Sandra Casagrande: il brutale omicidio della pasticciera

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Tra i molti casi di cronaca nera accaduti nel nostro paese ce n’è uno che per la sua efferatezza sembra uscito da un film dell’orrore, vera e propria espressione di una follia dissennata. Una storia che con il passare degli anni ha finito per essere dimenticata, travolta dall’inevitabile scorrere del tempo di questa società frenetica. In questo articolo la racconteremo perché è giusto che non si perda la memoria di questa triste vicenda insoluta. Per fare ciò è necessario un passo indietro di 32 anni.

1991

Siamo a Roncade, un tranquillo comune della provincia di Treviso che conta circa 14.000 abitanti. È in questo scorcio di terra che abita Sandra Casagrande, una donna di 44 anni proprietaria del negozio di pasticceria situato sotto alla sua abitazione. Sandra si distingue sicuramente per la sua faccia da diva e le forme sinuose, ma anche per il carattere aperto e solare. Scherza con tutti e in paese fa girare la testa a molti.

Alle spalle ha una storia particolare: si è sposata a 18 anni con Luciano Vio ed è insieme a lui che ha aperto la pasticceria. Con il passare del tempo il rapporto tra i due andò a incrinarsi e poco prima dell’inevitabile separazione Luciano decise di porre fine alla sua vita gettandosi in un fiume con le mani legate davanti. La coppia non aveva figli.

Una morte che lasciò sconvolta la moglie. Sandra decise di rimboccarsi le maniche e proseguire da sola l’attività, dimostrando una notevole dedizione al lavoro. Trascorreva la maggior parte del tempo in bottega, dalla mattina presto fino a tarda serata. È proprio nel suo “nido”, rifugio sicuro a cui aveva dedicato una grossa fetta della sua esistenza, che un demonio deciderà di massacrarla mettendo in pratica un delitto agghiacciante.

Morte in pasticceria

29 Gennaio 1991. È Martedì sera e a Roncade regna il silenzio. Sono le 22:45 quando Zeno, proprietario di un negozio del paese, si ricorda di aver lasciato le luci della sua bottega accese. Decide di tornare a spegnerle e sulla strada nota che la pasticceria di Sandra Casagrande, sua amica, è ancora aperta. Entra per salutarla, trovandosi dinanzi a una scena agghiacciante. Sandra giace a terra, supina, immersa in un lago di sangue.

Gli agenti arrivano sul posto e constatano il decesso della donna. Sandra è stata uccisa con 22 colpi di arma da taglio. I rilievi sulla scena del crimine permettono di ricostruire la cronologia e la dinamica dell’omicidio.

Quella sera la vittima aveva chiuso il negozio alle 20:40, era salita al piano superiore, dove era situata la sua abitazione. Una volta arrivata in casa aveva riempito la vasca per farsi un bagno e messo due tazze da caffè sulla tavola. A un certo punto qualcuno suona il campanello della bottega. Sandra scende in pantofole e apre a quello che sembra un cliente ritardatario, il quale gli chiede un vassoio di 25 pasticcini. La donna prepara il tutto ma mentre sta incartando la confezione il “cliente” la colpisce con una violenta bottigliata in testa. La donna cade a terra, l’assalitore le infila in bocca una fascia reggi-tende per soffocare le urla. Servendosi di un coltello la pugnala più volte con una potenza inaudita sul torace e sul collo, tanto da spezzare la lama in tre parti. Non potendo più usare quell’arma, l’assassino afferra un paio di forbici e continua a infierire sulla povera vittima. In totale Sandra viene colpita 22 volte da una bestia disumana che una volta compiuto il delitto lascia tracce dappertutto prima di dileguarsi nel buio di quella notte. Impronte sul lavandino del negozio che ha usato per lavarsi le mani oltre che sulle maniglie delle porte.

Il delitto è stato compiuto tra le 22:00 e le 22:30.

L’omicidio di Sandra Casagrande è carico di una brutalità che lascia attoniti. Perché la donna è stata uccisa? Il delitto non sembra essere premeditato, il killer ha ucciso avvalendosi del coltello e delle forbici che erano presenti nel negozio e che lascerà sulla scena del crimine. La potenza dei colpi con cui ha trucidato la vittima dimostrano che l’omicida è un uomo. Ma cosa ha scatenato questa furia cieca?

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Gli inquirenti imboccano presto una linea d’indagine precisa: l’assassino si era presentato al negozio con la scusa dei pasticcini ma le sue intenzioni erano ben altre. Forse desiderava avere un rapporto fisico con Sandra e ha tentato un approccio sessuale, respinto con decisione dalla vittima. A questo punto il suo ego disturbato e ferito ha risentito del rifiuto e da qui ha reagito con violenza feroce e assassina.

Si, sembra l’ipotesi più plausibile.

