L’esorcista del Papa, la storia vera: chi era Padre Amorth?

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Il titolo del film, uscito da qualche settimana nelle sale italiane, farebbe subito pensare ad un thriller complottista, in stile anglosassone, alla Dan Brown ed, invece, no: la pellicola cinematografica intende narrare le vicende del famoso prete anti-demonio, Gabriele Amorth, liberamente ispirato (molto liberamente!) alla sua biografia e ad alcuni testi scritti dallo stesso presbitero. Intendiamoci, di “americanate” nel film ve ne sono tante, ma l’idea di fondo, come del resto la generale ambientazione,  ci riporta piuttosto nella tradizione cristiana del Vecchio Continente, che deve fare ancora i conti con le conseguenze nefaste dell’Inquisizione.

Il film

Per comprendere meglio lo sviluppo della pellicola, è giusto precisare che già nell’ottobre del 2020 la Screen Gems aveva acquistato i diritti cinematografici dei libri scritti dal tanto discusso Gabriele Amorth, mentre nella tarda primavera dell’anno scorso la direzione è stata affidata ufficialmente ad Julius Avery  ed il ruolo di protagonista a Russel Crowe. Quest’ultimo ha affermato di aver letto con passione i principali testi dell’esorcista italiano, per poterne meglio interpretare il ruolo. Per la verità, agli occhi di chi conosce, almeno in parte la vicenda religiosa ed umana di Amorth, sembra che nel film ci sia proprio di tutto, tranne che la vera essenza del tormentato Gabriele. Ma di questo non se ne può fare una colpa al bravo attore protagonista. In questo mi sento di condividere quanto pubblicato sul quotidiano cattolico “Avvenire” e non per motivi di carattere confessionale.

La vicenda parte da un presupposto accettabile e condivisibile: nelle prime battute lo spettatore crede di assistere ad uno dei tanti esorcismi di Amorth, ma al contrario il posseduto è soltanto affetto da problemi mentali. Nella stragrande maggioranza dei casi, i presunti indemoniati soffrono di patologie psicotiche ed il bravo esorcista deve avere la capacità di discernere i reali segni che appartengono agli spiriti maligni.         La trama procede, accennando appena, alla delicata posizione di Amorth all’interno della curia vaticana, molto criticato per la sua spiccata sensibilità agli assalti di Satana e dei suoi accoliti e, per questo, sottoposto ad una sorta di inchiesta, condotta da una Commissione, incaricata dalla Congregazione per la Dottrina della fede, l’organismo curiale preposto alla difesa dell’ortodossia della dottrina cattolica. Lo stesso pontefice, di cui non si fa mai il nome, ma che in relazione al periodo storico di riferimento (fine anni Ottanta), non può che essere Giovanni Paolo II, interpretato da un composto Franco Nero, media tra le due posizioni emergenti nell’ambito della Commissione, quella progressista della nuova generazione ecclesiastica, che minimizza l’intervento diabolico, del cardinale Sullivan, e quella tradizionale del vecchio ordine, incarnata dal cardinale Lumumba.  Il papa, fidandosi dell’acume teologico dell’esorcista, decide di inviare Amorth in Spagna, all’interno dell’abbazia di San Sebastiano, dove secondo il parroco locale, sarebbe in corso una potente possessione demoniaca.

Gabriele, recatosi in Spagna, trova una famiglia terrorizzata ed impaurita, formata da una madre, una figlia adolescente ed un secondogenito ancora bambino, peraltro traumatizzato dalla recente morte del padre, dopo un tragico incidente, accaduto sotto i suoi occhi. Lo spirito maligno si è impossessato del più giovane della famiglia, che Gabriele già trova in uno stato di profonda prostrazione fisica e spirituale. Da subito, però, l’esorcista vuole capire se si tratti di un vero caso di possessione oppure di uno stato psicotico in cui era piombato il ragazzino. Alcuni esami medici condotti, dopo le prime manifestazioni del male, avevano, comunque, dato esito negativo. Amorth capisce di essere a contatto con un’entità maligna, quando questa, tramite il corpo martoriato del fanciullo, gli comunica alcuni segreti della sua vita e della sua anima che nessun altro poteva conoscere. E’ importante rilevare, anche se le scene sono alquanto confuse,  come l’esorcista ripetutamente interroghi il demone, cercando di farsi dire il suo nome. Nella teologia biblica, infatti, il nome è importantissimo: esso racchiude la vera forma e lo scopo di ogni cosa, sia che si tratti di un oggetto inanimato, sia di un elemento naturale che di un essere vivente.

