Come scrivere una canzone secondo Bob Dylan

Dove e come trovo il tempo per scrivere? Dovunque e comunque. Mi vengono continuamente idee e motivi di canzoni e annoto subito le mie idee. Non le annoto su quaderni ma su fogli staccati, come i giornalisti.

Bob Dylan ha influenzato in maniera profonda e idelebile la cultura occidentale di fine ‘900.

All’inizio del 1961 abbandona la University of Minnesota e si trasferisce a New York deciso a incontrare il suo idolo Woody Guthrie e a raccoglierne il testimone. Muove i primi passi come performer e si rivela un infallibile segugio nel fiutare “l’aria di rivoluzione”. Le risposte che i giovani stanno cercando soffiano nel vento e Dylan sa coglierle al volo per poi immortalarle in canzoni che condensano il fenomeno culturale e dell’ epoca. In breve tempo il giovane folksinger diventa il portavoce di un’ intera generazione e i suoi versi risuonano durante le marce, giungendo fino a Washington, dove il 28 agosto 1963 si fondono con il sogno di Marter Luter King. Di lì a poco, però sugli Stati Uniti, piomba l’ incubo dell’ assassinio di J.F. Kennedy e Bob Dylan prende le distanze dall’ impegno politico, rifiutando il ruolo di portavoce.

Non cominciai a scrivere poesie finché non ebbi terminato il liceo. Avevo diciott’anni o giù di lì quando scoprii Ginsberg, Gary Snyder, Phillip Whalen, Frank O’Hara e gli altri. Poi risalii indietro nel tempo, e cominciai a leggere i francesi, Rimbaud e Francois Villon

Nel giro di due anni da inizio ad una nuova forma di rivolta, ribaltando i canoni del FolK e del Rock con la performance elettrica del Newport Folk Festival (1965) e con la pubblicazionde del singolo Like a Rolling Stones. E’ il momento di massima creatività, che culmina nel selvaggio suono al mercurio del doppio album Blonde On Blonde. Dopo circa due anni di assenza dalle scene a causa di un incidente motociclistico, il menestrello si prepara a sconvolgere anche gli anni 70; scrive Knockin On Heaven’s Door per il film di Sam Peckinpah “Pat Garrett e Billy The Kid”, dove compare anche come attore, confeziona i capolavori Blood On The Tracks e Desire e da vita a grandi concerti.

Negli anni 80 arriva la svolta religiosa e la conversione al Cristianesimo sfocia in una trilogia di album a tema ( Slow Train Coming, Saved, Shot of Love).

I semi della rinascita musicale vengono piantati in Oh Mercy realizzato in collaborazione con Daniel Lanois, lo stesso produttore di Time Out of Mind, l’ album che traghetterà la reincarnazione del Blues del menestrello nel nuovo millennio.

Nella sua carriera ha cantato per Giovanni Paolo II e per Barack Obama.

Il suo iperattivismo lo tiene costantemente impegnato dal vivo, così come non mancano le incursioni cinematografiche, opere letterarie e anche mostre dei suoi quadri e disegni.

ll 13 ottobre 2016 gli è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura.

Il breve testo riportato di seguito è tratto dalla sua autobiografia Chronicless – Volume 1, pubblicata nell’ottobre 2004 in USA e spiega perfettamente cosa sono le canzoni per Bob Dylan.

“Non so esattamente quando mi venne in mente di scrivere canzoni. Anche volendo dare un’idea di come io vedevo il mondo, non sarei stato capace di venir fuori con niente di lontanamente paragonabile ai versi delle canzoni folk che cantavo. Sono cose che accadono per gradi. Non ci si sveglia un bel giorno con il bisogno di scrivere canzoni, specialmente se si canta già, se ne hanno molte in repertorio e ogni giorno se ne imparano di nuove. Può darsi che capiti di convetire qualcosa che esiste già in qualcosa che non esiste ancora. Forse è questo l’ inizio. Succede che uno vuole fare le cose a modo suo, vuole vedere con i suoi occhi quello che si nasconde dietro la cortina di nebbia. Non sono le canzoni a venire da te a farsi invitare a casa. Non è così facile. Bisogna scirvere canzoni che escano dalla norma. Bisogna riferire le stranezze che capitano e che si vedono. E’ necessario conoscere e capire qualcosa, ma anche andare oltre i particolari. La fredda precisione che gli autori tradizionali riuscivano a mettere nelle loro canzoni non era cosa da poco. A volte si sente una canzone che fa fare un balzo in avanti alla mente. Qualcosa di simile succede nel modo di vedre le cose. Non ho mai diviso le canzoni in “belle” o “brutte”, le ho solo considerate come tipi diversi di belle canzoni. Ce ne ssono alcuni che riportano fedelmente i fatti della vita.”

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