L’empatia e la misericordia di John Cale: l’ultimo album Mercy

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Figlio di un minatore e di una maestra, John Cale, ha trascorso i primi 18 anni della sua vita a Garnant, un piccolo villaggio del Galles meridionale, “una terra strana, remota, a detta di alcuni mistica”, come ha scritto nella sua autobiografia, “What’s Welsh for Zen”. All’età di 7 anni ha iniziato a imparare l’inglese e il pianoforte classico. Qualche anno dopo, la BBC si recò nella sua scuola e registrò il giovane precoce mentre suonava una composizione che aveva scritto lui stesso. Gli spartiti andarono persi, così Cale dovette improvvisare il finale. Fu un’emozione: la sua prima improvvisazione. “Creativamente mi ha liberato”, ha scritto. “Ho iniziato a correre dei rischi”.

La viola, l’elemento cruciale che avrebbe poi trasformato il suono dei Velvet Underground, arrivò nelle mani di Cale per caso quando venne il momento di scegliere uno strumento per l’orchestra della scuola.

Da pochi giorni è uscito il suo album Mercy. Con quasi 81 primavere sulle spalle, il cantautore gallese, non sembra aver perso minimamente il suo smalto. Questo nuovo disco, uscito il 20 gennaio con la Double Six Records, mantiene lo spirito d’avanguardia e la magia nel creare atmosfere che hanno sempre contraddistinto questo artista e al tempo stesso ripropone i toni nostalgici di un tempo, dove ancora la musica era ancora capace di regalarci una storia pregna di densa emotività.

John Cale - NIGHT CRAWLING (Official Video)

Forse il brano di Mercy che meglio evidenzia questa miscela di nostalgia e modernità è il singolo principale, “Night Crawling” caratterizzato da un ritmo elettronico orecchiabile e quasi ballabile, mentre Cale canta un’ode alla New York degli anni Settanta. Nei materiali per la stampa, Cale ha spiegato che la canzone è un modo per onorare l’amico scomparso David Bowie, un affettuoso ritorno ai tempi in cui lui e l’icona britannica vivevano le notti della Grande Mela. Night Crawling infatti sta ad indicare l’esplorazione notturna dei meandri cittadini, quelli più oscuri e proibiti. In generale questa esplorazione notturna accompagna tutto il disco.

Il tono dell’album è cupo e lunatico; i testi di Cale riflettono un’angoscia distopica, che a volte si giustappone a strumentali elettronici.

L’album si chiude al suono di “Out Your Window”, una ballata guidata dal pianoforte che vanta la performance vocale più profonda di Cale. Questa intensa outro fa venire i brividi e rizzare i peli tanto è intensa ed emotivamente forte anche nei suoni e nelle parole.

Un brano per riscoprire e proteggere l’empatia che troppo spesso dimentichiamo.

“Se ti butti dalla finestra, io interromperò la tua caduta, ti terrò accanto e tranquillizzerò, ovunque tu decida di andare”. 

Come fan di Cale di lunga data, sapevo di dovermi aspettare l’inaspettato da questo disco e, ancora una volta, è diverso da qualsiasi cosa abbia mai sentito prima. Tanto di cappello, John!