Tom Verlaine: poesia, chitarra e “un migliaio di uccellini azzurri”

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Quando i miei occhi si sono imbattuti sulla notizia, ho sperato in un pesce di aprile, invece la notizia del 29 gennaio era vera: “È morto Tom Verlaine dei Television”.

Da adolescente ero in fissa per gli Strokes, così quando mi capitava una loro intervista la leggevo immediatamente e nove volte su dieci, Julian Casablancas e soci citavano Tom Verlaine e i Television tra le loro fonti d’isipirazione.

Li ascoltai ed anch’io come loro – immagino soprattutto Nick Valensi e Albert Hammond Jr i chitarristi degli Strokes- mi innamorai della chitarra e della voce di Tom Verlaine, nome d’arte di Thomas Miller che qualora avesse mantenuto il suo nome originario, sarebbe stato sempre un nomen omen artistico d’accordo, ma Verlaine era perfetto.

Il suono che fuoriusciva dalla sua Fender, -molto spesso Jazzmaster o Jaguar-, era intenso, “blu”, poetico.

Parlando di poesia, Patti Smith, definiva il suono del suo amico fraterno Tom così: “l’urlo di un migliaio di uccellini azzurri”.

Tom Verlaine non lo si trovava solo nei suoi dischi solisti o in quelli dei Television, ma come le rockstar diventate di culto pur non avendo navigato nel mainstream, lo si trovava nelle interviste degli Strokes, nelle cover, come quella di “Kingdom Come” di Bowie, negli attestati di stima da parte dello stesso Bowie, di Michael Stipe ecc; e poi nei crediti dei dischi, in primis quelli di Patti Smith.

In “Banga” c’è “April Fool” in italiano pesce di aprile, e la chitarra è quella di Tom che ricama, contrappunta e suona con lei, Patricia la compagna di scorribande in quella New York, dove insieme “ripetevano” che avrebbero infranto le regole “We’ll break all the rules”. Ci sono riusciti, si sono librati dal caos metropolitano di New York e sono volati via, soprattutto Tom con il suono della sua chitarra che adesso è andato in un’altra dimensione.