Lo spettacolo della produzione di  Avery, dopo aver  liquidato qualche principio concettuale ricavato dai libri del vero Amorth, si svolge, poi, esibendo, quasi tutti gli stereotipi hollywodiani della possessione demoniaca: dalla lievitazione al sangue vomitato sugli avversari, caricando l’atmosfera di gotico, in attesa del gran finale che rievoca presunti avvenimenti di circa cinquecento anni prima. Gabriele Amorth, affiancato dal presbitero del luogo, un giovane ed avvenente Padre Esquibel, interpretato dall’attore costaricano Daniel Zovatto, i cui peccati sessuali saranno smascherati dal diavolo, dovrà affrontare un male che affonda radici in un lontano passato e che ha come scopo finale quello di impadronirsi della Chiesa Cattolica mediante un cavallo di Troia di prestigio, lo stesso grande esorcista. Dall’analisi di alcuni manoscritti ritrovati nei sotterranei dell’abbazia, i cui caratteri sono rimasti inspiegabilmente chiari e non consunti dal tempo, Amorth comprende che il terribile demone che possiede il fanciullo, è addirittura Asmodeo, uno dei più potenti angeli caduti al seguito di Satana/Lucifero. Sulla “personalità” di questo demone ci dilungheremo più avanti. Asmodeo, in realtà, si era intrufolato nell’abbazia già cinque secoli prima, possedendo a turno i monaci e lo stesso capo Inquisitore dell’epoca. In un’ottica forse di Vatican-washing, questa fantasiosa ricostruzione attribuirebbe allo stesso diavolo le responsabilità dei terribili misfatti della “Santa Inquisizione”. Si tratta, forse, di un modo troppo sbrigativo per giustificare i secoli più bui della Chiesa, anche se notare il nome della Loyola Productions fra i titoli di inizio e di coda, qualche interrogativo lo ispira. La Loyola Productions, traendo il nome dal suo fondatore, Ignazio di Loyola, ex militare santificato dalla Chiesa Cattolica,è il braccio armato cinematografico della potente Compagnia di Gesù, ordine che, insieme, a quello domenicano, ha sfornato i più intransigenti inquisitori. A dire il vero, la cospirazione, partita dai tempi dell’Inquisizione, che dovrebbe essere il fulcro della trama, non appassiona e stenta ad entrare in sintonia con lo spettatore, ricorrendo ad effetti speciali alquanto scadenti e poco adatti alla dimensione metafisica del progetto complessivo. A ben analizzare i termini di questa cospirazione, che potrebbe essere un affare da società segreta, non si capisce se essa giova oppure nuoce alla causa del Vaticano che, da quanto mostrato nel film, avrebbe proceduto ad un insabbiamento, apponendo i propri sigilli alle porte d’ingresso delle misteriose catacombe dell’abbazia. La trasposizione apocalittica, poi, della vicenda, da battaglia tra Amorth ed Asmodeo a guerra tra i rappresentanti di Dio ed i seguaci del diavolo, non decolla, risolvendosi in una serie di scene abbastanza scontate e poco elettrizzanti.

