Non solo Smiths e Sex Pistols: la musica che si è ispirata alla Regina Elisabetta II

La scomparsa di Elizabeth Alexandra Mary ha avuto una prevedibile cassa di risonanza enorme sui social, anche rendendo nuovamente virali pezzi che, a loro tempo, erano già diventati dei classici. Ragionevolmente era impossibile che non venisse fuori, per esempio, God Save The Queen dei Sex Pistols: vero e proprio elemento detonatore del punk nel Regno Unito. Uscito strategicamente in prossimità del Giubileo d’argento della Regina, il secondo singolo di Rotten e soci arrivò in cima alle classifiche inglesi nonostante il divieto della Bbc di suonarla in qualsiasi trasmissione dell’emittente. Qualcuno anzi malignò persino che i dati vennero sabotati in modo che quell’esortazione alla ribellione della working class britannica si fermasse alla seconda posizione. La loro canzone spargeva sarcasmo a trecentosessanta gradi sui sostenitori monarchici, augurandosi una reggente sempre in salute così da tenere alti gli incassi che avrebbero portato i turisti nella loro terra. Sottolineando anche che il potere effettivo della famiglia reale fosse oramai quasi del tutto ridimensionato negli ultimi due secoli. La loro insolenza però non si fermò alla mera canzone, giunse fino al tentativo di volerla suonare da una sgangherata imbarcazione a due passi dal Palazzo di Westminster!

Altro caposaldo collegato quasi per antonomasia alla notizia è The Queen Is Dead degli Smiths, che però nacque qualche anno dopo, precisamente otto, da una frase improvvisata dal cantante Morrissey su una loro versione di Barbarism Begins at Home dal vivo. Era una citazione proveniente da una sezione del libro ‘Ultima uscita per Brooklyn’ di Hubert Selby Jr. Il romanzo però fa riferimento è ad una prostituta di nome Georgette, mentre il cantante riutilizza quella definizione per mettere in piedi una aspra critica al sistema monarchico inglese e al circo mediatico che era così affascinato da ogni notizia riguardasse la famiglia reale. Il cantante raccontò al Nme:” La stessa concezione di monarchia e della regina d’Inghilterra viene rafforzata e fatta sembrare più utile di quanto non sia in realtà. Il tutto sembra uno scherzo. Uno scherzo orribile”. In ambedue i casi più famosi quindi, il soggetto va anche al di là della portatrice della corona al momento: l’obiettivo è l’ironizzare sulla monarchia britannica in sé.

I riferimenti alla Regina Elisabetta ovviamente non finiscono qui: al di là della volta in cui scatenò l’ilarità degli appassionati nel domandare ingenuamente ad Eric Clapton da quanto tempo suonasse la chitarra o quando snobbò uno show di McCartney per andarsi a guardare Twin Peaks. Rappresentare un potere così grande per tutta la storia della musica moderna ha ovviamente ispirato un numero importante di riferimenti e ispirazioni per gli artisti. Inevitabilmente c’è chi si è scagliato contro di lei e ciò che rappresenta, chi ne ha avuto una visione più innocua e arrendevole, altri si sono limitati a dei riferimenti di cultura popolare. La raccolta che segue non ha intenzione di essere esaustiva, ma vuole rappresentare una valida playlist di collegamenti sonori importanti. Note che, se unite assieme come i puntini della settimana enigmistica, ci aiutano a fornire un quadro più dettagliato di una piccola sfumatura della storia della musica e del Folclore britannico.

Pet Shop Boys – Dreaming of the Queen

Dreaming of the Queen (2018 Remaster)

Ho letto che uno dei sogni più comuni (dei britannici) è che la regina venga a casa loro”, confessò Neil Tennant al Guardian tempo fa. Effettivamente era il pensiero ansiogeno tipico, al pari del nostro immaginarsi di cadere nel vuoto, per un connazionale dei Pet Shop Boys. Proprio negli anni novanta, alcuni sondaggi inserivano questo tarlo in cima alle preoccupazioni più inconsce dei sudditi: immaginarsi di essere davanti alla sovrana, magari appena usciti dalla doccia o in altre situazioni indisposte. La canzone inizia proprio evocando questa paura, per poi procedere verso simbolismi di una società sconvolta dalla piaga dell’Aids. C’è spazio anche per un omaggio a Lady Diana, ai tempi molto attiva in campagne umanitarie riguardo certi temi.

