cosmica di tutti gli atomi. La Coscienza Profonda è dunque quella dell’Empatia tra tutti gli elementi, ma come definisce l’uomo questa armonia? Con il lessema “amore”.

Ogni cosa è dunque amore, amore è ogni sentimento, perfino la sofferenza.

Amore è la coscienza che lega una pietra al vento, un ramo all’uccello, l’acqua alla terra.

Amore è ciò che la Coscienza delle coscienze emana. Il nome che gli uomini attribuiscono a questa Entità astratta è Dio.

Dio, dunque, è Amore.

© Massimo Pamio, 2023
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