Carla Fracci, la stella danzante che ha conquistato il mondo

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“In tanti mi hanno chiesto come ci si sente a essere un mito. Ma i miei che erano dei lavoratori, padre tranviere, madre operaia mi hanno insegnato che il successo si deve guadagnare. E io ho lavorato, lavorato, lavorato…” raccontava di sé Carla Fracci e aggiungeva: “Sono cresciuta tra i contadini, nelle campagne vicino Cremona, libera, tra molti affetti e necessità concrete. E proprio lì, ben piantate nella terra, ci sono le mie radici”.

Il Teatro alla Scala ha annunciato con commozione la notizia della scomparsa di Carla Fracci, aveva 84 anni, avvenuta nella sua casa di Milano il 27 maggio. La causa della morte è riconducibile ad un tumore che l’aveva colpita già da tempo. Lascia il marito, il regista teatrale Beppe Menegatti (classe 1929) che conobbe alla Scala, il figlio Francesco e i due nipoti Giovanni e Ariele.

Il Teatro alla Scala, la città di Milano e il mondo della danza perdono una figura storica, leggendaria, che ha dato un contribuito fondamentale al prestigio della cultura italiana nel mondo. Leggiadra e solida, dolce e tenace, Carla Fracci è stata una delle più grandi artiste della danza internazionale. Un mito del balletto. Eugenio Montale la definì: “L’eterna fanciulla danzante”.

Carla Fracci nasce a Milano nel 1936 in quella città che sarà teatro del suo debutto alla danza e alla vita. Figlia di Luigi tranviere e Santina operaia varca le porte della scuola di ballo del Teatro alla Scala quando ha solo dieci anni. Nonostante appaia esile e fragile la dolcezza del suo viso convince la commissione a credere in lei. Una bambina destinata a diventare una étoile internazionale della danza. A dodici anni è già una comparsa in La bella addormentata con Margot Fonteyn. L’incontro ravvicinato con la grande ballerina le fa capire che i sacrifici, lo studio e la disciplina possono produrre poesia. Nel 1954 consegue il diploma e nel 1955 debutta nella Cenerentola alla Scala. Nel 1958, a ventidue anni, viene promossa prima ballerina. Una vita bella e una carriera fruttuosa con un susseguirsi di ruoli – una delicatissima e struggente Giselle – e apparizioni nei teatri più prestigiosi di tutto il mondo: il Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet, il Royal Swedish Ballet e, dal 1967, artista ospite dell’American Ballet Theatre. Tuttavia il Teatro alla Scala resta centrale nel corso del suo lungo percorso artistico. Nel 1981 il New York Times la definerà prima ballerina assoluta. Tantissimi principi del balletto hanno calcato il palcoscenico insieme a Carla Fracci: da Erik Bruhn a Gheorghe Iancu, da Mikhail Baryshnikov a Rudolf Nureyev. A proposito di quest’ultimo ha raccontato: “Ballare con Rudolf era una sfida. Carattere difficile. Eccentrico e competitivo. Ma di grandissima generosità. Era inammissibile per lui che nel lavoro non ci si impegnasse. E per guadagnarsi la sua stima, bisognava essere più forti e uscirne vittoriosi”. 

Carla Fracci: "La morte del cigno"

Il ricordo del mondo della danza e dello spettacolo per Carla Fracci è stato particolarmente sentito. “Buon viaggio Carla. Grazie per aver ispirato generazioni di ballerini e ballerine, per aver portato la danza italiana ai vertici della danza mondiale, e averla fatta entrare nelle case e nei cuori di milioni di italiani che mai si sarebbero avvicinati a quest’arte. Grazie per la dedizione, la passione, gli insegnamenti. Ci mancherai….” ha scritto l’étoile Roberto Bolle.

“Il ricordo più bello al suo fianco è in palcoscenico, dove mi diceva di essere sempre me stessa. Solo così avrei potuto esprimere l’amore per la danza. È stata un esempio per tutti noi ballerini. Ha brillato in tutto il mondo come icona italiana. Continuerò a dirigere il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma pensando a lei” ha raccontato Eleonora Abbagnato, direttrice del Teatro dell’Opera di Roma.

“Carla era l‘artista alla quale, come molte ballerine della mia generazione, ho guardato come a un’ispirazione. Il destino ha voluto che proprio ora mi trovi a interpretare per la prima volta il ruolo di Winnie ne L’Heure Exquise, che Maurice Béjart aveva creato per lei. Ne abbiamo parlato insieme nei mesi scorsi, lei era felice di questa scelta e io entusiasta di ridare vita a questo lavoro che sarebbe andato perso. Dedicarle questo spettacolo è il mio grazie emozionato a un’artista indimenticabile” sono state le parole espresse con grande cordoglio dalla talentuosa danzatrice Alessandra Ferri.

Il sopraggiungere del Covid-19 ha colto del tutto impreparata l’umanità intera. Le conseguenze causate dalla pandemia sono state devastanti per il mondo della cultura e, il circuito danza non ha fatto eccezione. A tal proposito in un’intervista televisiva di inizio anno Carla Fracci ha puntualizzato: “Bisogna aiutare il balletto. La danza è arte pura per cui bisognerà sostenerla e non smaltellare le compagnie di danza nei teatri. Bisogna valorizzare e non far morire la danza. Questo è un messaggio importante perché il futuro è dei giovani”.

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