Manic Street Preachers – Repeat

Repeat - Manic Street Preachers

Un classico nel repertorio dal vivo della formazione gallese, prima che ottenesse un contratto discografico. Rappresenta uno sprezzante dito medio alle istituzioni a partire proprio dalla Regina. Il ripetere come un mantra “Useless generations” da parte del cantante è un riferimento ai dissidi intercorsi tra i minatori del sud est del Galles e Margaret Thatcher. Lo smantellamento voluto dal suo governo di circa una ventina di siti portò ad uno sciopero sanguinolento di circa 165.000 lavoratori a rischio del loro posto di lavoro. Persero la battaglia dopo 51 settimane di scontri e polemiche. Queste e altre ragioni storiche portano la band a comparare l’intero governo britannico a Khmer Rouge, il sanguinario partito di Pol Pot che segnarono il periodo più brutale nella Cambogia. Nonostante ben due versioni registrate, la band non fu mai pienamente soddisfatta della resa della composizione in studio. Poco o male, Richey Edwards sfoggerà con orgoglio il suo tatuaggio “Useless generation” sul braccio fino alla misteriosa sua scomparsa.

The Exploited – Royalty

Exploited // Royalty

Rispetto a tutte le altre critiche, l’attacco frontale degli Exploited si avvicina più al tipico membro disegnato sulla lavagna per fare un dispetto al professore ancora non arrivato in aula. Il brano, infatti, rappresenta un puro e gratuito turpiloquio in salsa punk rock. Dopo aver ricoperto d’insulti la Regina, suggeriscono di venderla agli arabi. Forse alludendo alla situazione bellica del Dhofar di quegli anni.

The Housemartins – Flag Day

The Housemartins - Flag Day

L’indie band inglese degli anni ottanta, che tra le sue file nascondeva il futuro Fatboy Slim, aveva scritto questa canzone come monito per le nuove leve della middle class britannica che erano intenzionati a cambiare le sorti del paese. Puntando il dito sulle radici marce del paese: dalla scarsa assistenza sanitaria, poca gente interessata a rischiare la carriera per una svolta concreta per i meno abbienti. “È una perdita di tempo, se capisci cosa intendo, scuotere un paniere dinnanzi alla Regina. Perché la sua borsa è grassa e le cuciture scoppiano”. Un invito, insomma, a non farsi illusioni perché niente cambierà così facilmente senza risolvere prima un problema di base.

Blur – This Is a Low

Blur - This is a Low (Official Audio)

Il sottovalutato brano da Park Life è una sorta di ironico tour del Regno Unito usando l’immaginazione e…le previsioni del tempo e maree! Già, Albarn si improvvisa conduttore di possibili perturbazioni, legando un complesso sistema di specchi, leve e metafore sulla decadenza del luogo in cui viveva. Nella sua narrazione, i leader della sua patria han smarrito la rotta e la Regina ha smesso di lottare (letteralmente salta giù da Land’s End, il punto più occidentale della terraferma inglese). Una visione decisamene più da vittima che da carnefice, che ricorda anche la citazione che ne faranno i Libertines nella loro Radio America: dipinta come una signora che piange guardando vecchie pellicole cinematografiche dopo aver preso il consueto tè.

The Stone Roses – Elizabeth My Dear

The Stone Roses - Elizabeth My Dear (Audio)

Non altrettanto delicati, gli alfieri del brit pop dedicarono alla regina una sorta di intermezzo acustico sulle note della tradizionale melodia folk “Scarborough Fair”. Il testo riarrangiato lascia spazio a poche interpretazioni: “Mi distrugge e da ribollire le ossa, non mi riposerò finché non avrai perso il trono. Il mio obiettivo è palese, il mio messaggio è chiaro. La tua fine si avvicina, mia cara Elisabetta”. Astio che non si è certo placato con il tempo: nel concerto in patria del 29 giugno 2012, il cantante Ian Brown ha introdotto il pezzo dal vivo dedicandolo “a quei parassiti che stanno celebrando sessant’anni di tirannia”.

Primal Scream – Insect Royalty

Primal Scream - Insect Royalty (Official Audio)

L’analoga accusa arrivò anche da Bobby Gillespie&soci nel loro capolavoro acidissimo Xtrmntr. Da Glasgow si erge questa voce imbevuta di sintetizzatori e drum machine se la prende allegramente con la famiglia reale. Lo stesso vocalist parlò della questione a Pitchfork un paio di decenni dopo, evocando i suoi ricordi da bambino sul famoso Giubileo d’argento, giudicato come una follia di cieco patriottismo e di pura prostrazione nei confronti della corona. “Li odiavo, ancora oggi è così, andare a comprare il singolo ‘God Save the Queen’ [dei Sex Pistols] mi sembrò un vero gesto anti-autoritario”. Siamo dunque congiunti nuovamente al primo compositore. Un cerchio perfetto.