Giulia Tofana: la signora del veleno che uccideva i mariti violenti

Giulia Tofana, nata a Palermo nel XVII secolo, è stata un’assassina seriale italiana. Viene spesso considerata una killer sui generis perché non uccise le vittime personalmente, ma fornì il veleno a donne che volevano uscire da matrimoni infelici.

L’infanzia

Nata in un quartiere poverissimo e rimasta orfana dopo che la madre fu giustiziata con l’accusa di aver ucciso il marito, Giulia Tofana cominciò a intrattenere relazioni con vari uomini per sopravvivere. Tra i suoi clienti c’era un frate speziale, che le fornì gli ingredienti per il veleno che Giulia aveva deciso di creare.
La miscela, conosciuta poi come “acqua tofana”, conteneva acqua, anidride arseniosa, limatura di piombo, limatura di antimonio e succo estratto dalle bacche della belladonna in quantità tuttora sconosciute. Il veleno ottenuto era insapore e inodore, quindi impossibile da rilevare, e richiedeva un’unica accortezza: somministrarlo un po’ al giorno, per causare febbre e vomito e far credere che la morte fosse naturale.

Questo commercio, destinato quasi esclusivamente a donne che si sentivano intrappolate in matrimoni sbagliati, la rese ricca a tal punto da poter lasciare il quartiere malfamato in cui viveva. I suoi traffici però rischiarono di essere scoperti, così Giulia Tofana accettò la proposta di uno dei suoi amanti, frate Girolamo, di seguirlo a Roma.

Alla volta di Roma

Qui prese alloggio a Trastevere e visse tranquillamente per un po’. Quando però un’amica si lamentò con lei degli abusi subiti dal marito, Giulia rispolverò la formula dell’acqua tofana e ricominciò a venderla.
Il traffico di veleno ebbe fine quando la contessa di Ceri, contravvenendo alle istruzioni ricevute vuotò tutta la boccetta di veleno nella zuppa del marito, che morì immediatamente. Questo scatenò i sospetti dei parenti e le indagini condussero presto a Giulia.

La donna, incarcerata e torturata, ammise di aver venduto, soprattutto a Roma durante la peste, veleno sufficiente ad uccidere 600 persone. Decine delle sue clienti furono condannate ad essere murate vive nel palazzo dell’inquisizione a Porta Cavalleggeri. Giulia venne giustiziata il 5 luglio 1659, a Campo de’ Fiori (o, secondo altre opinioni, riuscì a fuggire grazie al suo ricco e influente amante).

Il veleno che aveva creato tuttavia non morì con lei. Esso viene citato da Dumas ne Il conte di Montecristo e secondo diverse fonti Mozart era convinto che qualcuno stesse cercando di ucciderlo somministrandogli l’acqua tofana.

Articolo pubblicato originariamente su annamariapierdomenico.it e concesso ad Auralcrave per la ripubblicazione.