Tonic Immobility: il faticoso ritorno dei Tomahawk e la salute mentale di Mike Patton

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“Ho problemi esacerbati dalla pandemia che mi stanno mettendo alla prova in questo momento. Non sento di poter dare quello che dovrei a questo punto e non darò niente di meno del 100 per cento”.

Settembre 2021. A pronunciare queste parole è uno degli artisti emblemi tra i mondi del rock, del metal, del crossover e della classica contemporanea: Mike Patton.

“Mi dispiace dover dire che per problemi di salute mentale non posso continuare con i concerti attualmente in programma con i Faith No More e con Mr. Bungle”. 

Questo ha poi aggiunto Patton.

Saranno vari gli aspetti della vita di noi essere umani dove la pandemia da coronavirus definirà uno spartiacque tra un’era del prima ed una del dopo Covid. Anche la musica sarà tra questi. Ad esempio, due dei molteplici progetti musicali di Mike Patton ne sono attualmente colpiti in maniera diretta come confermato dalle stesse parole dell’artista.

Tra Mr. Bungle, Fantomas, Moonchild Trio, Dead Cross, Lovage, Mondo Cane, Faith No More Peeping Tom, tanto per elencare i progetti con Patton protagonista tra i più acclamati, ne esiste uno, però, che sembrerebbe aver trovato giovamento dalla situazione di impasse creata dalla pandemia. Ai più attenti, infatti, non sarà sfuggito che nell’elenco di cui sopra manca una superband da citare: i Tomahawk.

Dopo ben sette anni di inattività ed improduttività in termini di uscite discografiche, il 2021 è l’anno del ritorno alla ribalta del quartetto composto da Patton (cantante, tastierista), Denison (chitarra), Stainer (percussioni) e Dunn (basso). Il lavoro presentato dalla band è l’album intitolato Tonic Immobility che segue l’ultima fatica del 2014 intitolata invece Oddfellows.

Il ritrovato incontro delle incisioni strumentali dei quattro statunitensi, complice la pausa da lockdown causate dalla pandemia da Covid-19, sono state l’occasione perfetta per far ritrovare all’interno delle stesse stanze di registrazione i quattro musicisti in luoghi quali l’L429 Studios a Nashville, nel Tennessee, ed il Vulcan Studio a San Francisco, in California e far così riportare alla luce della musica che in parte era stata scritta tra un impegno professionale e lavorativo dei protagonisti nel corso degli anni precedenti.

In aggiunta, poi, quasi come il titolo dell’album tonic immobility suggerisce, cioè riferendosi a quegli istanti di temporanea inattività motoria causati da un fatto o avvenimento sconvolgente che può colpire un essere vivente, la genesi di questo lavoro può una volta di più essere associata all’atmosfera di un momento storico – come si diceva – collegato alla pandemia ed alle sue restrizioni nella vita di tutti i giorni.

L’analisi strettamente più musicale di Tonic Immbobility si incardina nei binari dei target alternative e progressive rock, portandosi un gradino al di sopra di Oddfellows dove pause ballad intervallate da rudi sfuriate proponevano una sequenza di tracce meno amalgamata e costante rispetto all’ultima uscita.

L’incipit di SHHH! riporta dunque i fan della band nel pianeta Tomahawk che tanto aspettavano. Qui la chitarra di Duane Denison viaggia tra pizzichi e ritmiche distorsivi accarezzando una perfetta pulizia esecutiva. Le successive Valentine Shine e Predators and Scavenger confermano la mai appassita armonia tra Denison ed il basso classic progressive di Trevor Dunn mentre l’aggiunta della voce di Patton porta a confezionare un risultato stilistico tra gli A Perfect Circle ed i Jane’s Addiction.

L’imprinting così marchiato traghetta verso Doomsday Fatigue: una prima pausa al rock ritmico precedente con le prime insofferenze di Patton così metaforicamente citate:

“We’re all fatigued

Got a birthing coach with a COVID smile
We labor alone today”

Tomahawk "Business Casual"

Si ritorna però, immediatamente dopo, al rock più distorto, come un grunge sussurrato, oscuro e miscelato all’hard rock della seguente Business Casual. Il brano fornirà una delle prove più solide di Patton in tutto l‘album proponendo così uno dei pezzi più rappresentativi della tracklist proposta grazie ad un’amalgama perfetta con la parte strumentale.

Tattoo Zero, diversamente dopo, è una curiosa miscela di progressive metal e post rock nonché una ricetta difficilmente da ritrovare in circolazione da altri artisti, una chicca davvero unica di stile.

Fatback e Howlie, che seguono, svettano con l’unico scopo di identificarsi ed eccellere quasi come se fossero suonati in competizione una contro l’altra. Le loro armi principali in questo duello sono il virtuosismo nella parte di assolo per la prima, arpeggi e ritmica distorta per la seconda.

Passando alla breve e riflessiva Eureka ed alla sua melodia urlata, i Tomahawk ricaricano le batterie per il grande doppio finale che attende la temporanea perdita cognitiva e motoria di Tonic Immobility.

Nella penultima Recoil si raggiunge infatti il massimo dell’orecchiabilità e della melodia dell’album il tutto intervallato da un rock veloce e super ballabile. Concludendo con Dog Eat Dog, infine, si completa il manifesto tutto Tomahawk del perfetto connubio tra progressive rock e progressive metal marchiando l’album non a caso con questo verso conclusivo:

“We are the Tomahawk and we approve this message”.

Il messaggio, invece, che rimane agli ascoltatori di Tonic Immobility è un altro: anche da qualcosa di negativo può scaturire e nascere, se lo si vuole, un qualcos’altro di positivo. Niente di nuovo, si sa, ma, difatti, la musica di quest’ultima fatica di Patton e soci non è nient’altro che arte di qualità pregevole.

Ore ed ore di doomsurfing di Mike Patton durante il lockdown da pandemia sono state paradossalmente manna dal cielo per chi attendeva da tempo il ritorno dei Tomahawk convincendolo ad abbandonare almeno temporaneamente quel lo stato di sovrappensiero ed a regalare così un album dalla qualità cristallina. Nonostante questa parentesi, purtroppo, la situazione psicofisica dell’artista sembrerebbe ancora risentire di effetti collaterali come indicato dallo stesso intaccando ancora una macchina da guerra come il frontman californiano.

Se i Tomahawk sono comunque usciti vincenti dalla pandemia di virus globale, Mike Patton, per adesso, non risulta ancora del tutto vincitore.

Quest’ultima condizione, sinceramente e musicalmente parlando, non è sostenibile ancora per molto. Patton è un personaggio troppo emblematico e vitale per poter accettare di pensarlo inattivo. Ad ogni modo saranno comunque in pochi coloro i quali pensano che Mike, munito della sua consueta energia, non la spunterà con successo anche questa stavolta.