Anche i numeri uno possono imparare: la lettera di coach Dean Smith a Michael Jordan

“Ho sbagliato più di 9000 tiri, perso più di 300 partite. Per 27 volte mi è stata data la palla per prendere il tiro della vittoria e l’ho mancato. Volta dopo volta ho fallito. E per questo ho avuto successo.”

Michael Jordan

Cumberland Hospital di Brooklyn, New York. È il 17 febbraio 1963. La signora Deloris dà alla luce Michael Jeffrey Jordan.

Ovviamente ancora nessuno può sapere che quel bambino avrebbe riscritto la storia della pallacanestro mondiale.

Il suo impatto è stato tale che diventa quasi un obbligo dividerne la storia in prima e dopo Michael. In nessun altro sport di squadra un solo giocatore è riuscito, come MJ a diventare il simbolo indiscusso di un intero movimento.

Jordan ha vinto tutto quello che c’era da vincere, dall’oro olimpico con il Dream Team a Barcellona ’92 ai sei titoli con i Chicago Bulls, riempiendo ogni palazzetto di tifosi accorsi lì solo per vederlo giocare.

Chiuderà la carriera con sei titoli su sei finali disputate, tutte vinte senza mai arrivare a gara-7 e con una media di 33.6 punti, 6 rimbalzi e 6 assist in 35 partite, di cui 24 vinte.

Un fenomeno non solo sportivo, una storia travolgente che ha fatto la storia del basket.

Anche MJ ha avuto un maestro: Dean Smith. Non uno qualunque. Anzi, uno degli ultimi veri insegnanti di pallacanestro. Lo stesso Michael lo riconobbe quando il Santone di North Caroline passò a miglior vita, disse Jordan all’epoca: “Dopo i miei genitori, nessuno ha avuto più influenza sulla mia vita di Coach Dan Smith. E’ stato molto di più di un allenatore: il mio mentore, il mio secondo padre. C’è sempre stato per me nel momento del bisogno. Mi ha insegnato la pallacanestro e attraverso di essa la vita.”

Prima dell’inizio del suo nuovo anno di studi, Smith scrisse una lettera a MJ, reduce dal tiro che gli aveva regalato il primo titolo NCAA. Il tecnico era consapevole di quanto fosse forte l’allievo, ma sapeva che aveva ampi margini di miglioramento, avendo intravisto un potenziale unico in quel ragazzo con la canotta numero 23.

Datato 17 maggio 1983 lo scritto recita così:

“Caro Michael, ti scrivo una lista di cose sulle quali vorrei lavorassi per migliorarti quest’estate.
Ne abbiamo discusso nel mio ufficio l’ultima volta che ci siamo visti, ma ho creduto fosse meglio metterle per iscritto.

1. Tira sempre nello stesso modo, con la medesima traiettoria.
2. Adotta un rituale per i tiri liberi, estendi gli alluci e non portare il peso il peso del corpo all’indietro.
3. Nelle partitelle, cerca di fare il fair play. Lavora sul palleggio e cerca di avere più assist che palle perse.
4. Lavora sulle finte con la palla e i passaggi in area rapidi.
5. Lavora sulla partenza in contropiede dopo aver catturato il rimbalzo.
6. Continua a lavorare sul piede perno.
7. Difensivamente continua a fare quello che stai facendo e diventerai ancora più forte.
8. Non cercare sempre di rubare la palla, ma pensa a contenere il tuo avversario. Non riuscirai sempre a portargli via il pallone.

Michael se migliorerai in questi aspetti diventerai un giocatore ancora più forte e di conseguenza pure la squadra e avremo la chance di ripeterci come campioni fra un anno. Nei tuoi sogni ad occhi aperti pensa al successo in quel di Seattle!

Cordialmente, Dean Smith.”