La mancanza di lucidità del killer viene comprovata anche da un altro fatto. Il giorno dopo l’omicidio, il titolare di un distributore di benzina a Biancade (frazione del comune di Roncade) trova all’interno della cassa tre banconote da diecimila lire sporche di sangue. Il risultato delle analisi conferma una compatibilità tra quel sangue e quello di Sandra. Sembra quindi probabile che l’assassino, una volta consumato il delitto e con indosso ancora macchie del sangue della vittima, si sia fermato a fare benzina per andare chissà dove, immerso in quell’oscurità che lo ha fatto passare inosservato.

Ma chi poteva essere questa persona? Le indagini si ramificano in una serie di piste.

Tante teorie, nessun colpevole

Gli inquirenti iniziano a scavare nella vita di Sandra. Si scopre così che da due anni porta avanti una relazione con Tony, un uomo sposato residente a Roncade. Tony era molto preso dalla bella pasticciera ed era solito regalarle abiti e gioielli. Sembra anche che fosse piuttosto geloso della sua amante.

Andava a trovarla spesso nelle ore serali. Forse avevano in programma di vedersi quel 29 Gennaio? Tony dichiarerà di non aver più visto Sandra da 6 giorni prima della morte. La sera del delitto si trovava in un locale a giocare a biliardo insieme a degli amici, tra cui Zeno, l’uomo che successivamente scoprirà il cadavere di Sandra.

A rendere poco probabile un suo coinvolgimento nella vicenda è il fatto che Tony entrasse sempre dalla porta sul retro quando andava dall’amante e difficilmente l’avrebbe approcciata davanti alla pasticceria, tra l’altro chiedendole un vassoio di dolci. La dinamica degli eventi sembra escludere che fosse lui la figura misteriosa che si era presentata dinanzi al negozio quella sera.

C’è poi la testimonianza di un ragazzo che dichiara di aver incrociato, alle 22:00 di quel 29 Gennaio, un uomo che passava nelle vicinanze della pasticceria. Zoppicava e camminava con un bastone, aveva il volto paonazzo. Difficile credere fosse l’assassino.

Altre due persone testimoniano di aver visto in Piazza Primo Maggio un soggetto, in piedi davanti a una macchina bianca, sembrava come se aspettasse qualcuno o qualcosa. A un certo punto si era incamminato in direzione della pasticceria. Era un uomo con una folta barba e indossava un giubbotto di pelle. Chi era? C’entrava qualcosa con l’omicidio oppure no?

Gli inquirenti individuarono dieci sospettati e uno di essi venne anche formalmente indagato. Si trattava di un impiegato, cliente abituale del negozio di Sandra. Tuttavia non c’erano elementi che potessero provare qualcosa nei suoi confronti, motivo per cui anche questa pista si risolse in un nulla di fatto.

Dopo sei mesi l’inchiesta venne archiviata. Nel corso degli anni la Procura di Treviso ha riaperto a più riprese le indagini, purtroppo senza successo. Molti dei reperti erano stati distrutti, i vestiti di Sandra vennero bruciati due mesi dopo il delitto, le banconote intrise di sangue non erano più reperibili. Venne estratta una traccia genetica maschile sulla fascia utilizzata dal killer per tappare la bocca della vittima. Il DNA non corrispondeva con nessuno dei sospettati dell’epoca. Il vero assassino era sfuggito alle indagini, passando sotto ai riflettori degli inquirenti?

Conclusione

Sono trascorsi 32 anni da quel Martedì sera in cui una mente depravata decise di trasformare la pasticceria di Roncade in un teatro dell’orrore. Una ferita irrisolta che ha lasciato il segno in molte esistenze. La morte di Sandra attende ancora giustizia, con la costante sensazione che manchi soltanto un pezzo del puzzle per arrivare alla soluzione di questa vicenda. Magari una testimonianza decisiva, un ricordo sepolto nella memoria di qualcuno che quella sera ha visto qualcosa di importante senza rendersene conto. Oppure l’individuazione di un nuovo sospettato che grazie alle tecniche di analisi moderne potrebbe essere inchiodato davanti alle sue responsabilità.

Sono scenari che ci auguriamo possano verificarsi nel prossimo futuro, per restituire pace alla memoria di una donna a cui è stata spezzata qualsiasi prospettiva di futuro.

FONTI

Chi l’ha visto? – Sandra Casagrande (prima parte) – 11 Febbraio 2015
Chi l’ha visto? – Sandra Casagrande (seconda parte) – 18 Febbraio 2015
GQ Italia – Il delitto della pasticcera Sandra Casagrande in Tv
TrevisoToday – Trent’anni fa l’omicidio di Sandra Casagrande, ancora senza colpevole
corrieredelveneto.corriere.it – Il dna scagiona già i dieci sospettati