L’assassino del parco: il brutale omicidio di Katie Janness

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Katherine Janness è una donna di 40 anni residente a Midtown, in Atlanta. Vive insieme alla compagna Emma Clarke, di circa 10 anni più giovane. Entrambe lavorano come bariste e condividono la passione per gli animali: la coppia possiede due pitbull chiamati Tori e Bowie.

27 Giugno 2021. È un Giovedì e si tratta di un giorno libero dal lavoro per Katie. La donna ha l’abitudine di andare a camminare dopocena insieme al cane e per questo in serata decide di uscire a fare una passeggiata con Bowie. Alle 23:35 passa davanti al bar in cui Emma sta lavorando: la compagna gli riferisce che avrebbe finito tra un’ora, dopodiché Katie prosegue la sua camminata dirigendosi verso Piedmont Park, un vasto parco della zona.

Nessuno può sapere quello che accadrà in seguito e che sarà destinato a segnare le esistenze della comunità.

È trascorsa un’ora quando Emma finisce il suo turno di lavoro e si mette ad attendere Katie, dato che le due si erano accordate per fare la strada di ritorno verso casa insieme. I minuti trascorrono ma Katherine non si presenta. Emma prova più volte a chiamare e messaggiare la compagna, ma non riceve risposta. La preoccupazione cresce e decide di utilizzare un’applicazione per tracciare il telefono di Katie. Il GPS indica che la donna si trova a Piedmont Park, quindi a poco più di un chilometro da casa.

È passata l’una di notte quando Emma arriva al parco. Addentrandosi al suo interno nota una strana figura e avvicinandosi scopre con sgomento che si tratta di Bowie, il loro cane, il quale giace a terra senza vita. A circa 30 metri di distanza, ai piedi di un albero, si trova il corpo di Katie, anch’essa deceduta. In preda al terrore Emma scappa e avverte immediatamente la Polizia.

In seguito gli agenti giungono sul luogo e hanno modo di constatare la gravità di quello che è successo. Katie e Bowie sono stati uccisi a coltellate. I dettagli dell’aggressione sulla donna sono terrificanti.

Katherine è stata attinta da almeno 50 colpi perpetrati con un’arma da taglio. 15 coltellate hanno raggiunto e massacrato il volto, 14 colpi sono stati sferrati sulla schiena e sembra che il killer si sia accanito su un tatuaggio colorato presente sul corpo della vittima. La donna è stata colpita anche al collo ed è quasi stata decapitata. Altre coltellate hanno raggiunto i seni, l’addome è stato squarciato. Emerge che l’assassino ha inciso tre lettere sul torso della vittima che formano la parola “FAT”. Sembra che i tagli che formano i caratteri siano stati fatti mentre Katie era ancora in vita, il che aggiunge una nota ulteriormente perversa a questo omicidio disumano.

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Non risultano segni di violenza sessuale, mentre sono presenti numerose ferite da difesa sul corpo della vittima. Accanto al cadavere vengono ritrovati degli auricolari, un elemento che fa presupporre che Katie stesse ascoltando della musica o degli audio e che quindi possa essere stata attaccata di sorpresa.

Un delitto agghiacciante, una follia senza precedenti.

È evidente che nella zona si aggira un soggetto molto pericoloso che è stato capace di compiere un crimine aberrante. Gli inquirenti iniziano a ricostruire gli ultimi spostamenti della vittima.

Risulta che alle ore 00:09 Katie sia stata ripresa da una telecamera di sorveglianza mentre passeggiava con il cane nei pressi di Piedmont Avenue, a circa dieci minuti di distanza dal parco. All’interno di Piedmont Park erano presenti nove telecamere ma nessuna di esse era in funzione la notte dell’omicidio.

Circa una settimana dopo la Polizia di Atlanta diffonde delle foto di potenziali testimoni che sono stati ripresi dalle camere di sorveglianza vicine all’ingresso del parco, chiedendo a queste persone di farsi avanti e raccontare se avevano visto qualcosa. Sappiamo con certezza che uno di essi si è presentato dagli inquirenti ed è stato collaborativo. La Polizia ha dichiarato di ritenere che nessuna delle persone riprese sia da considerare un sospettato.

L’indagine prosegue e vengono prese in analisi numerose piste. Si è trattato di un omicidio premeditato oppure un crimine di opportunità? Katie conosceva il suo assassino?

Gli investigatori cercano di scavare nella vita della vittima alla ricerca di qualcosa che possa aver innescato una sorta di odio o desiderio di vendetta tra i suoi conoscenti, tuttavia non sembra venire fuori niente in questa direzione: Katherine conduceva una vita regolare, mai sopra le righe ed era una persona molto rispettosa delle opinioni e degli stili di vita altrui.

Un’altra tesi che viene presa in considerazione è quella relativa all’attacco di un vagabondo che si trovava nella zona. Anche in questo caso non si trovano riscontri: pur essendo confermata la presenza di senzatetto che frequentano il parco, sarebbe stato molto difficile per uno di essi riuscire a compiere un crimine di questo genere senza farsi scoprire, non avendo la possibilità di nascondersi al sicuro e di liberarsi senza dare nell’occhio degli oggetti che avrebbero potuto incriminarlo.

L’inchiesta prosegue ma non avvengono sviluppi decisivi. Cosa poteva essere successo quella sera e come può essere interpretato un omicidio di questo tipo?

Basandoci sugli elementi a disposizione è possibile che il delitto sia di natura opportunistica: un soggetto disturbato e perverso che quella sera si era appostato nei pressi di Piedmont Park attendendo l’occasione giusta e che quando ha visto una donna a passeggio con il cane ne ha approfittato per mettere in atto il suo folle piano, tuttavia non è da escludere che il killer volesse colpire proprio Katie e l’abbia seguita di proposito.

L’assassino non si è intimorito davanti alla presenza del pitbull che ha cercato di difendere la sua padrona ma è riuscito ad uccidere anche lui. Questo elemento unito al fatto che l’attacco avviene in una zona pubblica e frequentata fa supporre che sia un soggetto in grado di sopportare alti livelli di pericolo e che potrebbe addirittura esaltarsi in certe situazioni.

Viste le modalità dell’omicidio con buone probabilità si tratta di un individuo affetto da sadismo sessuale, ovvero un soggetto che si eccita provocando dolore e sofferenza a un’altra persona.

Nell’ultima conferenza stampa gli inquirenti hanno reso noto che al momento non è stato individuato nessun sospettato, tuttavia l’indagine rimane attiva e viene riposta grande fiducia nella rilevazione delle tracce biologiche presenti sulla scena del crimine.

Individuare il responsabile di questo atto è di assoluta importanza per la memoria della vittima e per i suoi cari e allo stesso tempo per impedire che una mente così degenerata possa camminare in libertà con il rischio di poter colpire di nuovo. Auspichiamo quindi che sia questione di tempo e che il caso possa giungere presto a una svolta risolutiva.

Fonte:

unresolved.me – Katie Janness