Mercy Street: Peter Gabriel canta la disperazione di Anne Sexton

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Quando un cantautore riesce a scrivere una canzone che è un distillato, una pura goccia di splendore della poesia, del romanzo, del racconto che l’ha ispirato, è…

Anne Sexton non è riuscita a trovare una serenità che probabilmente le avrebbe permesso di vivere più a lungo dei suoi quasi quarantasei anni – morì suicida il 4 ottobre del 1974, poco prima del 9 novembre, giorno del suo compleanno- ma le sue poesie a dispetto del porto sepolto di Alessandria d’Egitto, sono giunte a tutte quelle persone capaci di accogliere ed abbracciare la sua sensibilità.

Tra questi Peter Gabriel, che nel 1986 pubblicò un album dove tra le sue nove tracce c’è n’era una che già a partire dal titolo quasi identico a “Mercy Street 45” di Anne Sexton era un omaggio alla sua poesia e alla sua anima che cercava solamente di attraccare in un porto misericordioso chiamato pietà.

“So” Peter Gabriel con la sua “Mercy Street” è riuscito per l’appunto a cogliere la disperazione della poetessa americana con una sensibilità disarmante.

Non è la prima volta, anzi: penso ad esempio alle parole di “Wallflower” e a come una mamma di un desaparecido potrebbe sentirsi se solo si decidesse di ascoltarla.

Peter Gabriel si è messo nei panni di una poetessa che “semplicemente” indossava ciò che aveva dentro.

Peter Gabriel - Mercy Street

In “45 Mercy Street” pubblicata solo postuma nell’omonima raccolta uscita nel 1976, Anne Sexton indossava tristezza, insicurezza per il naufragio del suo matrimonio, il rapporto con le sue figlie Linda Gray e Joyce Ladd: cercava quella compassione che riusciva a trovare -finché ce l’ha fatta- solo su quei fogli di carta che, come scritto da Peter Gabriel in “Mercy Street”- la sostenevano come se fossero state le sue ossa.

Su quei fogli Anne si confessava e lo faceva con una veemenza tale che si poteva percepire; un esempio è per l’appunto “45 Mercy Street”, ma anche la poesia d’apertura del suo “Il libro della follia” recentemente pubblicato da “La nave di Teseo”.

“L’uccello ambizione” dove l’insonnia la teneva sveglia e Anne riponeva tutta notte la sua “follia” nella scatola dell’immortalità.

Avrebbe preferito una vita semplice, semplice come quella cioccolata calda marrone che le teneva si compagnia, ma non come le parole.

“Caro Dio non sarebbe meglio bersi una cioccolata calda? Devo prendere un nuovo uccello e una nuova scatola dell’immortalità. Di follia in questa ce n’è già abbastanza”.

Mi sarebbe piaciuto che Anne, con la sua barca “amorproprio”, carica delle sue scatole immortali fosse riuscita ad attraccare in quel porto chiamato “Pietà”.

Non è andata così, ma con la sua arte è andata contro le onde, cavalcandole e arrivando in terre meravigliose e inesplorate che le hanno permesso di vincere il premio Pulizter per la sua poesia.

Continua ad andare Anne, continua a farlo attraverso le tue parole eterne immortali che continuano a parlarci con i tuoi versi e perché no, anche con dei splendidi distillati ispirati dalle tue poesie; ad esempio questa:

“Anne, with her father
Is out in the boat
Riding the water
Riding the waves on the sea”

Mercy

Grazie Anne.