Padre Gabriele Amorth

Ma chi era davvero padre Gabriele Amorth, alla cui controversa figura la pellicola cinematografica si ispira? Il famoso esorcista emiliano nacque nel 1925 nell’ambito di una famiglia profondamente cattolica ed, all’età di 18 anni, entrò a far parte del movimento partigiano cattolico di Ermano Gorrieri, come del resto si evince in maniera romanzata nello stesso film. Laureatosi dapprima in giurisprudenza, Amorth fu ordinato sacerdote nel 1954 a Roma, distinguendosi poi come importante esponente della Pontificia Accademia Mariana internazionale. Gabriele mostrò un forte attaccamento a tutto ciò che riguardava la Madre di Gesù e, fin dal 1981, nei suoi scritti difese la genuinità delle apparizioni di Medugorje. La sua prolifica attività di esorcista è attestata nella diocesi di Roma fin dal 1986, collaborando molto spesso con psicologi e psichiatri. In un’intervista del 2000 affermò di aver affrontato circa 50.000 casi di esorcismi, ma di essersi trovato di fronte a vere e proprie possessioni demoniache soltanto in un centinaio di casi. Anche questo saggio discernimento tra i più frequenti casi di disturbi psichici ed i più rari eventi di attacchi diabolici è a varie riprese ribadito nel corso del film. Nel 1990 Amorth fondò l’Associazione internazionale esorcisti, di cui è stato presidente effettivo fino al 2000 ed onorario fino alla morte avvenuta nel 2016. Molto popolare diventò la trasmissione radiofonica, in onda su Radio Maria, che si intitolava come uno dei suoi libri più celebri, Racconti di un esorcista. Nel 2013 il regista italiano Franciosa ha prodotto un documentario dedicato a Gabriele Amorth, denominato Amorth, l’esorcista e nel 2017 il regista del famoso film L’esorcista del 1973, William Friedkin, ha realizzato il documentario The devil and Father Amorth, in cui si narrava di un’operazione condotta contro il demonio da Amorth, nella città di Venafro, a beneficio di una donna posseduta. Molte dichiarazioni dell’esorcista modenese hanno generato vivaci polemiche, a differenza dell’aspetto gigionesco e bonario della rappresentazione scenica di Russel Crowe. Nel corso della già citata trasmissione su Radio Maria, Amorth si abbandonò ad affermazioni esagerate ed integraliste, indicando molti personaggi politici e dello spettacolo come emissari di Satana ed additando il preservativo e la stessa televisione come prodotti dell’onnipresente demonio. Grande scalpore suscitò il suo anatema contro le persone omosessuali, considerate indissolubilmente legate al diavolo ed arrivò perfino a sostenere che la misteriosa sparizione di Emanuela Orlandi, come ho precisato in un altro scritto, fosse da ascrivere a presunti rituali orgiastici organizzati nell’ambito del Vaticano, nonostante le piste più probabili fossero altre. Bersaglio dell’agguerrito esorcista, in altre circostanze, sono stati personaggi reali, come il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed altri inventati, come il popolare Harry Potter.                                                                                                                                   

Nel pensiero di Gabriele Amorth, da  molti critici assimilabile ad una vera e propria “ossessione”, l’operato di Satana sarebbe continuamente presente nella vita dell’uomo al quale, comunque, seguendo l’ortodossia cattolica, riconosceva il libero arbitrio. Il  mondo, così come riportato nei Vangeli, sarebbe sotto il dominio del diavolo che, con la sua attività ordinaria, sottoporrebbe l’uomo ad una costante ed incessante tentazione verso il peccato. A volte, però, si manifesterebbe una sorta di attività “straordinaria” di Satana, quella appunto della possessione, da tenere ben distinta dai numerosi casi di disturbi psichici. Secondo Amorth, espressione di Satana sarebbe tutto ciò che nega Dio o che fa finta che Dio non esista, perfino quella parte della Chiesa tollerante nei confronti dei nuovi costumi sociali e delle altre confessioni religiose. In tante occasioni, Amorth si è scagliato contro il sistema curiale del Vaticano, troppo coinvolto nelle faccende mondane e poco incline ad occuparsi delle anime dei propri fedeli, prevedendo la formazione spirituale di una numerosa e ben attrezzata schiera di esorcisti, capaci di combattere efficacemente il Maligno. Ciò si renderebbe necessario, in quanto alcuni studi religiosi e sociologici hanno dimostrato che attualmente soltanto in Italia i fenomeni del satanismo, della magia e dell’occultismo, in genere, coinvolgerebbero circa 12 milioni di persone. Si potrebbe tranquillamente affermare, a tale proposito, che i secoli d’oro della stregoneria, non sono né il Trecento, tanto meno il Seicento, come si potrebbe credere in maniera superficiale, ma il ventunesimo secolo. Gli adepti alle moderne pratiche occulte aspirano al successo, al danaro, al potere e a tutti i beni terreni che possano porli in una posizione predominante rispetto agli altri.

