I giorni migliori di Liam Gallagher: una rock and roll star di razza

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Mi sono immaginato Liam Gallagher dopo la conclusione della seconda data a Knebworth -3 e 4 giugno 2022: lì, con il suo parka davanti alla folla adorante a ripensare a quando su quel palco c’era stato con gli Oasis.

Forse neanche lui si sarebbe immaginato di ritornarci a distanza di ventisei anni, invece è successo.

Eppure solo otto anni fa Liam aveva toccato il fondo: il post Oasis per lui si era rivelato disastroso; i Beady Eye non avevano riscosso il successo sperato, e sul fronte personale stava affrontando il divorzio con sua moglie, Nicole Appleton.

Sembrava l’ennesimo epilogo della rockstar destinata a cadere nel dimenticatoio e vittima dei propri demoni, e invece durante una scorribanda alcolica a Dublino, Liam suonò in un pub un suo brano all’epoca non ancora pubblicato, Bold, e  come per magia il mondo si interessò di nuovo a lui.

Questo gli diede la carica per ricominciare, con la consapevolezza di non essere un songwriter di razza, perlomeno non uno di quelli capaci di scrivere una dozzina di pezzi da pubblicare in un album, ma di essere una fottuta rock and roll star.

Il rock and roll aveva bisogno di Liam e viceversa.

Non era cambiato “nulla”, anzi, sul palco aveva ritrovato le sue vecchie amiche di sempre: la carica dirompente e la voce, più arrogante ed impertinente che mai.

In questi otto anni Liam ha pubblicato tre album da solista: As You Were, Why Me, Why Not?  e C’mon you know, -uscito il 4 giugno di quest’anno- riempito i palchi di tutto il mondo e ritrovato il suo ruolo di centravanti del rock; le serate della scorsa settimana a Knebworth sono state la ciliegina sulla torta di una carriera da solista estremamente onesta: un fottuto rock and roll pieno di attitude e coerente con il suo “personaggio” e la sua storia.

Lo sa anche lui di non essere un rocker rivoluzionario alla David Bowie per intenderci, ed infatti non vuole esserlo, vuole solo essere lì, sui palchi ad “affrontare” con carisma e cattiveria il suo pubblico e stenderlo a suon di rock and roll, nient’altro.

C’è riuscito, ed adesso sta prendendo gli applausi che merita; così, prima di chiudere questo pezzo, me lo voglio ancora immaginare lì, in quella serata di Knebworth a pensare tra sé e sé: “Sono un’adorabile testa di c***o, ma provate voi a stare sul palco come lo faccio io. F***etevi, sono una rock and roll star”.