L’esorcista del papa, come altre pellicole cinematografiche precedenti, intende rievocare il momento culminante della lotta contro il demonio, che culmina nell’azione conosciuta comunemente con il nome di “esorcismo”. Questa pratica costituisce un rituale del credo cattolico ed è classificata come “sacramentale”, qualcosa di profondamente diverso dai sette sacramenti, ai quali dal battesimo, in poi, ogni fedele è invitato per entrare a fare parte del corpo mistico di Cristo, la Chiesa. L’esorcismo può essere amministrato da quei sacerdoti che, secondo il canone 1172 del Codice di diritto canonico, ricevano peculiare ed espressa licenza da parte del vescovo di rispettiva giurisdizione. I presbiteri non muniti di licenza e gli altri fedeli possono cercare di scacciare il diavolo soltanto con “preghiere di liberazione” che, pur non rappresentando un vero e proprio esorcismo, possono essere efficaci (secondo quanto affermato dallo stesso Amorth nei suoi testi), qualora la persona che procede alla supplica abbia una particolare fede in Dio. Nell’attività straordinaria del Maligno, lo stesso Amorth distingueva quattro diversi stadi: la possessione, la vessazione, l’ossessione e l’infestazione. La possessione diabolica è la forma più grave, come del resto si presenta la situazione nell’abbazia di San Sebastian nel film: lo spirito maligno si impossessa del corpo del posseduto e attraverso questo agisce e parla direttamente. In questi casi, secondo gli insegnamenti tradizionali, è indispensabile un esorcismo sacramentale. La vessazione diabolica, invece, comprende una vasta gamma di disturbi fisici e psichici che, in apparenza, non hanno una spiegazione medica o morale, per i quali la persona oppressa non riesce a trovare rimedi consueti. Per gli eventi di vessazione, quelli non particolarmente gravi, potrebbero rivelarsi efficaci anche semplici ed oculate preghiere di liberazione. L’ossessione diabolica, poi, consisterebbe in forme di pensieri disordinati, caotici ed ossessivi, come le tentazioni al suicidio od il progettare di commettere atti assurdi. Anche per questo stadio, secondo Amorth, potrebbero essere risolutorie le preghiere di liberazione. Infine, si annovera la cosiddetta “infestazione diabolica”, con particolare riferimento ad oggetti, luoghi o case. Si tratta di situazioni molto difficili da determinare, dove è molto importante saper interpretare i segni dell’ambiente circostante.

Come si è detto in precedenza, la stragrande maggioranza dei casi di persone che ritengono di essere possedute dal diavolo, si rivelano, poi, dovuti a gravi disturbi psichici, come lo stesso Amorth ha più volte sostenuto nelle interviste e nelle pubblicazioni. Pur riconoscendo che l’opera di discernimento è molto complessa, è lecito chiedersi quali siano i segni più comuni che lascino intendere ad un esorcista esperto e titolato la reale presenza demoniaca. Uno dei sintomi più ricorrenti è la cosiddetta “avversione al sacro”, che può arrivare a generare perfino vere e proprie reazioni fisiche. Inoltre, ci sono segni più eclatanti, da sempre oggetto di narrazioni letterarie e di rappresentazione cinematografiche, come la lievitazione, la materializzazione di oggetti dalla bocca, il parlare al contrario od esprimersi in lingue antiche o che, comunque, non erano state mai conosciute dal soggetto posseduto.         Altri elementi che possono convincere della veridicità della presenza satanica nel corpo fisico di una persona, sono la capacità di rivelare cognizioni occulte e lontane, saper leggere nel pensiero dell’esorcista o di altri, oppure manifestare forze decisamente superiori all’età o alla condizione fisica dei malcapitati. A questi  si aggiungono, nel novero dei segni diabolici, la pupilla dell’occhio eccessivamente dilatata e che non si chiude neanche se si punta una luce diretta, l’arrossamento della sclera dell’occhio, come fosse una sorta di congiuntivite, oppure la voce che diventa rocca e baritonale, così come l’allungamento e l’oscuramento del volto. Particolare attenzione si deve prestare anche alla manifestazione di presunte capacità telecinetiche, come la possibilità di spostare oggetti con la sola forza della volontà o di avere visioni del futuro.  Questi, infatti, non sono considerati fenomeni naturali e, per l’ortodossia cattolica, potrebbero costituire segni di presenze diaboliche.

Mi piace concludere questa breve sintesi con la frase, attribuita al filosofo e poeta francese Charles Baudelaire, ripresa da Gabriele Amorth e citata tra i titoli d’apertura del film “L’esorcista del papa”: “Il più grande inganno che il diavolo abbia mai fatto è stato quello di convincere il mondo che non esiste”. Sia dal punto di vista cristiano, che sotto il profilo laico, l’espressione può essere intesa come il riferimento ad un sistema sociale relativista, che tende a giustificare molteplici azioni, in nome di un’imprecisata forma di libertà, dove non vi sia più spazio per una netta contrapposizione tra il lecito e l’illecito, tra il bene ed il male…